“Sì” in chiesa: tiene, ma non al Nord

Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%) ma al Nord quello civile, nel 2011, prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quelli celebrati davanti all'altare.

19/12/2012
Matrimoni civili a Milano (foto Fotogramma). In copertina: un matrimonio religioso (foto Corbis).
Matrimoni civili a Milano (foto Fotogramma). In copertina: un matrimonio religioso (foto Corbis).

Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa in Italia (60,2%) ma nelle regioni del Nord quello civile nel 2011 ha compiuto il sorpasso e prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quello celebrato in chiesa. Lo afferma l'annuario statistico dell'Istat. Le nozze davanti a un sacerdote dunque tengono sebbene registrino un calo numerico: erano 138.000 nel 2010, sono state 126.000 l'anno scorso. Rimangono maggioranza al Sud (dove registrano il 76%), pareggiano al Centro, perdono terreno nelle aree settentrionali del Paese. A livello internazionale, l’Italia si conferma ancora come uno dei Paesi con la nuzialità più bassa (3,6 matrimoni per mille abitanti).

«Il matrimonio non è uno stato civile ma un ideale di vita», ha osservato monsignor Renzo Bonetti, presidente della Fondazione “Famiglia dono grande”, parlando con l'agenzia Sir.  Commentando i dati diffusi dall’Istat, monsignor Bonetti ha affermato che «la crisi del matrimonio è un riflesso della crisi antropologica e culturale della nostra società» nella quale «si è perduta la capacità di vivere in pienezza l’umano, anche nelle fatiche e nelle prove».

Monsignor Renzo Bonetti
Monsignor Renzo Bonetti

La crisi del matrimonio religioso chiama in causa anche «la qualità della fede». Il matrimonio, prosegue, è «d’importanza vitale per l’intera società; occorre pertanto far crescere coppie in grado di metterne in luce la bellezza. Servono coppie formate a mostrare e a testimoniare il matrimonio come un ideale di vita da perseguire». In questo «la Chiesa ha una parola che dovrebbe essere recuperata: il matrimonio è sacramento, e per questo sugli sposi viene effuso lo Spirito Santo che li rende capaci di amarsi come Cristo ci ama».

«Il matrimonio è un mistero, un dono, una missione grande», ha proseguito monsignor Bonetti. «Solo facendone scoprire la ricchezza gli sposi avranno il desiderio d’impegnarvisi». Monsingor Bonetti ha detto di pensare a una riformulazione dei corsi prematrimoniali. «Oggi - dice - proponiamo ai fidanzati di arrivare alle nozze preparati, anche con la presenza di avvocati che ne spieghino gli aspetti giuridici, ma non presentiamo il matrimonio come un ideale». Per il sacerdote sarebbe invece più importante «la presenza di coppie-guida, sia nella fase del fidanzamento, sia con compiti di accompagnamento durante la vita matrimoniale».

Di qui la necessità di formarle. «Quando una coppia è formata al sacramento delle nozze e lo vive in pieno - ha concluso monsignor Bonetti -, è inevitabile la passione per aiutare altre coppie a crescere nella coscienza del dono ricevuto». Proprio di questo si occupa la Fondazione “Famiglia dono grande”, perseguendo finalità di solidarietà sociale nel campo della promozione, dell’aiuto, del sostegno e della valorizzazione culturale della famiglia. 

Alberto Chiara
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Postato da Danilo46 il 20/12/2012 19:08

Ne prendo atto. La preparazione al matrimonio deve essere improntata richiamando maggiormente il senso di responsabilità che mi sembra sia posta piuttosto ai margini dell'evento. Mi danno da pensare, ad esempio, coppie che, durante il viaggio di nozze, telefonano ai parenti per cercare un avvocato per la separazione. Non conosco le statistiche vere. Mi da l'impressione però che la diminuzione dei matrimoni religiosi sia dovuta soprattutto perché uno dei contraenti è divorziato. O no?

Postato da brunoi il 20/12/2012 16:12

c'é chi ha fatto notare che la scelta del matrimonio civile non dipende soltanto dalla progressiva secolarizzazione,ma anche da altri fattori come la concentrazione al nord di gran parte dell'emigrazione che porta spesso al matrimonio civile.Inoltre non va' sottovalutato che gran parte dei secondi matrimoni non possono essere celebrati con rito religioso in quanto contratti tra persone divorziate. Entrev,non metta sempre di mezzo il potere del Vaticano. Nelle Chiese protestanti i giovani sono molto piu' assenti che nella Chiesa cattolica.

Postato da santrev il 19/12/2012 17:47

Come sempre si pensa che per coinvolgere i giovani si debbano fare grandi manovre. La gerarchia della chiesa non ha ancora capito che deve calarsi e convivere con i giovani se vuole che i giovani siano coinvolti nel messaggio. Non serve a nulla organizzare un mega evento a Madrid per la gioventù o un meeting di Rimini. Fintanto ché la gerarchia della chiesa si ammuffisce dentro i palazzoni vaticani ad interessarsi di questioni economiche, gran parte della gioventù seguirà altre vie. Oggi sento parlare del coinvolgimento attraverso altre coppie-guida che siano di esempio. Cinquant'anni fa durante il concilio si era deciso di coinvolgere maggiormente i laici in molte questioni e questa sarebbe stata probabilmente una di quelle. Ma la maggioranza della gerarchia di allora, che rispecchia fedelmente quella di oggi, temeva di perdere il potere.... Oltretutto la presenza di sacerdoti nelle parrocchie oggi si fa sempre più allarmante, ma da quel che si vede, in Vaticano tutto tace! Vorrei sapere quante coppie giovani tra quelle che non si sono sposate in chiesa, sono state avvicinate da mons. Bonetti per cercare di capirne almeno le motivazioni. L'associazione "Famiglia dono grande" spero abbia successo, anche se personalmente ne dubito assai!

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Stefano Pasta

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