27/01/2011
Albert Camus all'epoca del suo soggiorno a Le Chambon sur Lignon.
A Gerusalemme, nell'immenso giardino che circonda il Memoriale dello Yad Vashem,
due alberi fanno ombra a una piccola stele. Su di questa, due nomi: André e
Magda Trocmé. Bisogna fare un salto indietro nella storia, fino alla Francia del maresciallo Pétain
e del giogo nazista, per capire a chi appartengono. E per quale ragione Israele ha deciso di onorarli.
A Parigi, in via Nélaton,
a due passi dalla Tour Eiffel e dalle sue code di turisti, non c'é molto a
ricordare che qui, nel luglio del 1942, c'era il Vélodrome d'Hiver e che qui, i
gendarmi di Vichy raggrupparono e detennero per giorni, in condizioni disumane,
7000 Ebrei dei quasi 13.000 arrestati in quella sola estate. Lo Stato francese
in quegli anni fu estremamente zelante nell'applicare alla lettera la politica
antisemita nazista e partecipò a fianco della Gestapo a numerosi massacri e
arresti di massa, fra i quali il più conosciuto, generatore di non pochi
imbarazzi per la Francia repubblicana, fu la cosiddetta "rafle du Vel d'Hiv". Se
numerose famiglie ebree sfuggirono a questo supplizio, lo si deve anche agli
abitanti di un villaggio della Francia profonda, Le Chambon sur Lignon,
dipartimento dell'Alta Loira, Alvernia.
Insieme al paesino olandese di
Nieuwlande, Le Chambon é l'unico caso al mondo in cui una collettività intera
sia stata insignita del titolo di "Giusto fra le nazioni", un onore solitamente
destinato dallo Stato di Israele a singoli individui che nel corso della guerra
si contraddistinsero per aver messo in pericolo la propria vita e quella dei
propri famigliari aiutando membri della comunità ebraica a sfuggire alle
persecuzioni. Caso più unico che raro, a Le Chambon sur Lignon, tutto il paese,
sotto la guida del pastore André Trocmé e della moglie Magda Grilli, di origine
fiorentina, si organizzò per nascondere e dare rifugio a centinaia di bambini e
di famiglie provenienti da tutta la Francia e dall'Europa intera.
Contravvenire ai regolamenti di Vichy era estremamente pericoloso. Ne seppe
qualcosa Daniel Trocmé, fratello del pastore, che sorpreso ad aiutare dei
bambini ebrei nella fuga, fu deportato nel campo di concentramento di Majdanek,
vicino a Lublino, in Polonia, e non tornò più. Questo fatto terribile non
scoraggiò gli uomini e le donne di Le Chambon, che continuarono a mettere a
punto stratagemmi per proteggere gli Ebrei. Quando giungevano "in visita" le
pattuglie della Gestapo, gli abitanti del paese li ingannavano in questo modo:
alcuni ragazzi di guardia segnalavano l'arrivo dei nemici, i rifugiati andavano
cosí a nascondersi nei boschi. Una volta scampato il pericolo, dei contadini si
recavano a loro volta nel bosco fingendo di cercar legna da ardere. Cantavano
quindi in coro una certa canzone che stava per segnale di via libera.
I
cittadini di Le Chambon si unirono a gruppi di Resistenti francesi nel
coordinamento di un'efficiente rete di protezione per gli Ebrei, che copriva
gran parte del territorio nazionale e possedeva antenne anche oltre confine.
C'era Madeleine Dreyfus, a Lione, che si diede da fare per inviare numerosi
bimbi a Le Chambon; c'era Charles Guillon, ex sindaco del villaggio, che aiutava
la rete da Ginevra; c'era, a Marsiglia, l'italiana Hermine Orsi che sottrasse
quarantacinque ragazzini alle mani della Gestapo facendoli viaggiare fino a Le
Chambon sotto la protezione del "Service André", gruppo d'azione contro la
deportazione messo in piedi dal maquis Joseph Bass.
Nel dicembre del 1942, a
Chambon arrivò poi un ragazzino particolarmente arguto, Oscar Rowoski, ebreo
tedesco di diciannove anni. Oscar aveva come incarico quello di fabbricare
documenti falsi per l'espatrio delle famiglie ebree, attività in cui si
dimostrò eccellente. Il ragazzo nascondeva i suoi "manufatti" nelle arnie delle
api di un contadino, il quale provvedeva in seguito a distribuire le false carte
d'identità a chi di dovere. Inutile dire che nessun gendarme andò mai a ficcare
il naso negli alveari. Rowoski aveva inoltre perfezionato un sistema di allerta
telefonico per la regione, al fine di prevenire le incursioni della Gestapo. La
complicità di Marthe Ruissier, controllore delle Poste e Telegrafi del distretto
di Le Chambon, fu fondamentale.
In quei giorni del 1942 e della "rafle du
Vélodrome d'Hiver", Le Chambon ospitava fra gli altri uno scrittore celebre:
Albert Camus. Era arrivato qui dall'Algeria, per rimettersi da un attacco di
tubercolosi. Proprio qui, nella "Maison du Panelier", l'autore finí di scrivere
Le malentendu, Il Malinteso, una tragedia che racconta di una madre e una figlia
che assassinarono un uomo prima di scoprire che quest'ultimo era
rispettivamente, loro figlio e fratello. Non lo avevano riconosciuto. In
quell'anno, in Francia, furono in molti ad uccidere o a consegnare nelle mani
degli assassini il proprio fratello, il proprio vicino di casa, il proprio amico
di ieri. Non lo riconoscevano più. Non qui, non a Chambon sur Lignon, dove tutti
seppero sempre, talvolta pagando il prezzo più alto, chiamare l'ingiustizia col
proprio nome.
Eva Morletto