17/09/2010
Prove dell'Orchestra Esagramma di Milano.
Lucia, 37 anni, mostra il suo violino con
entusiasmo e una punta di orgoglio.
«Sono molto contenta del mio strumento
», esclama, mentre si prepara
per le prove orchestrali. L’occasione della prova
è il concerto dell’8 settembre sulle Terrazze
del Duomo di Milano, nell’ambito della rassegna
ViviDuomo. Alla domanda se sia emozionata,
lei sorride e alza il pollice come a dire è
tutto ok. E poi c’è Silvia, 33 anni, occhi celesti
e capelli biondi, violoncellista e una delle veterane
dell’orchestra. «Silvia ha cominciato
a suonare nel 1987, quando Esagramma ancora
non esisteva e organizzavamo solo i laboratori
musicali», racconta Licia Sbattella,
direttore scientifico di Esagramma e, fino al
2008, direttore dell’orchestra. «Ha seguito le
lezioni per alcuni anni, ha atteso con pazienza
e, quando è nata l’orchestra Esagramma, è
tornata e ha ripreso l’attività musicale».
Psicoterapeuta e bioingegnere, docente al
Politecnico di Milano, al fianco di monsignor
Pier Angelo Sequeri, teologo e musicista, la
Sbattella è stata una delle anime del Centro di
formazione di musicoterapia di Milano Esagramma,
Onlus che sviluppa programmi terapeutici
per ragazzini e adulti affetti da varie forme
di disabilità psichiche, ma anche di disagio
sociale e familiare, attraverso la musicoterapia
orchestrale. Oltre all’attività terapeutica c’è
quella formativa: Esagramma svolge corsi e seminari
per formare musicisti, medici, psicopedagogisti
in altre città e parti d’Italia.
«Gli allievi sono per la maggior parte bambini
e ragazzi, ma stiamo avviando anche percorsi
con adulti. I corsi di base durano tre anni,
al secondo i ragazzi scelgono da soli lo strumento
che sentono più congeniale. Ma non
perdono il contatto con gli altri strumenti,
per conservare una certa flessibilità. In seguito
ci si può iscrivere ai corsi di perfezionamento
con la possibilità di entrare nell’orchestra
stabile: al momento abbiamo due gruppi di orchestrali,
in tutto 45 elementi».
La maggior parte degli allievi arriva da
Milano e dintorni, «ma alcuni anni fa abbiamo
avuto una ragazza, Maria, che giungeva
da Rimini, tutte le settimane prendeva il
treno con il papà o la mamma per venire
qui. Adesso fa parte di una compagnia di
danza». I musicisti disabili sono accompagnati
da una ventina di professionisti. «Le
prime voci sono le loro, ma i nostri ragazzi
spesso eseguono parti da soli».
L’orchestra sinfonica Esagramma è un
esempio unico in Europa. Nel 2003 si è esibita
al Parlamento europeo di Bruxelles, nel
2007 all’Agorà dei giovani a Loreto. «Alcuni
dei nostri ragazzi parlano a malapena. Ma
suonare in un’orchestra per loro significa
esporsi e conquistare sicurezza, sentirsi
parte di un intreccio polifonico, ascoltare la
propria voce e modularla ascoltando quella
degli altri, imparare a concentrarsi e a gestire
le proprie emozioni, perché una sinfonia è
un mondo complesso dove il proprio modo
di essere va modulato con quello degli altri».
La cosa più difficile, spiega il direttore d’orchestra
Marco Volpi, è far amalgamare voci
così diverse fra loro. «Ma quando la musica
comincia è solo la sinfonia a emergere, ci si
dimentica di tutte le differenze».
Ultimi accordi, un po’ di chiacchiere. E le
prove cominciano. Lucia, in seconda fila fra i
violini, ora è tutta seria e compunta. Silvia
per questa occasione ha lasciato il violoncello
e accompagna gli orchestrali con il triangolo.
La musica prende il via, con le note di una
splendida Ave Maria di Arcadelt rielaborata
da monsignor Sequeri.
Alcuni la stanno imparando adesso e fanno
un po’ di fatica, altri provano a eseguire
qualche nota, con l’aiuto dei professionisti
accanto a loro. Tutti concentrati, attenti, in attesa
che arrivi il loro momento, pronti a far
sentire la loro voce. E finché la musica non finisce,
sul quel palcoscenico di fiati e violini,
arpe e percussioni c’è solo sinfonia. E le differenze
non esistono più.
Giulia Cerqueti