Donizetti non fa il miracolo

Fischi a Bergamo per "Poliuto", a causa di un allestimento nel complesso mediocre. Peccato, perché le recenti persecuzioni ai cristiani hanno dato nuova attualità all'opera...

20/09/2010
Una scena di "Poliuto" andato in scena al festival di Bergamo.
Una scena di "Poliuto" andato in scena al festival di Bergamo.

Poliuto, cinquantottesima opera di Donizetti, è un titolo che solo marginalmente fa parte della cosiddetta “rinascita” donizettiano. Infatti non è mai scomparso del tutto dalla pratica teatrale del Novecento. In secondo luogo il suo ritorno sulle scene avviene in coincidenza con una rinnovata persecuzione dei cristiani, non già come ai tempi di Poliuto, magistrato romano sotto l’impero di Valeriano, ma nei paesi dove oggi prospera il fondamentalismo islamico.

D’altra parte non poche furono le traversie cui andò incontro Poliuto a causa della censura napoletana, che nel 1838 ne ostacolò la rappresentazione (avvenuta soltanto nel 1848, ad autore defunto!). Donizetti si persuase quindi a preparare una versione più ampia per l’Opéra di Parigi, dove infatti lo spartito andò in scena nel 1840.

Al Bergamo nusica festival Poliuto, vittima di un allestimento insensato, ha avuto l’esito che ci si poteva attendere da un cast complessivamente mediocre. Il solo Gregory Kunde, protagonista nobilmente affaticato, ha tentato, con il maestro Marcello Rota – fieramente contestato assieme al soprano Marrocu e al regista Marco Spada – di tenere in piedi la baracca. Purtroppo, spiace dirlo, un’opera bella come Poliuto meritava trattamento migliore.

Giorgio Gualerzi
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