24/06/2010
Irene Fornaciari.
Il sodalizio tra i Nomadi e Irene Fornaciari è uno di quei rari momenti in cui gli artisti dimenticano il loro “ego dominante” e conferma quella solidarietà che il gruppo più “antico” della nostra musica pratica a trecentosessanta gradi: aiutano i nativi dell’Amazzonia, portano derrate alle popolazioni delle zone più povere dell’India, continuano a collaborare con il Dalai Lama. In questo caso la solidarietà può apparire più futile, ma non è così: se Irene non avesse avuto il talento che ha, nonostante l’amicizia con il padre, l’incontro non si sarebbe mai concretizzato.
- Irene, che ne dici dei tuoi nuovi “tutor”?
“Tutor tu dici. Beppe e compagni sono amici veri, di quelli che, quando ri va di lusso, incontri una sola volta nelle vita. E ogni volta che sto con loro imparo qualcosa che non è solo tecnica musicale, ma umanità, culto dell’amicizia. Comunque ancora mi emoziono come al momento del debutto”
- Me lo racconti?
“ Cantavo nel coro della scuola per una serata di beneficenza e c’era anche papà. Lui, senza avvisarmi, mi chiama al suo fianco e mi dice: dai , aiutami con la tua voce, che cosa hai preparato? Conosco bene le canzoni dei Queen e tra me penso, speriamo che lui non le conosca. Figurati. E così, ancora una volta è confermato il detto: le colpe dei padri ricadono sui figli…”.
Irene è nata a Marina di Pietrasanta la vigilia di Natale del 1983. E' una ragazzona alta un metro e settantasette senza tacchi, ma mi sembra che, dall’ultima volta che l’ho vista, sia ancora più alta. Glielo dico. “Macchè cresciuta, se mai mi sono allargata!". Ci ride sopra e continua: "Del resto faccio il lavoro che sognavo, sono fidanzata felicemente e mi piace mangiare. Però non so cucinare”.
Il fidanzato è anche lui musicista, si chiama Roberto Tiranti e tra poco pubblicherà, come cantante, il suo primo album. Irene invece con quello uscito da poco, che prende il titolo dal suo nome, pubblica il terzo album, dopo Vertigini in fiore e Vintage Baby e comprende anche le due canzoni presentate agli ultimi Festival, Mastichi aria e Il mondo piange scritta per lei da Damiano Dattoli, l’autore di Io vagabondo, un cult dei Nomadi.
- Su quella canzone i cronisti hanno scherzato e qualcuno ha anche commentato che il mondo piangeva perché avevi le scarpe strette e quindi sei venuta in scena scalza.
“Quello è successo un attimo prima di uscire, i tacchi mi davano un senso di vertigine e allora ho buttato le scarpe tra le quinte…Con Il mondo piange volevo esprimere il punto di vista di una ragazza che sente, o spera, che attorno a sé c’è amore, e che il mondo, proprio grazie all’amore, trovi le motivazioni per migliorare”.
- Una novantina di serate per i Nomadi, un bel po’ anche per Irene, in più i concerti in comune.
“Poi ogni tanto papà mi chiede di accompagnarlo come corista. Così mentre tutti alla domanda “cosa fai quest’estate? Rispondono “vado al mare, o in montagna”, io dico che canto. E, per fortuna non canto da sola!”.
Gigi Vesigna
Beppe Carletti.
“Tutto è cominciato da una telefonata di Zucchero che mi chiedeva di vedermi: ci siamo incontrati a Reggio Emilia ed è lì che mi ha chiesto se ci sarebbe piaciuta l’idea di accompagnare la figlia Irene al Festival. Così, quando è arrivato il provino di Il mondo piange, l‘abbiamo ascoltata tutti insieme- noi Nomadi facciamo sempre così quando dobbiamo fare una scelta musicale - c’è subito piaciuta e quindi abbiamo dato l’OK: saremmo tornati al Festival, cosa che senza quell’occasione non ci sarebbe nemmeno passata per la testa. Poi abbiamo incontrato Irene e lei ha manifestato così entusiasticamente la sua gioia, la sua gratitudine per la nostra decisione ed è nata una “cotta” artistica.
Lei è una ragazza semplice, piena di entusiasmo, con tanta voglia di far bene e noi ci siamo sentiti motivati e lusingati, perché lei non era la solita “raccomandata” ma una giovane cantante con una voce importante e con tanta gavetta alle spalle. L’incontro è stato fortunato, siamo andati in finale e ci siamo trovati, unico gruppo “navigato”, tra tanti giovani emergenti. Così, dopo quella entusiasmante esperienza la nostra collaborazione sta continuando e abbiamo chiesto a Irene di accompagnarci come ospite in alcuni nostri concerti. E abbiamo visto giusto perché lei ha già dimostrato grande umanità, tanta simpatia e una professionalità da veterana. Il pubblico apprezza e “sente” tutto questo e così adesso lei fa parte della nostra scuderia anche per quel che riguarda la programmazione dei suoi concerti da solista. Insomma la consideriamo una vera Nomade in tutti i sensi. Disponibile con tutti e sempre piena di entusiasmo: buon sangue non mente!”
Beppe Carletti