Mai più senza Litfiba

Ghigo Renzulli e Piero Pelù sono i Litfiba.

«Evviva!!! Finalmente torna la bella musica!!!». Questo è uno dei numerosissimi commenti pubblicati dai fan per commentare su Internet il ritorno di quella che è stata una delle più importanti band del panorama musicale italiano, i Litfiba. Ghigo Renzulli e Piero Pelù, che ora si chiedono come sia stato possibile vivere “separati in musica” una decina di anni, dopo il pretour di rodaggio che li ha convinti a tornare insieme ammettono: «Non ce l’aspettavamo, poi è andata tanto bene che continueremo a far concerti per tutta l’estate».
 
E così sul palco sale la classica formazione: voce, chitarra, basso, tastiere e batteria. «Un concerto, anzi uno show, che si propone di portare nelle piazze e negli stadi tutta quell’energia che si crea in un club rock, con il rapporto diretto tra pubblico e musicisti, dove platea e palcoscenico si fondono in un’unica “scossa”». Piero Pelù, toscano doc (è nato a Firenze il 10 febbraio 1962), ha vissuto da “solista separato” giorni spesso felici, ma sempre con il ricordo di quell’avventura che lo avevano accompagnato dall’inizio degli anni Ottanta sino alla soglia del Terzo millennio.
 
Il successo non l’aveva mai abbandonato e quando, nel 1999, già solista, aveva inciso con Lorenzo Jovanotti e Ligabue Il mio nome è mai più, una canzone contro la guerra, il disco era andato a ruba, 500 mila copie vendute. Ma il divorzio pesava: «Nella storia della musica non c’è stata separazione più dannosa, è stato come separare la forma dalla sostanza », commenta ora Piero. E confessa: «Ho mia vita e poi mi seccava parecchio restare il miglior cantante rock del secolo scorso...». Pelù ha scavalcato il vecchio secolo portando con sé nel Terzo millennio la sua straordinaria presenza scenica, ma adesso è tornato a essere “quello dei Litfiba”. «Ho vissuto sempre con frenesia ma da qualche tempo a questa parte, e mi dispiace per Celentano, sono convinto che anche la lentezza è rock!».

Sposato, con tre figlie, Greta, Linda e Zoe, è molto presente nella loro vita e vicino ai loro problemi di piccole donne. Nel 2007 è stato direttore artistico dell’Estate Fiorentina ed è tifosissimo della squadra viola. «Spesso mi chiedono se il mio cognome ha origini sarde. Non so, ma se è così mi va bene. Il mio babbo, comunque, è di Massa, dove tutti sono juventini e persino la squadra locale ha la maglia a strisce bianconere». Ascoltando Stato libero di Litfiba, quel che meraviglia è come Ghigo e compagni (sono nel gruppo anche Daniele “Barny” Bagni, Pino Fidanza e Federico – “Sago” – Sagona) amalgamano il suono imperioso di sempre con quello delle nuove canzoni firmate, come prima, Pelù e Renzulli. «Il Sole nero è quello che ci aspetta e non fa complimenti. È figlio delle radiazioni, delle televisioni, delle dosi di veleno della mia città dove il dio-cervello è pieno o vuoto a metà». E, per restare nel mondo di oggi, in Barcollo alcuni versi recitano: «Pesce grosso mangia pesce piccolo. È la catena che alimenta la fame. Sono lo schiavo in evoluzione, prima mi chiamavi terrone già».