15/01/2012
Carlo Fruttero (a destra) con Franco Lucentini (foto Ansa).
E adesso chi glielo dice alla Donna della domenica che
l'americanista Bonetto è andato in paradiso? Lui e tutta la Torino passata e
passata alla storia anche in quelle pagine di giallo ironico e lieve, come
sempre era la scrittura di Fruttero e Lucentini: dove il Balùn poteva essere il
centro del mondo e dove si poteva ridere alle lacrime quando l'americanista
suddetto si peritava di tradurre nell'improbabile inglese dust-catcher,
l'impareggiabile piemontese ciapapùer, alla lettera "acchiappapolvere", "soprammobile",
colto nella sua ontologica inutilità.
Se ne va Fruttero, a 85 anni, dopo 10 di
"vedovanza" letteraria da Franco Lucentini, e 6 di scrittura solitaria.
Ci mancherà, ma non è difficile immaginare la perfetta letizia di quelle
quattro mani, felicemente unite in letteratura come poche volte accade, che si
ricongiungono tra le nuvole: di nuovo Fruttero&Lucentini, tutta una parola,
come sono stati per una vita, anzi per due vite, e saranno per sempre.
Con Lucentini che, come diceva Fruttero in un
ricordo recente "voleva tutto sotto controllo dall'inizio". E Fruttero,
invece, che voleva stupirsi. Il romanzo nasceva dal compromesso cui arrivavano:
ciascuno scriveva il suo pezzetto e poi si correggevano a vicenda, tante volte,
finché quel canovaccio trovava pace, opportunamente organico e insieme capace
di stupire, in un romanzo finito.
Come
Fruttero e Lucentini da stasera ritrovano pace nella schermaglia di un romanzo
che comincia. Un romanzo infinito, lieve e capace di sorriso.