Unioni civili? Interessano a pochi

I dati Istat sulle unioni civili svelano una realtà per molti sorprendente. Sono soprattutto al Nord e al Centro.

27/07/2012
(foto Corbis).
(foto Corbis).

Il primo dei  cosiddetti registri comunali delle unioni civili è stato aperto ad  Empoli (primo comune in Italia che con due successive delibere ha predisposto un regolamento comunale sulle unioni civili). La maggior parte delle delibere comunali istitutive di questi registri  è stata approvata nel Nord e Centro Italia, mentre solo di recente i Comuni del Sud hanno votato o presentato proposte in tal senso.

Molte di queste delibere, del resto, non hanno  avuto alcun seguito a causa della mancata istituzione del registro di queste stesse unioni o dell’annullamento da parte dei comitati regionali di controllo delle relative deliberazioni comunali. Una situazione che pare mettere a fuoco un sostanziale disinteresse nei confronti di questi registri. E’ scarsissimo infatti il numero delle coppie che si sono iscritte nei registri comunali esistenti.

 


Secondo i più recenti (2008) dati Istat sono oltre 820mila le unioni libere (nel '93 erano 227mila) più che triplicate in 15 anni.  Negli ultimi 15 anni sono passate dall’1,6% al 5,5% delle coppie. Di queste 820mila, 462mila sono coppie di celibi e nubili, mentre 358mila sono coppie conviventi con precedenti esperienze matrimoniali. Mentre nel '93 solo un terzo delle coppie di fatto era costituito da celibi e nubili, nel 2008 sono oltre la metà.

Gran parte delle coppie di fatto sono in realtà convivenze prematrimoniali. Il 33% dei primi matrimoni è preceduto da una convivenza. Il 70% degli altri matrimoni (sercondo, terzo..) sono preceduti da convivenza.  Nel Nord-Est e nel Centro Italia tale fenomeno riguarda il 50% delle coppie, nel Nord-Ovest il 40% e l'11,9% al Sud. Soprattutto nel Centro-Nord anche i matrimoni religiosi sono fortemente toccati da questa pratica: si arriva al 45,7% dei matrimoni religiosi nel Nord-Est.

Sino 1.200 le famiglie i cui conviventi appartengono allo stesso sesso che non necessariamente hanno legami affettivo-sessuali ma che comprendono, ad esempio, coppie di donne anziane o di studenti fuori sede.

 

Al contrario delle legislazioni di altri Paesi l’esperienza giuridica italiana vede per ora riconosciuta alla famiglia di fatto, per via giurisprudenziale, una limitata efficacia in alcuni settori specifici, come nella materia della locazione, o in ambito tributario e assistenziale.

Renata Maderna
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Postato da giogo il 29/07/2012 18:30

Ma se" interessano a pochi" perchè tanto ostruzionismo?? MA!!! Saluti

Postato da Franco Salis il 28/07/2012 20:12

“Il primo dei cosiddetti registri comunali delle unioni civili è stato aperto ad Empoli (primo comune in Italia che con due successive delibere ha predisposto un regolamento comunale sulle unioni civili”. Basta questa affermazione contradditoria di per sé per dimostrare la inutilità di una legge in merito. Chi se ne serve sta accettando un “regolamento”. Allora non è più libero, stando alla loro logica. Anche il mancato riferimento all’art. 29 è ininfluente, sia perché anche un articolo della costituzione può essere cambiato, seguendo determinate procedure, sia per il dibattito in corso in cui si delegittima il termine “naturale” a favore di quello “storico”. Questo per affermare che siamo in campo culturale. La cultura non è qualcosa che si possa imporre per decreto o per legge. In ogni caso vanno tutelati i diritti afferenti alla persona in quanto preesistenti allo stato (sempre, non solo quando fa comodo alle proprie convinzioni).Quindi là dove un determinato diritto rimane scoperto bisogna opportunamente legiferare a copertura. Se lo stato ha già dato una risposta ai diritti della persona, non vedo perché si debba ulteriormente legiferare. E’ stato più volte ribadito che in caso di scopertura gli interessati possono rivolgersi al diritto privato. La assenza di successione per esempio può essere integrata con atto notarile, ed è assurda la messa in discussione della parte “legittima” che vale anche nel matrimonio. E così via per tutti i diritti confusamente avanzati dai sedicenti portatori di diritti vilipesi. Ne consegue che in verità non si vuole legittimare un qualcosa che manca ma delegittimare qualcosa che c’è: il matrimonio, sia esso civile che religioso o concordatario. Ne consegue che la questione non è di natura di diritto, ma ideologica e se vogliamo infantile: io voglio quello che mi pare. Con questa pretesa non si costruisce uno stato coeso e finalizzato al bene comune, ma al soddisfacimento esclusivo dei propri interessi, che non portano alla felicità neppure individuale, come dimostrano il numero di suicidi più elevato in quegli stati in cui sono assicurati. Ciò significa che per raggiungere se non la felicità, almeno la serenità l’uomo ha bisogno dell’altro perché anche l’altro ha qualcosa da offrire. Mi piace riportare un passo che trovo interessante di un saggio di Johan Galtung " Che cosa è una cultura di pace e quali sono gli ostacoli” che potete trovare in spagnolo in rete: Secondo la mia esperienza ogni cultura ha una sorta di regalo per una cultura globale di pace (seguono alcuni esempi di espressioni culturale dell’occidente e dell’oriente). Se non lo si trova a primo esame, bisogna impegnarsi in un continuo scavo per trovarlo. Aggiunge una considerazione sui Giochi Olimpici che avrebbero dovuto essere portatori di pace, ma purtroppo l’eccessiva competitività impedisce il raggiungimento del fine, che invece può essere raggiunta col dialogo e con la conoscenza reciproca. Non spiego ulteriormente le incongruenze della chiesa se no ,brunoi, povero me! Ciao

Postato da masperi.umberto@yahoo.it il 28/07/2012 17:21

Registro delle "unioni " ... "civili", qui a Milano da ieri : "famiglia anagrafica". L'isola che non c'è, quindi la favola che fa sì che ci sia ciò che non c'è. Unione che c'è, fintanto che lo si vuole. Registro? bene, primo passo verso i "diritti", magari aver un posto ... un sussidio ... una precedenza ... nei confronti di chi ha pronunciato (anzi:giurato) il suo sì davanti ad un sindaco o ad un sacerdote, o rabbino, o iman o .... Ho detto "diritti", ma NESSUNO mi ha detto "doveri". Quali doveri comporta la registrazione dei propri nomi su quel registro. Qualcuno mi può informare? ( domani, come ex docente, proporrò il "registro studenti" ... magari poi col diritto al titolo di studio senza studiare o sostenere esami. ). Ma QUALCUNO mi ha preceduto, andando in ALBANIA. Ripeto:l'isola che non c'è, ma che ci fanno credere che ci sia ( perennemente bambini che non cresceranno più).

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