03/05/2010
L'esperimento di Newvastle è stato annunciato dalla rivista Nature (foto Ansa).
Un nuovo tipo umano, un embrione generato attraverso la tecnica della fecondazione in vitro utilizzando il Dna di due madri e di un padre. Questa sembra essere la nuova e inquietante frontiera della bioetica sperimentata dall'Università di Newcastle e annunciata in un servizio dalla rivista scientifica americana Nature. La nuova tecnica, mettendo da parte ogni rilievo di tipo antropologico e bioetico, aiuterebbe a prevenire le malattie ereditarie originate da problemi mitocondriali.
La tecnica è, come dice un comunicato del Centro di Ateneo di Bioetica dell'Università Cattolica di Roma, "quella del trasferimento del nucleo dell’ovocita di una donna in quello di un’altra il cui DNA mitocondriale è sano, insieme al DNA del gamete maschile".
La nota del Centro, diretto dal professor Pessina, stigmatizza questo tipo di esperimenti che non mascherano altro che una vera e propria tendenza eugenetica, una sorta di programmazione "à la carte" dell'uomo attraverso le tecniche di fecondazione per la creazione di sempre "nuovi cocktails genetici".
E conclude con una domanda inquietante: "Stiamo di fatto minando le fondamenta, faticosamente guadagnate, dell’idea di un uomo come soggetto che non può essere né prodotto né fabbricato. La fabbrica della salute in futuro annovererà gli uomini tra i nuovi prodotti controllati?".
Stefano Stimamiglio