01/04/2011
Il presidente delle Acli Andrea Olivero
«Non distinguere ma anzi tenere insieme gli ambiti vitali dell'uomo di oggi: famiglia, festa e lavoro». E' stato Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari nonché direttore del Centro internazionale studi famiglia(Cisf), ad aprire i lavori questa mattina all'auditorium don Giacomo Alberione di Milano. Un seminario di aggiornamento di una mattinata per tutti gli operatori della comunicazione del Gruppo San Paolo (che vanta nel suo carnet, fra le altre, Famiglia Cristiana, Jesus, le Edizioni San Paolo, Telenova e Radio Marconi) in preparazione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie dal titolo "La Famiglia, il lavoro e la festa" in programma nel maggio 2012.
Andrea Olivero, presidente delle Acli, e Alessandra Servidori, Consigliera nazionale di parità del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, hanno presentato, secondo il loro particolare punto di vista, la situazione del lavoro in Italia e sua la possibile conciliazione con gli impegni della famiglia.
Olivero ha rimarcato la presenza di tre paradossi nel nostro Paese: la mancanza di lavoro (un terzo dei giovani oggi è ufficialmente disoccupato), la mancanza di forza lavoro (nel decennio 2010-2020 saranno necessari 2 milioni di stranieri per mantenere in vita la nostra struttura economica) e l'incapacità del lavoro, anche dove c'è, a dare dignità all'uomo (un fenomeno recente: precarietà e salari bassi). Il lavoro, poi, è ormai incapace di connotare socialmente la persona. E' necessario, dunque, ripensare al salario come a una "giusta paga" in senso soggettivo, cioè secondo i personali carichi familiari e di cura di ciascuno, ma anche aumentare la sicurezza nei posti di lavoro e favorire la conciliazione lavoro-famiglia. Temi per troppo tempo disattesi da tutti.
«La parola d'ordine», secondo Olivero, «è quella di "corresponsabilità" tra imprenditori e lavoratori, anche in riferimento alle numerose imprese familiari italiane, per le quali è necessario aumentare il collegamento vitale con il territorio in cui operano». Insomma, la parola magica del futuro - secondo il presidente delle Acli - è "relazionalità" all'interno del mondo del lavoro e tra questo e il territorio, istituzioni pubbliche comprese.
«Il mondo del lavoro non è un mondo senza speranza», ha concluso, «e lo vediamo dai molti giovani che danni segni di voler essere partecipi, responsabili nei confronti della società». La risposta che la società deve dare al mondo del lavoro e ai giovani, in buona sostanza, è nei termini di una maggiore dignità del lavoro.
Stefano Stimamiglio