Dalla ricerca Cisf La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia oggi in Italia presentata recentemente in occasione dell'uscita del documento della Commissione Episcopale per la famiglia e la vita Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia, emerge che i protagonisti del cammino di accompagnamento sono Il parroco e la coppia, dove la coppia c’è per doni di grazia e titoli di esperienza. «E’ fondamentale la presenza e la testimonianza di chi vive nella carne il matrimonio – sottolineano Tommaso e Giulia Cioncolini che affiancano don Paolo Gentili nella Pastorale nazionale della famiglia - «Il matrimonio è una specifica vocazione dalla quale gli sposi traggono la loro missione nella Chiesa e nella società. Noi abbiamo 32 anni e siamo sposati da 5. Siamo di due regioni diverse ma abbiamo deciso di fare il corso prematrimoniale nella parrocchia che poi ci avrebbe accolto come comunità. Abbiamo fatto il corso fidanzati ed è stato per noi l’occasione per affrontare tematiche non più individualmente ma in coppia; per sperimentare il senso della Chiesa che cura le coppie che stanno per diventare famiglia. Oggi a nostra volta affianchiamo coppie che fanno il percorso; un’occasione per mettere in gioco per primi noi stessi e per scoprire quanto bisogno c’è di essere accolti e riscoprire il volto di Cristo pregando insieme o riscoprendo la bellezza del matrimonio attraverso la testimonianza. La cosa che colpisce di più i fidanzati è vedere che in parrocchia è come sentirsi a casa. Toccare con mano che la Chiesa è una famiglia di famiglie che ha a cuore il loro percorso». Un aspetto forte del documento è che le giovani generazioni debbano vivere un cammino graduale e che il vero soggetto di accompagnamento è la comunità come spiegano i due sposi: «Bisogna valorizzare il tempo del fidanzamento che non è solo l’esperienza di due giovani ma interroga e coinvolge tutta la comunità. Chiamata a contribuire a che il loro cammino sia lineare. La comunità li sorregge e trae linfa e freschezza proprio da loro capaci di cogliere con maggior profondità le sfumature di questo tempo». Questo documento porta l’impronta del Concilio Vaticano II, la certezza che l’evangelizzazione in futuro dipende in gran parte dalla Chiesa domestica: «Come il concilio suscitò partecipazione ed entusiasmo della Chiesa a tutti i livelli, così deve fare questo documento che affronta la più grande frattura di oggi: il messaggio distorto che si dà sull’amore umano promuovendo legami fragili. La Chiesa non giudica le fragilità ma le abbraccia e afferma che si vince la sfida solo se il legame è forte. Il miglior servizio che possono fare i coniugi, la loro evangelizzazione, è testimoniare ogni giorno di saper amare come ha fatto Cristo, dando la vita. Amare di un amore che si apre agli altri e non si chiude nella quattro mura di casa».
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