14/01/2013
Sono stati poco più di tremila i bambini stranieri adottati da coppie italiane nel 2012. I numeri delle adozioni internazionali, resi noti dalla consueta anteprima della relazione statistica della Commissione Adozioni Internazionali (www.commissioneadozioni.it), tratteggiano una fase di calo di oltre il 20% rispetto al “biennio d’oro” 2010-2011, in cui i minori adottati giunti nel nostro paese avevano superato il tetto delle 4mila unità.
E’ un calo piuttosto consistente «ma non è una crisi, perché se lo fosse vedremmo una diminuzione generalizzata dei numeri in tutti i Paesi», spiega a Famiglia Cristiana la vicepresidente della Commissione Adozioni internazionali, Daniela Bacchetta. Nel corso del 2012 la Commissione ha rilasciato l’autorizzazione all’ingresso in Italia per 3.106 (-22,8% rispetto al 2011) bambini provenienti da 55 Paesi, adottati da 2.469 (-21,7%) famiglie residenti in Italia.
«Tale flessione è dovuta principalmente al rallentamento delle attività constatato in alcuni Paesi esteri», prosegue la vicepresidente. «Mi riferisco ad alcune riduzioni limitate, ma comunque significative, di paesi come l’Ungheria, la Lituania, la Lettonia, che hanno rafforzato le politiche interne di sostegno alle famiglie e alle adozioni nazionali, alzando così il livello di tutela dei minori». Poi ci sono stati grossi cali, che davvero hanno inciso nell’ordine di centinaia di adozioni in meno, in alcuni Paesi importanti, su tutti la Colombia. «Ha vissuto un anno difficile: le autorità colombiane hanno dovuto fronteggiare un movimento interno di opinione che ostracizza l’adozione internazionale, a causa di alcuni casi difficili, che comunque non hanno riguardato il nostro paese», spiega. «La conseguenza è stata un inasprimento delle procedure, con la necessità di riesaminare circa 1.300 casi di adottabilità di minori. Tutto questo ha rallentato le adozioni sia nazionali che internazionali».
Poi c’è la Bielorussia, che sta finendo di evadere gli elenchi relativi a oltre 500 famiglie in attesa di adottare; il Vietnam, l’India e la Polonia che hanno affrontato importanti cambi normativi, modifiche di procedure o riorganizzazione dell’amministrazione e hanno così sospeso o fortemente rallentato le procedure di adozione. A fronte di tutto questo, «abbiamo constatato una sostanziale tenuta delle adozioni nella Federazione Russa, che resta il primo paese di provenienza con 749 minori adottati», dice la Bacchetta, «oltre a incrementi nelle adozioni in Cina, Burkina Faso, Cile e Repubblica Democratica del Congo».
L’Italia delle adozioni rallenta «ma riesce a fronteggiare una frenata che rappresenta un trend globale», avverte. «Non dimentichiamo che il primo paese nel mondo per adozioni, gli Stati Uniti, è passato da oltre 23mila minori accolti negli anni 2004-2005 ai 9.130 di quest’anno».
Sul fronte interno, quello della propensione ad adottare delle coppie italiane, la statistica dei decreti d’idoneità arriverà a febbraio, con la pubblicazione del report integrale. «Il numero dei decreti d’idoneità relativi al 2012 è comunque basso, questo lo posso anticipare, in parte per una ragione tecnica: quando la coppia riceve l’idoneità ha un anno di tempo per dare mandato a un ente per l’adozione internazionale. La nostra contabilizzazione registra quel passaggio, pertanto molte coppie hanno l’idoneità ma non hanno ancora scelto l’ente autorizzato per completare il percorso. C’è sicuramente una diminuzione della disponibilità ad adottare che è dovuta a diversi fattori, come la crisi economica. Ma ci sono anche degli elementi estremamente positivi: abbiamo constatato che c’è sempre meno “dispersione” di coppie che rinunciano all’adozione in itinere. In passato, circa il 35% dei coniugi già dichiarati idonei non si affidavano ad alcun ente e non davano seguito alla procedura. Oggi quella forbice si è ridotta al minimo, significa che le famiglie arrivano all’adozione molto più preparate e consapevoli».
L’anno che si apre, conclude la vicepresidente Bacchetta, continuerà «facendo il massimo sia sul canale multilaterale, con i paesi partner della Convenzione Aja, sia su quello degli accordi bilaterali con i Paesi non ratificanti». Uno degli impegni più importanti della Commissione, in questo momento, «è un imponente lavoro sui costi delle adozioni, necessario ma complesso, perché coinvolge la fase all’estero delle procedure d’azione e i rapporti con i Paesi stranieri coinvolti».
Benedetta Verrini