Padova, quel video shock

"Scene di questo tipo accadono ogni giorno", commenta Fulvio Scaparro, fondatore di GeA, "in questo momento molti bambini stanno subendo lo stesso dramma".

11/10/2012


Trasmesso on line da numerosi quotidiani il video (andato in onda nel corso del programma Chi l'ha visto?) del bambino portato via davanti alla scuola per essere consegnato al padre, in seguito a un'ordinanza del tribunale, è un pugno nello stomaco. I poliziotti lo trascinano via, lo caricano in macchina a forza. Il piccolo, di soli 10 anni, piange, cerca di divincolarsi, i parenti materni insultano la polizia e riprendono tutto col cellulare. Uno spettacolo orribile in cui nessuno fa una bella figura. Ma che per Fulvio Scaparro, psicoterapeuta, direttore scientifico dell'Associazione GeA - Genitori Ancòra, -  purtroppo non è una novità.


«Io mi meraviglio della meraviglia di chi resta sconvolto da questo video. Chi come me conosce la situazione di molte separazioni altamente conflittuali e delle guerre familiari che ne scaturiscono, sa benissimo che in questo momento numerosi altri bambini stanno subendo lo stesso trattamento».

- Non è quindi un fatto eccezionale?


«No. Non lo è affatto. Io sono scandalizzato perché mentre stiamo parlando nel nostro Paese ci sono bambini che se non sono trascinati per la strada vivono comunque in pieno marasma di una guerra. Il grande pubblico non sa o non vuole parlarne e io credo si debba prendere spunto da questo video per dire che non è un'eccezione: le immagini del bambino tirato da una parte e dall'altra sembrano quasi uno spot per fare vedere cosa significa la separazione in stato di guerra».

- Ma è giusto che i media approfittino di queste scene agghiaccianti?

«I media devono proteggere il bambino all'interno del video ma, in questo caso le terribili immagini  - di cui si potrebbe discutere a lungo sulla loro correttezza e se è giusto girarle o diffonderle -  secondo me hanno ora un solo merito: richiamano l'attenzione su questa tragedia. Ogni tanto, come dicevano gli antichi, gli scandali sono necessari. Io quindi pongo l'attenzione sul fatto che purtroppo situazioni di questo genere sono frequenti ma passano inosservate e le conoscono soltanto coloro che le stanno vivendo, gli addetti ai lavori, gli avvocati, i magistrati e le forze dell'ordine».


- Che immagine esce dei poliziotti che compiono questo tipo di di intervento?


«So per certo che le forze dell'ordine non provano piacere nel compiere questi interventi. E' altamente disturbante essere i protagonisti di simili scene. Sono anche loro madri e padri. Purtroppo, a volte, vengono mandarti quando è stato provato tutto. In altri casi, invece, ed è la cosa migliore, le forze dell'ordine hanno formato del personale specializzato, senza divisa né camionette, che svolgono questo lavoro nella forma meno clamorosa possibile. La modalità del video fa diventare "brutto spettacolo" una situazione che già di per sé è orribile: quella delle lotte accanite e dei rancori tra genitori».

- Che danni subisce un bambino che ha vissuto questa esperienza?

«Scene violente come quelle del video molti bambini le vivono anche senza la presenza dei carabinieri o della polizia. Ne ho sentite tante di bambini coinvolti in vere e proprie lotte fisiche tra i genitori a feste e comunioni... In un clima avvelenato e violento il bambino soffe e subisce gravi danni pischici e fisici. Con la separazione e il divorzio deve esserci lo sforzo di entrambi i genitori a evitare la guerra. L'angoscia più grande per il bambino è assistere a queste violenze verbali e fisiche. Sono situazioni insostenibili».

- Chi può contribuire perché ciò avvenga?


  «Possimo sicuramente dire che i poliziotti si potevano risparmiare questa azione ma aggiungiamo però che qualcuno li ha autorizzati. Il problema è che c'è un clima davvero poco collaborativo tra le persone che si occupano dei conflitti familiari. Bisogna pacificare il percorso della separazione. Il legislatore deve mettere i magistrati nella condizione di evitare e non tollerare questa excalation di conflitti e far sì che si possa cercare la via più semplice per arrivare ad accordi equi. Anche gli avvocati devono dare il loro contributo per pacificare i conflitti. La pace è l'interesse principale di ogni bambino per crescere sano e sereno».






Orsola Vetri
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Postato da giogo il 18/10/2012 17:15

Martinporres...ma quei poliziotti sono "all'altezza del compito" loro affidatole??...ho seri dubbi!!Saluti

Postato da martinporres il 12/10/2012 15:16

Piena, totale e convinta solidarietà alle forze dell'ordine. Questi genitori non all'altezza del compito come si rapportano con le istituzioni?

Postato da Celso Vassalini il 12/10/2012 14:45

Vedere un bambino braccato dalla Polizia, caricato a forza su una macchina mentre cerca di scappare, davanti ai suoi compagni di scuola, è agghiacciante. Ma il Preside di quella scuola, non dovrebbe tutelare che questi provvedimenti in quella struttura non succedano e che i ragazzi sono in quell’ambito sotto la sua totale inviolabile tutela e responsabilità? Penso che in una scuola possa solo entrare il 118. O altro solo se il Preside autorizza. E’ il patrimonio del futuro..!!!! Ma come si può arrivare a questo risultato applicando una legge dello Stato? Come può l’interesse del minore passare attraverso un simile strazio? Se un Giudice ha ordinato l’allontanamento di un bambino dalla sua casa, ciò è avvenuto sulla base della valutazione di gravi comportamenti tenuti dalla madre e dell’accertamento che questa ha ostacolato i rapporti fra il bambino e il padre. Generalmente si arriva a questo risultato dopo che una serie misure meno severe sono state disattese. Il problema non nasce dunque dall’ordine del Giudice, ma dalla modalità della sua esecuzione. La responsabilità per quanto accaduto non è neppure degli agenti che si sono trovati a fronteggiare una situazione ingestibile. Anche se il comportamento di quell’ispettrice andrebbe immediatamente allontanata e licenziata, dopo quanto sentito dalle sue gravi-naziste affermazioni verso la cittadina “lei non è nessuno”. Sono gravissime che un ispettrice abbia una cultura del massimo disprezzo verso i cittadini. Il suo lavoro è in primis tutelarci. E’ meno grave un colpo di pistola. Il dramma vissuto da questo bambino pone invece sotto gli occhi di tutti una grave lacuna legislativa: il nostro diritto di famiglia non si occupa dell’esecuzione dei provvedimenti relativi alla potestà dei genitori. L’esecuzione – anche forzata – degli ordini che riguardano la vita dei bambini è affidata alle regole generali previste dal codice di procedura civile, come se i bambini fossero delle cose, una merce da consegnare. In Italia non esiste un’autorità, un’agenzia territoriale specializzata, incaricata di verificare l’attuazione dei provvedimenti del giudice relativi ai minori e di garantirne con mezzi adeguati l’esecuzione in caso di conflitto fra i genitori. Il Giudice è invece solo. Quel bambino doveva essere seguito da psicologi e assistenti sociali preparati a fronteggiare queste situazioni, preparati a spiegarli che, per il suo bene, dovrà passare un po’ di tempo lontano da casa. Possiamo immaginare come si sarebbero comportati deglim operatori qualificati. Avrebbero parlato con gli insegnanti e il Preside e avrebbero cercato il loro sostegno. Poi avrebbero detto al bambino che la mamma è buona e gli vuole bene e anche il papà è buono; il problema è che litigano per stare più tempo con lui è sbagliato – perché qualche volta anche i genitori sbagliano! – ma prsto tutto tornerà a posto. Gli psicologi avrebbero potuto riferire al Giudice le reazioni del bambino; il Giudice avrebbe così potuto modulare il suo provvedimento alla luce della relazione degli psicologi. Questo accade negli Stati con i quali siamo abituati a confrontarci per livelli di civiltà. Invece da noi si mandano i poliziotti con i lampeggianti. Una vecchia leggenda ebriaca dice che il Signore aveva provato a far reggere il mondo da una giustizia ferrea, perfetta. Però il mondo non stava in piedi, e il Signore dovette aggiungervi una misura di eccezione alla regola, che Egli chiamò bontà gratuita, invitandoci ad usarla, di tanto in tanto. A volte costa molto cara, questa pietà trasgressiva che confligge con la legge. Ma alla fine ripaga sempre. Celso Vassalini

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