19/07/2010
Padre Giordano Muraro
Prendendo spunto dalla legge approvata lo scorso 14 luglio in via definitiva dal Senato argentino sul matrimonio gay pubblichiamo il parere del teologo, padre Giordano Muraro.
Le persone hanno diritto di creare tra loro i rapporti che meglio credono. Ma altro è creare un rapporto, altro è chiedere che questo rapporto abbia un riconoscimento giuridico pubblico, con eventuali diritti. In Argentina hanno dato riconoscimento come matrimonio al rapporto tra persone omosessuali. Invece di contestare questo riconoscimento giuridico, proviamo invece a chiederci perché è stato concesso. Perché vivono insieme? Allora bisognerebbe riconoscere la status di matrimonio con relativi diritti a tutti quelli che per qualunque motivo vivono insieme. Perché sono legati da un legame affettivo? Allora tutte le persone che si vogliono bene potrebbero avanzare la richiesta di uno status giuridico di natura matrimoniale. Perché si prendono cura l'uno dell’altro? Allora tutti quelli che tra loro fanno un patto di mutua assistenza dovrebbero avere gli stessi diritti di coloro che si sposano.
Perché vivono come marito e moglie? Questa è forse la vera domanda: se vivono come marito e moglie, perché non riconoscere a queste persone lo status giuridico di matrimonio e anche di famiglia? Non è questa un'ingiusta discriminazione? Lo sarebbe se il rapporto omosessuale fosse simile al rapporto eterosessuale. Ma non è così. Il rapporto omosessuale, anche quando è un rapporto stabile tra persone che si vogliono bene e si prendono cura l'uno dell'altro, dista dal rapporto eterosessuale quanto il cielo dista dalla terra.
Possiamo capirlo mettendo a confronto questi due tipi di relazione. Nel rapporto eterosessuale di tipo coniugale troviamo un uomo e una donna che sono presi dal reciproco fascino, e decidono di legarsi in un rapporto di vita fedele "finché morte non ci separi". Ma lo fanno in un modo originale che è dato proprio dalla eterosessualità. Perché la diversità sessuale non si esaurisce in una semplice diversità fisica, ma è un mondo di umanità diverso, che è la premessa e la causa di una storia di vita che non troviamo nella coppia omosessuale.
Anzitutto perché ognuno dei due riversa sull'altro non solo la ricchezza che nasce dalla semplice diversità personale, ma quella diversità che nasce dalla maschilità e dalla femminilità. L'uomo nel rapporto con la sua donna sviluppa quella dimensione di vita femminile che è presente nella sua natura, e la stessa cosa avviene per la donna nella sua relazione quotidiana con il suo uomo. Imparano a vedere e a vivere le stesse esperienze con gusto e sensibilità diversi e così arricchiscono la vita di entrambi e dello stesso rapporto.
Ma soprattutto perché la maschilità e la femminilità unite in comunione di vita fanno sorgere il desiderio di effondere la propria vita nella vita del figlio, e sono strutturate in modo da potere realizzare questo loro desiderio. La storia del rapporto eterosessuale non si ferma qui, ma si prolunga nell'allevamento-educazione del figlio, il quale crea una situazione nuova di vita nell'uomo e nella donna che, da sposi, diventano genitori e danno origine ad una rete estesa di profonde e intense relazioni parentali. I genitori degli sposi diventano nonni; i fratelli, le sorelle e i loro figli, si legano in rapporto di parentela che sono normalmente il fondamento di un'attenzione e cura reciproca negli anni. Così nella società nascono gruppi naturali di mutuo aiuto che educano le persone all'attenzione all'altro ed esportano all'esterno questo senso di solidarietà che si esprime nelle diverse forme di volontariato.
La prima personalizzazione e la prima socializzazione avviene tra le pareti domestiche ed è un servizio che la coppia eterosessuale fa alla società, e che la società purtroppo non prende sufficientemente in considerazione e non sostiene con adeguate politiche familiari. Così l'amore coniugale eterosessuale diventa una sorgente di vita non solo per l'uomo e per la donna che si legano in quel rapporto, ma per i figli, per la parentela, per la stessa società.
Nella coppia omosessuale ci può essere un rapporto di affetto e di cura reciproca. Ma tutto si esaurisce in uno stato di benessere e di gratificazione che chiudono le due persone nel rapporto stesso, senza dare origine ad una storia che si allarga come beneficio a tutta la società.
Ora, la società in forza della giustizia distributiva deve concedere ai suoi cittadini diritti e benefici in proporzione dei benefici che da essi riceve. Non c'è nulla di più ingiusto che dare le stesse cose ai diversi. Per questo non troviamo nella coppia omosessuale un fondamento sufficiente per avanzare la richiesta di un pubblico riconoscimento giuridico del loro rapporto, e tanto meno di un riconoscimento giuridico di tipo matrimoniale.
Aggiungiamo a tutto questo anche una riflessione cristiana. Anche in questo caso dobbiamo distinguere tra proposta di vita e di salvezza per le persone omosessuali e riconoscimento giuridico pubblico delle loro richieste. Se consideriamo il fatto da un punto di vista oggettivo dobbiamo dire che le persone omosessuali non valorizzano pienamente il piano di Dio sulla sua creatura. Infatti, Dio ha creato l'essere umano in due versioni, maschile e femminile, perché ci fosse più presenza del volto di Dio nell'universo e perché ci fosse più vita. La coppia omosessuale non valorizza questa opera di Dio. Non prende in considerazione e non vive (per sé e per la comunità) quella ricchezza di vita che è racchiusa in questa diversità e nella relazione che da essa nasce. Priva se stessa e la società dei benefici che sono legati a questo progetto di Dio. E così, quando l'uomo conferisce un riconoscimento giuridico al rapporto omosessuale, diventa oggettivamente connivente di questa mancata valorizzazione del progetto di Dio.
Giordano Muraro