05/04/2013
Ancora un aggiornamento sulla complicata vicenda delle cure a base di cellule staminali secondo il metodo Stamina Foundation. Il Ministero della Salute aveva deciso di varare delle nuove regole sulle cosiddette “cure compassionevoli”, ovvero quelle terapie sperimentali in fase avanzata che non sono ancora approvate dagli organi competenti e da prescriversi caso per caso. Il decreto era stato approvato daI Consiglio dei Ministri ma il Senato è però intervenuto in questi giorni votando a favore dello stralcio di una norma precisa, quella che demandava ad un successivo e separato regolamento ministeriale la disciplina per l'utilizzo delle terapie avanzate.
La motivazione è stata che deve essere il Parlamento ad occuparsi di una materia tanto delicata come quella delle terapie avanzate con le cellule staminali. Il decreto legge Balduzzi, dunque, tornerà alla commissione speciale che ne modificherà il testo.
Questa decisione ha accolto il favore di molte delle famiglie coinvolte, a cominciare da quella di Sofia, la bimba di tre anni e mezzo di Firenze affetta da una malattia neurodegenerativa, che aveva dovuto in un primo momento interrompere il trattamento.
«Ritengo un fatto positivo lo stralcio di quella previsione che demandava la disciplina della materia ad un separato regolamento ministeriale. Chiarito che rimane la norma che consente a chi ha iniziato i trattamenti, come per esempio Sofia e altri bambini, di continuarli», è stato il commento di Giuseppe Conte, legale dei genitori della piccola Sofia.
«Lo stralcio deliberato dal Senato è di buon auspicio affinché una materia così complessa e che coinvolge i valori fondamentali della persona, sia disciplinata con legge e non con regolamento ministeriale. Una legge approvata dal Parlamento consentirà un più trasparente confronto ed esame di tutti gli interessi in gioco».
Nell’ultima settimana, il Tribunale di Trento aveva dato il via libera alle cure con le cellule staminali ad un’altra bambina, Desireè, tre anni, affetta da atrofia muscolare spinale (Sma). Agli Ospedali Riuniti di Brescia è stato, infatti, ordinato di sottoporre la piccola paziente al protocollo Stamina ed anche per questo caso si era mobilitata l’opinione pubblica.
Ma le decisioni dei giudici interpellati dopo la sospensione delle cure da molti pazienti non sono state uniformi. Ad esempio, il sì alle cure con staminali ma soltanto in uno dei 13 centri autorizzati dall'Aifa e non presso gli Spedali Civili di Brescia con il metodo Stamina Foundation è arrivato dal Tribunale di Catania a seguito della richiesta presentata dalla moglie di Giuseppe Marletta, 44 anni, entrato in coma nel 2010 in seguito all'asportazione di due punti di sutura applicati dopo l'estrazione della radice di un dente. La signora, Irene Sampognaro, ha commentato: «E' una sentenza beffa perché da una parte dice sì alla cura, ma non a quella sperimentale che è l'unica che può salvare mio marito. Mi sento discriminata dato che la decisione è giunta dallo stesso Tribunale che ha permesso le cure con stamina alla piccola Smeralda e non la concede a mio marito. Ma non mi arrendo. Presenteremo ricorso'».
Ancora molta agitazione e incertezza, dunque, per arrivare ad una modalità univoca fortemente auspicata.
«Il decreto legge - comunicava il Ministero della Salute la scorsa settimana - rafforza il quadro delle norme esistenti in materia di terapie cellulari con preparazione su base non ripetitiva e prevede che venga emanato un regolamento per l’uso di esse su singoli pazienti. La decisione del Governo di autorizzare la prosecuzione ed il completamente delle terapie “ordinate” dai magistrati si è resa necessaria solo per ovviare ad una discriminazione, frutto di autonomi pronunciamenti dei giudici, tra i pazienti che avevano già iniziato il trattamento con Metodo Stamina».
Ora il Ministro Balduzzi, dopo aver preso atto della decisione del Senato, ha fatto sapere che «la parte del decreto sulle cure con cellule staminali ha una sua completezza interna quindi vengono fatte salve nel nostro provvedimento le situazioni in cui le cure sono già iniziate. Ma nel momento in cui si prevede una deroga per queste situazioni, è ancor più necessario avere un quadro normativo a regime in modo che i cittadini possano sottoporsi a terapie in strutture idonee e in modo che si capisca la reale efficacia delle cure comunicando gli esiti agli organismi competenti come l'Aifa o l'Istituto superiore di sanità che hanno il compito di esaminare i risultati e fornire la loro valutazione. Tutto questo fa parte dell’operazione realizzata con il decreto legge, quindi prendo atto della volontà del Parlamento di farsi carico del problema ma,in sede di conversione del decreto legge, dovranno tenere conto della necessità di dare garanzie ai cittadini e io vigilerò affinché ciò accada e denuncerò ogni tentativo diverso».
Alessandra Turchetti