Dossier - Imprese di padre in figlio

Difficile il passaggio generazionale. Ci vuole equilibrio per farle funzionare e se il leader è giovane sono più produttive.

Imprese: solo il 30% sopravvive al passaggio generazionale

18/04/2011

Solo il 30% delle aziende familiari sopravvive al passaggio generazionale. E' quanto è emerso nella sede di Confindustria Venezia dove oltre 200 imprenditori, tra senior e giovani, si sono scambiati, lo scorso 31 marzo, esperienze e consigli sull'argomento.  

Alla base la certezza che il passaggio generazionale costituisce sempre un momento delicato per la vita dell'impresa e che ogni azienda lo gestisce in modo diverso. Matteo Zoppas, presidente Giovani Imprenditori -  Confindustria Venezia, ha mostrato dati a livello nazionale giudicandoli impressionanati: «Solo il 30% delle aziende sopravvive al passaggio di testimone tra la prima e la seconda generazione e solo il 15% delle aziende riesce a salire lo scalino successivo, raggiungendo la terza generazione».  

I motivi di queste difficoltà possono essere l’incomunicabilità, gli equilibri irrisolti tra relazioni personali e professionali, le visioni complementari ma distanti, energia e nuove idee contro saggezza e autorevolezza. Speso si tratta di poli opposti che non trovano una sintesi e generano un vero tabù. Sempre Matteo Zoppas ha spiegato che «Oltre il 90% dei giovani imprenditori iscritti al nostro Gruppo non ha fondato l'azienda in cui lavora e il passaggio generazionale rimane per molti di loro una criticità irrisolta».  

Di conseguenza, divisi tra la necessità di ascoltare indicazioni e consigli dei familiari più anziani e il desiderio di portare una ventata di novità a livello di organizzazione procedure e prodotti, i giovani vengono inseriti in posti di responsabilità troppo presto o, molto più spesso, rimangono in attesa per troppi anni prima di riuscire a contare davvero in azienda. Ed è così che vanno perse idee e progetti preziosi. 

Roger Abravanel, già Director in McKinsey e autore di Meritocrazia (Garzanti 2008) e Regole (Garzanti 2010), aggiunge che «occorre separare nettamente gli interessi dell'impresa da quelli della famiglia». Secondo la sua analisi in Italia «siamo arrivati ad una situazione in cui il passaggio della guida aziendale da genitore a figlio può essere valido solo per le piccole imprese; per il resto dei casi è un modello esaurito, tanto più che oggi c'è bisogno di aziende che crescono e che valorizzano il capitale umano».

«Gli imprenditori - sottolinea Abravanel – non dovrebbero forzare i figli a seguire la loro strada, al massimo dovrebbero avviarli, e solo i più talentuosi e meritevoli, a divenire azionisti con un ruolo propositivo.

A cura di Orsola Vetri
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