Prodi: io, tra Gheddafi e l'Europa

Intervista esclusiva all'ex premier e presidente della Commissione europea: l'Unione è assente, ma l'Italia non ha fatto nulla. I politici e la moralità pubblica. VIDEO.

05/03/2011
Muammar Gheddafi.
Muammar Gheddafi.

 "Ormai non posso nemmeno scendere in strada. La gente mi riconosce e mi chiede: Torna, torna. Ieri mattina ero a Mantova e sono andato alla messa del mattino, per evitare di essere avvicinato. Ma in quel caso un gruppo di fedeli anziani mi ha circondato e mi ha chiesto di tornare a guidare questo Paese". Nel suo ufficio bolognese all’ombra delle due Torri Romano Prodi posa gli occhi su un documento che riguarda la Libia di Gheddafi. E’  in partenza per Shangai, dove ha una cattedra. Poi andrà un mese alla volta degli Stati Uniti. Ma mantiene un occhio di riguardo per le rivoluzioni in atto nel Nord Africa e non potrebbe essere diversamente visto il suo passato di presidente della Commissione Europea, presidente del Consiglio, ambasciatore dell’Onu per i problemi africani.
“Non mi aspettavo che scoppiasse in questo modo. La mia consolazione è che non se l’aspettava nessuno. L’unico Paese sotto la mia osservazione era l’Egitto, ma non era prevedibile un rivolgimento del genere. Si sapeva delle precarie condizioni di salute di Mubarak, ma i dubbi erano solo su chi sarebbe stato il suo successore. Era opinione comune delle cancellerie che ci sarebbe stato un cambiamento nella continuità e non un terremoto.

La crisi nel Maghreb

Non c’erano segnali di alcun genere?

"Qualcosa c’era, soprattutto tra i giovani. Ricordo di aver avuto dei colloqui con dei giovani giornalisti egiziani presso la Biblioteca di Alessandria. Ricordo la freschezza della loro intelligenza, l’acutezza dei loro discorsi  e delle loro domande. Una ragazza alla fine di quell’incontro mi disse:è stato  un bel colloquio presidente, peccato che non potremo scrivere niente: oggi è in programma una visita ufficiale alla biblioteca della signora Mubarak e noi potremo scrivere solo di questa visita. La spinta delle rivolte infatti è costituita da masse di giovani disoccupati, con un alto livello di istruzione. Conosco bene città come Tripoli, il Cairo, Algeri e Tunisi. La loro caratteristica è di essere, come io dicevo già 10 anni fa, città di giovani diplomati e disoccupati. Il dramma vero è che la dotazione di ricchezza è aumentata , ma è andata soprattutto alla parte più elevata della popolazione".

E’ un problema anche europeo?

"E’ un problema globale. Nell’ultima generazione il reddito è stato distribuito in modo iniquo in tutto il mondo, se si escludono i Paesi Scandinavi e il Brasile”.

E la Cina? E’ una realtà che conosce bene, essendo titolare di una cattedra a Shangai.

“Anche la Cina è cosciente di questo grande problema di crescente iniquità. Negli ultimi anni è sempre più all’ordine del giorno l’obiettivo di spostare gli investimenti verso le zone più povere (soprattutto del Nord Ovest), di costruire un sistema pensionistico e sanitario (oggi in gran parte inesistenti) e di aiutare lo sviluppo delle campagne ancora in situazione di terribile arretratezza”.

Vede differenze tra i regimi del Maghreb e il regime cinese, che ha dato origine a uno strano miscuglio di comunismo capitalista?
“In Nord Africa la classe dirigente si è cristallizzata ed è durata immutata per decenni. In Cina si sa già che l’attuale ceto al potere è destinato alla pensione fra poco più di un anno, nonostante i grandi risultati ottenuti. Questo avviene già da parecchio tempo. E le posso assicurare che in Cina chi perde il potere lo perde davvero”.

In Medio Oriente stanno giocando un ruolo importante anche la Rete e i social network.

“Le nuove tecnologie sono state fondamentali. Quando lei ha una struttura pervasiva come la televisione, che però ha un solo punto di irraggiamento, può controllare facilmente l’informazione. Ma la Rete non ha un punto di diffusione, ne ha infiniti”.

Però anche la Rete si può chiudere, come è stato tentato di fare in Libia.
“Certamente, ma chiudendo la Rete si chiude anche il sistema economico del Paese (pensiamo alle fatture, agli ordinativi, al traffico delle agenzie turistiche e via dicendo). La chiusura della Rete equivale a una sorta di suicidio economico e la si può fare solo per pochissimo tempo”.

Tornando alle rivolte di questi giorni, non vede il rischio di un esodo biblico sulla sponda meridionale dell’Europa e in particolare sulle coste italiane, a cominciare da Lampedusa?
 “Il rischio c’è. Bisognerà vedere come si evolve la situazione. Una soluzione a livello politico sarebbe l’ipotesi migliore.  E qui veniamo a un punto importante, che si è già dimenticato per l’incombere dei fatti libici. L’Egitto ha quasi 80 milioni di abitanti, la Tunisia 10 e la Libia ne ha sei e mezzo. E’ l’Egitto il problema principale. E lì cosa sta succedendo? La prima fase post rivoluzionaria sta andando meglio del previsto. L’esercito ha aperto ai Fratelli Musulmani, che sono andati anche in Tv, da dove erano sempre stati esclusi. Sia l’esercito che i Fratelli Musulmani hanno annunciato che parteciperanno  alla vita politica ma non presenteranno candidati alle elezioni presidenziali. Inoltre i fratelli mussulmani hanno assicurato (forse con un po’ di ironia) che non intendono vincere le prossime elezioni politiche. Nel frattempo però la situazione sta ovviamente peggiorando perché il turismo è bloccato e le imprese e le banche faticano a ritornare alla normalità. Questo inizio di democrazia è quindi molto fragile: se non si aiuta la ripresa economica le tentazioni di ritorno a soluzioni autoritarie diventeranno sempre più forti. Bisogna aiutare la nascente democrazia e non limitarsi a nobili dichiarazioni”.

E questo non avviene?
“Solo gli Usa hanno approntato un piano di 180 milioni di dollari. Un modesto piano Marshall egiziano, meglio che niente. Ma noi in Europa non ci siamo ancora mossi”.

La paralisi dell'Unione europea

Da cosa dipende questo immobilismo europeo?

“Da due cose. Primo: la politica estera europea è del tutto inconsistente. Secondo: si è tanto parlato di Unione europea per il Mediterraneo, ma non si sono mai forniti i mezzi necessari”.

Eppure questa per l’Europa è una grande occasione: si ridefiniscono secolari confini, la sponda africana e quella europea  tornano a unire quello che Braudel definiva “un grande lago” ricco di scambi, economici, commerciali, culturali, …
“Il problema è che ai Paesi nordici del grande lago non interessa un bel niente. Io stesso mi ero impegnato a questo ricongiungimento del Mediterraneo quando ero presidente della Commissione europea. Dicevo: la storia ci ha delegato ad aprire con urgenza l’Europa verso est. La più bella esportazione di democrazia mai avvenuta nella storia dell’umanità. Ma ora tocca alla sponda meridionale dell’Europa. E invece non se ne è mai fatto nulla. Ogni volta che vado in Medio Oriente mi chiedono tutti: dov’è l’Europa?”.

L'Italia e gli accordi con il Colonnello

E l’Italia? Storicamente ha sempre avuto un grande ruolo nella politica del Mare nostrum.

“L’ultimo grande atto in questo senso è stata la missione di pace in Libano. Poi si è andati verso il nulla. L’attenzione per il Mediterraneo si è affievolita fino ad arrivare addirittura a ritenere inutile la stessa missione in Libano”.

Ci sono gli accordi con la Libia.
“Lo dico con chiarezza: sono stato io a sdoganare Gheddafi, a iniziare l’attenuazione del suo isolamento internazionale. Lo feci quando mi fu chiaro (e le informazioni in mio possesso si rivelarono esatte) che il Colonnello stava mettendo da parte la politica di tensioni, guerre e inquietudini che fomentava nell’Africa subsahariana. Lo invitai a Bruxelles, contestato da americani e inglesi. Lo scopo di fargli smettere i panni di creatore di conflitti è stato raggiunto. Naturalmente sapevamo tutti che il suo regime non era per nulla democratico, ma l’obiettivo che ci eravamo proposti a Bruxelles era un grande obiettivo. Forse anche troppo perché subito cominciò la fila di coloro che si recavano verso la tenda del colonnello Gheddafi, compresi americani e inglesi, e non sempre avendo come obiettivo la pace”.

Da premier italiano continuò questa politica?
“Da presidente del Consiglio ho cominciato a lavorare per il Trattato di amicizia. Abbiamo discusso mesi, poi ci siamo fermati”.

E perché?
“Perché non ritenevo conveniente per il nostro Paese la bozza allora in discussione. Prevedeva impegni gravosi e anche umiliazioni, come poi si è visto”.

Allude alla sceneggiata romana del Colonnello con tende, cammelli, e il caravanserraglio di “gheddafine”?
“Sì ma anche alla foto dell’eroe-martire libico vittima dell’Italia coloniale che aveva sulla divisa e via dicendo. Intendiamoci, bisognava chiudere le vecchie pendenze. Una tensione continua con l’Italia non avrebbe giovato nemmeno ad un possibile processo di apertura e democratizzazione”.

Il Trattato, poi chiuso da Berlusconi, ha portato però cantieri e commesse per numerose imprese italiane.

"Intanto prima di guardare al futuro bisognava chiudere i numerosi contenziosi in corso. Il governo Berlusconi ha ritenuto invece di firmarlo e di solennizzarlo in modo plateale, togliendo delle frecce al nostro arco che potevamo ancora adoperare. Comunque anch’io ritenevo che fosse importante anche per l’evoluzione democratica della Libia costruire rapporti di amicizia: io ritenni di non firmarlo solo perché conteneva obblighi eccessivi”.

Ritratto di Gheddafi

Il ministro della Difesa La Russa rispondendo alle critiche sui rapporti tra Berlusconi e Gheddafi ha ironizzato che il colonnello lo ha visto più lei.
"
Penso proprio di si. Sono stato presidente della Commissione europea  per cinque anni e presidente del Consiglio per un periodo quasi altrettanto lungo. I rapporti internazionali li curavo personalmente e li ritenevo prioritari. Viaggiavo per tutto il mondo e non solo fra Arcore e Roma . E’ vero perciò Gheddafi l’ho visto parecchie volte e ho sempre parlato a lui con grande sincerità e a volte con durezza. Naturalmente ricambiato".

Che impressione ne ha avuta, lei che lo ha visto da vicino?

"Mi sono più volte chiesto se sapesse l’italiano. Sono propenso a credere che facesse finta di non saperlo. Una volta rise fragorosamente a una mia battuta in italiano. E io gli dissi: ma allora lei lo conosce l’italiano. Ma non ebbi risposta. L’ultima volta l’ho incontrato nel deserto che si affacciava sul Golfo della Sirte. Intorno alla sua tenda c’erano centinaia di piccoli cammelli appena nati. Comunque, nessun rapporto dei servizi, nessun osservatore, né in Italia né in Europa, aveva messo in dubbio la solidità del suo regime”.

Anche voi avevate pensato al pattugliamento delle coste libiche?

“Cercavo ogni strumento per essere assolutamente sicuro che dalla Libia non partisse un mercato di uomini”.

La tratta degli uomini potrebbe ripartire?

“Non sono in grado di prevederlo. Per questo prepariamoci! La storia insegna che ci possono essere esodi biblici, anche se attualmente non ne abbiamo avvisaglie o segnali concreti”.

Il ministro degli Interni Maroni ha più volte lamentato che l’Unione europea non collabora.
“L’ho detto io prima del ministro Maroni che l’Europa non sta facendo nulla in tema di accoglienza. Da moltissimi anni non faccio che insistere sull’inadeguatezza delle politiche europee per il Mediterraneo. Quando ero presidente a Bruxelles ho proposto una politica di vicinato con i Paesi del Maghreb, la Palestina, Israele (ma anche Ucraina e Bielorussia) e con tutti i Paesi con noi confinanti o vicini. Un anello di amici che avrebbe contribuito al progresso economico e alla distensione”.

Due terzi dell'Europa non vede il Mediterraneo

Ma perché l’Unione è così sorda all’esigenza di coordinare una politica di accoglienza?

“Perché ai due terzi dell’Europa questo problema sembra interessare poco. Da Berlino, Londra o Stoccolma le sponde del Mediterraneo non si vedono. Una miopia che l’Europa rischia di pagare molto cara. Siamo in una fase di politica europea nella quale l’ossessione di limitare le spese comunitarie è totale. A me bocciarono persino i fondi per rafforzare il programma Erasmus, il programma di integrazione giovanile per eccellenza”.

Non c’è anche il fatto che in Italia abbiamo seminato troppo antieruopeismo in passato e adesso gli europeisti fanno spallucce alle nostre richieste?
"Non c’è dubbio. Si fa finta di non capire che, nell’epoca della globalizzazione la divisione dell’Europa equivale a un suicidio collettivo”.

La politica italiana, l'affare Telekom e la moralità in politica

Secondo lei è venuto il momento per vedere una donna salire a Palazzo Chigi?

"Da tempo. Anzi direi che è proprio strano che questo momento non sia ancora venuto. Abbiamo una presidente di Confindustria donna, il segretario della Cgil donna, abbiamo avuto più di un presidente della Camera donna. Prima o poi arriverà. Pensi a quanto era lontana la Germania dall’avere un cancelliere donna!"

Una domanda di politica interna: hanno contribuito alla sua caduta più i suoi avversari politici o i suoi alleati di Governo?
"E’ una gara dura! I miei avversari comunque non mi hanno risparmiato nulla. Per anni sono stato accusato del caso Telekom Serbia, una storia di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza. Vada a vedere come è finita: una colossale montatura.  Con la condanna a lunghissimi anni di reclusione a chi aveva fatto quelle accuse. Fassino ed io ci siamo più volte chiesti chi ha fornito gli ingenti mezzi necessari per alimentare questa colossale macchina infamante e che cosa abbia spinto alcuni membri della Commissione parlamentare a volere ad ogni costo dare credito a persone chiaramente non attendibili!".

Secondo lei è importante o no che un uomo politico tenga una condotta morale dignitosa o è sufficiente che serva il bene comune?

"L’uomo politico deve essere giudicato dai fatti. Ma tra i fatti c’è prima di tutto l’esempio. L’esempio di un politico incide sui comportamenti quotidiani di tutti. Profondamente. Ancora più oggi, anche in virtù dei mezzi di comunicazione, il comportamento personale è sempre più un comportamento pubblico. Inoltre, fin da ragazzo, mi è stato insegnato da autorevoli uomini della Chiesa che non si può agire con la morale a seconda delle situazioni. Quando sento dire che certi atti dipendono dal contesto mi chiedo: cos’è cambiato dall’insegnamento che ho avuto a oggi? Conservo ancora gli appunti di quegli insegnamenti”.   

Francesco Anfossi
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Postato da santrev il 31/03/2011 21:42

Ma é vero che tra gli accordi tra Geddafi e Berlusconi c'é anche qualcosa che riguarda Mediaset?

Postato da vincesc il 08/03/2011 23:14

E così per Michelone anche Famiglia Cristiana è diventata comunista al pari di Indro montanelli, Enzo Biagi, ecc....

Postato da anna69 il 07/03/2011 14:33

Chi attribuisce commenti di sinistra a Famiglia Cristiana o ad altri cattolici non ha neppure i primi rudimenti di quanto è scritto nel Vangelo o non l'ha mai aperto o ne ha solo sentito parlare, suppongo. Il cristiano non sta bene solo in chiesa, ma deve vivere con coerenza la vita di ogni giorno e il verbo tacere non sta alla base degli insegnamenti del Vangelo. Questo vale per le alte gerarchie, per le riviste e per la gente comune; ben venga l'esempio di Prodi che al posto di comizi e festini "ad personam" partecipa alla messa e chissà perchè trova gente che lo rimpiange. Tutti comunisti?

Postato da Michelone il 07/03/2011 11:12

Vi state confermando quale stampa di sinistra. Infatti, i commenti che non vi piacciono, anche se non offensivi, non li pubblicate!

Postato da Ilvio d'Onofrio il 07/03/2011 06:09

La gente ha ragione, perché si ha bisogno sopratutto di pulizia morale, di esempi fortemente edificanti. Da un punto di vista comportamentale, sia esso giuridico che morale, appunto, il nostro Paese, purtroppo, sta andando alla deriva. Torna!

Postato da RT57 il 03/03/2011 00:29

Prodi insieme a Ciampi passeranno alla storia come i profeti dell'Euro e grazie a loro abbiamo evitato la fine della Grecia. Prodi e Schippa saranno poi ricordati per avere risanato i conti prima della grande crisi ed ancora per questo abbiamo evitato per la seconda volta la fine della Grecia. La prima volta Prodi se ne ando anche per colpa di D'Alema che fu prprio bravo nel riesumare Berlusconi. Il secondo governo Prodi, nato zoppo in senato per alcuni errori e per la campagna elettorale terrorroristica fondata sulle paure della gente, finì invece anche per la enorme complicità di Veltroni che riuscì a resuscitare il caimano ormai esangue. Il Walter con il suo intellettualismo riuscì a dare alla destra un potere enorme cancellando nello stesso tempo la rappresentanza della sinistra estrema ( ma non troppo). La spallata vera però venne dalla clero ufficiale che vide nei DICO il male assoluto. Poi anche l'on. Casini per paura o ignavia rifiutò di fare il premier offertogli dal centro sinistra. Questa purtroppo è la storia vera. Prodi in questa sincerà intervista dichiara apertamente le responsabilità di chi pur rivestendo alte cariche nella chiesa ha ritenuto di "cambiare gli insegnamenti del catechismo" aggiungendo un concetto moderno della contestualizzazione ad personam per il premier. Addirittura vi è Mons. Negri ( di San Marino ) che ha inventato l'11 comandamento per zittire l'indignazione della base cattolica : UNDICESIMO NON INDIGNARSI. Con una intervista ha fondato la nuova regola su una analisi giuridica dell'operato della magistratura milanese, dimostrando però di non conoscere le basi del diritto pubblico, forse perchè appartiene ad un altro stato con norme diverse e che vive sull'evasione fiscale italiana ( RSM ). Prodi dunque mette il dito nella piaga : ovvero il solco creatosi tra le gerarchie e la base cattolica che è fatta non solo da madri e casalinghe, ma anche da intelletuali e persone preparate, impegante attivamente nella società con una coscienza critica matura. Questi cattolici democratici sono indignati non solo per i reati indifendibili del premier ( concussione e prostituzione minorile), ma anche per lo sfacelo del berlusconismo nei confronti delle istituzioni e della giustizia sociale. Questi cattolici sono esasperati nel vedere leggi ad personam rivolte soltanto ad arricchire le tasche dell'impero economico del sultano ed per sottrarsi alla giustizia. Ma sono anche fortementi irritati dall'azione di cardinali e vescovi importanti che fanno a gara nel legittimare mister B. anche moralmente. Vorrei ricordare che oltre a non rispettare almeno 5 comandamenti, a perseguire il killeraggio mediatico ( vedi Boffo), ad aver affermato che la legge sull'aborto non va modificata, con il suo impero mediatico ha instupidito gli italianie propagandato per decenni un mentalità consumistica ed edonistica fondata sulla mercificazione dei corpi e delle menti o nel vuoto assoluto ( vedasi il Grande Fratello). Molti cattolici si sentono traditi come ha ben affermato Prodi e questo non è poco.

Postato da Libero Leo il 02/03/2011 22:30

Francesco Anfossi riporta questa frase di Prodi: "Quando sento dire che certi atti dipendono dal contesto mi chiedo: cos’è cambiato dall’insegnamento che ho avuto a oggi?”. E’ evidente che Prodi è decisamente sempre contrario a chi valuta le situazioni considerando anche il contesto. Poniamo che una persona rubi perchè da giorni non mangia, non ha soldi e non sa a chi chiedere aiuto. In base alla affermazione di Prodi, questo povero uomo dovrebbe essere sempre condannato, perchè il contesto in cui si trova non conta nulla. Io non sarei così categorico come Prodi. Ma sono convinto che anche Prodi in realtà, di fronte a certe situazioni (magari quelle che lo interessano personalmente), terrebbe conto del contesto. Forse nell'intervista rilasciata ad Anfossi si è lasciato influenzare dal moralismo intransigente tanto di moda in questo periodo. Oppure, molto accortamente, si è allineato alla attuale moda di moralismo da inquisizione, di cui sono principali promotori giornalisti che in passato erano contrari al moralismo. In questo momento atteggiarsi a grandi moralizzatori procura grande consenso e voti.

Postato da toninodpf il 02/03/2011 18:53

Più che un commento vorrei esprimere al Prof. Prodi profonda gratitudine per la correttezza, capacità, serietà,impegno e rispetto delle Istituzioni che ha dimostrato quando ha governato la nostra Italia. Ha dimostrato, a mio avviso, di essere un vero statista (colui che pensa alle prossime generazioni) e non un politico/politicante (colui che pensa invece solo alle prossime lezioni, agli interessi personali e di bottega). Non ho mai capito perché una parte autorevole della Chiesa lo ha quasi sempre criticato, ostacolato. Come trovo, per me incomprensibili, le giustificazioni ed i continui atteggiamenti benevoli che, sempre quella parte della Chiesa, ha riservato e riserva ad altri "politici".

Postato da spark il 02/03/2011 10:07

Caro Professore, quanta differenza tra gli uomini di Chiesa che hanno insegnato a Lei "che non si puo' agire con la morale a seconda delle situazioni" e quelli che oggi affermano che " a far male alla societa' sono i Dico, la legislazione laicista, la moralita' teorizzata e praticata da quanti ci inondano di chiacchere sulla rilevanza pubblica di taluni comportamenti privati" (trattasi di una perla contenuta nell'intervista rilasciata l’altro ieri sul quotidiano La Stampa dal vescovo Luigi Negri, esponente di CL e presidente della fondazione per il Magistero sociale della Chiesa!). Lei si chiede cosa e' cambiato “dall'insegnamento che ho avuto a oggi”: e’ cambiato che coloro che come primo dovere dovrebbero continuare a portare avanti l’insegnamento di cui parla Lei , appartengono sempre di piu’ alla Chiesa di frontiera, alla Chiesa di strada, quella che e’ a contatto tutti i giorni con le miserie, la fame, le ingiustizie di questo mondo, questa Chiesa che ha sempre meno voce , al contrario di quella ufficiale che vive ovattata in una pilatesco linguaggio e atteggiamento, una Chiesa ufficiale ormai sempre piu’ incapace di parlare e con chiarezza alla gente: a quando un intervento di qualche esponente di questa Chiesa che dica chiaramente che la pensa in maniera completamente diversa dai vari Mons. Fisichella, Mons. Negri, e dalle omnicomprensive e diplomatiche prese di posizioni del Card.. Bagnasco? In quanto alla domanda del dott. Anfossi, su chi ha contribuito di piu’ alla sua caduta, sappiamo tutti che Berlusconi non n’e’ stato capace (ed e’ per questo che ancora teme un suo possibile rientro in politica!), ma anche se Lei non lo dice, io non dimentico e non dimentichero’ mai’ il comportamento che ha avuto Bertinotti durante il suo primo governo e dei vari Turigliatto, Mastella, Dini e company nel secondo. Buon lavoro Professore, cordialmente. Osvaldo Bardelli

Postato da Giuseppe2 il 02/03/2011 08:31

Anche a Palermo avvertiamo l'assenza del presidente Prodi. Ci manca la sua limpidità politica e morale, la sua coerenza alle promesse elettorali, i suoi appassionati interventi, le sue ampie vedute globali.

Postato da velamatta il 02/03/2011 00:44

Ho letto che Prodi al suo compleanno aveva 100 invitati tra nipoti, figli fratelli. Una bella Famiglia unita e ritengo felice. Ho letto che Berlusconi a capodanno ha ballato con due minorenni e fatto /speriamo solo) il karaoke. Se gli italiani non hanno capito la differenza tra le persone e la qualita dell'impegno dedicato al bene comune ho paura che sia venuto il tempo del pentimento.

Postato da RT57 il 01/03/2011 22:11

Che non ci sia più Prodi a governare l'Italia ma che ci sia un sultano pazzo scatenato e crimisono, la dice lunga su come vanno le cose nella nostra povera nazione. Ora ipocritamente si festeggeranno i 150 anni dall'Unità ma in realtà siamo divisi in tutto e soprattutto derisi da tutti. "Signore liberaci dal male" perchè ora siamo in suo ostaggio.

Postato da vincesc il 01/03/2011 21:52

Certamente il Vescovo Luigi Negri non conivide i concetti espressi dal Presidente Prodi nell'intervista, specialmente l'ultima parte.

Postato da vincesc il 01/03/2011 21:31

Certamente il Vescovo Luigi Negri non condivide i concetti espressi dal Predidente Prodi nell'intervista, specialmente l'ultima parte.

Postato da giggio il 01/03/2011 19:24

Che lucidità mentale e che veduta ampia di idee. Che amarezza ora . Ma che cosa ha fatto l'Italia di male per meritarci un ipocrita di nome Berlusconi? E la gerarchia ecllesiastica quando farà un serio esame di coscenza? Avevamo un uomo di provata fede, di grande talento, di grande senso delle istituzioni e della morale e grazie ai Ruini di turno e dei poco seri suoi ministri abbiamo affossato il suo governo. Avremmo bisogno nuovamente di Prodi.

Postato da Albiarch il 01/03/2011 19:00

Caro professore, Lei manca. Dia a questa nostra Italia ancora qualcosa del suo essere uomo politico e cristiano, per far si che si abbia una Buona Società.

Postato da dino avanzi il 01/03/2011 18:32

Prodi ha avuto tra i suoi maestri, principalmente, Beniamino Andreatta e Giuseppe Dossetti la sua è stata una politica di contenuti e di servizio oltre che di rigore personale. Alla sua caduta politica hanno contributo piu fattori, l'avviso di garanzia alla moglie di Mastella, una maggioranza molto risicata al Senato, la compagine che lo sosteneva poco coesa e molto litigiosa e forse, anche qualche errore politico che ha commesso insieme al suo collaboratore più fidato Arturo Parisi. Ho l'impressione che il politico che attualmente più gli si avvicini sia Enrico Letta.
Dino 51

Postato da giogo il 01/03/2011 16:51

Visto in che tempi siam finiti....che tristezza e che squallore professore, il cuor ci duole sentir le Sue parole. Nostalgia ci coglie, del recente passato, perchè ci sentiam come foglie....MORTE! un gran saluto

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