10/02/2013
(Ansa)
Che l’azzardo desse dipendenza, gli psicologi l’avevano capito da tempo. E infatti è normale che ormai a occuparsi dei suoi guasti psicologici e familiari siano le comunità che negli anni Settanta erano nate per far fronte alla dipendenza da eroina e alla tossicodipendenza in generale. Ma che si arrivasse a un omicidio in famiglia, per procurarsi una catenina da rivendere al “compro oro” dopo l’ennesima lite per i debiti di gioco, che si arrivasse all’esplosione di violenza come durante una crisi d’astinenza, non l’avevano previsto neppure gli esperti, che da anni sono impegnati nella lotta all’azzardo e ai suoi catastrofici effetti sociali.
Simone Feder, psicologo, responsabile dell’area adulti della Casa del
giovane di Pavia, tra i principali esperti italiani su questo tema,
ammette che quest’ultimo esito spiazza.
«Sappiamo che c’è un sommerso», riflette, «sappiamo che i malati
d’azzardo sono Dr Jackyll e Mr Hide, persone all’apparenza normalissime,
che fanno vite in apparenza normali, che non si sentono malate e quindi
non arrivano a chiedere aiuto, ma che perdono il controllo delle
proprie azioni. Ho sentito mogli dire del marito: «Non lo riconosco
più». Che però, in assenza di dipendenza fisica, si potesse arrivare a
uccidere, reggendo per giorni la finzione della rapina inscenata è una
cosa che ci sconcerta, perché è una frontiera che non abbiamo ancora
esplorato».
Quello che è certo è che soffre quanto meno di strabismo uno Stato, che
da un lato rende sempre più facile ai cittadini l’accesso all’azzardo,
fino a lasciar portare loro una sala da gioco in tasca (è di due mesi fa
l’apertura al gioco online, applicazione di una legge dell’estate 2011)
e dall’altro promette da più parti - anche contrapposte, in campagna
elettorale - di voler tassare il gioco, per destinarne i proventi a vari
e nobili fini. Apparentemente senza rendersi conto che il costo sociale
del gioco d’azzardo finirà presto per mangiarsi il guadagno che dal
gioco deriva.
Anche perché, se è vero che i cittadini giocano sempre di più, è
altrettanto vero che lo Stato guadagna dal gioco sempre meno – lo
dicono cifre ufficiali -, segno che la traccia di troppe giocate non
arriva come dovrebbe all’erario ma ad altre tasche. Di sicuro non
legali. Probabilmente le stesse che si nascondono dietro molti “compro
oro”.
Elisa Chiari
a cura di Elisa Chiari