09/05/2013
Ottavio Missoni con la moglie Rosita.
Negli anni Settanta e Ottanta, epoca d’oro del made in Italy, era più facile incontrarlo alle allegre serate dei meeting di atletica leggera che agli eventi modaioli. Era quello il suo mondo, quello che nel suo cuore non aveva mai lasciato.
Ottavio Missoni è scomparso ieri a 92 anni nella sua villa a Sumirago nel Varesotto, dopo essere stato nei giorni scorsi ricoverato d’urgenza all’Ospedale di Circolo di Varese.
Lui, nato a Ragusa, in Dalmazia (l’attuale Dubrovnik), uno dei grandi capostipiti della moda italiana, era in realtà uomo schivo e patito di sport. Dai 16 ai 32 anni fu campione nei 400 metri piani e a ostacoli; ha vestito la maglia azzurra ventitré volte e conquistato 8 titoli italiani. Fu ottavo alle Olimpiadi di Londra e quarto agli Europei del 1948. Lì, tra gli atleti, batteva sempre il suo cuore. E batteva anche per la donna che incontrò proprio tra un impegno sportivo e l’altro e che lo ha accompagnato poi per tutta la vita, la moglie Rosita Jelmini.
La famiglia di lei aveva già a Golasecca, in provincia di Varese, un’azienda di scialli e biancheria ricamata. Lui aveva aperto a Trieste con un socio, il discobolo Giorgio Oberweger, un laboratorio di maglieria. Aveva disegnato e prodotto la tuta adottata dal team italiano ai Giochi di Londra.
Insieme, Taj (come tutti chiamavano Ottavio), e Rosita, avviarono nel 1969 il loro primo stabilimento artigianale. Costruirono casa e azienda a Sumirago, il paese dove ancora oggi la grande dinastia Missoni vive e lavora.
A gestire la Maison di moda sono rimasti ora i figli Angela (stilista del marchio) e Luca. L’altro fratello, il primogenito Vittorio, non c’è più, disperso insieme alla moglie con il suo aereo in quella maledetta rotta tra la costa del Venezuela e le isole di Los Roques dove nel corso degli anni già altri velivoli hanno fatto perdere misteriosamente le tracce.
Ottavio sempre insieme con Rosita ha costruito una parte importante di quella storia del made in Italy che ci riempie di orgoglio nazionale. Con la sua forza e la sua caparbietà di dalmata ha avuto a sua volta una storia che non sarà dimenticata. Da soldato nella battaglia di El Alamein alla prigionia in Egitto, dalle vicende atletiche ai successi della moda. Successo arrivato anche grazie a un’altra delle sue grandi passioni: quella per i colori. I colori caldi della sua terra di Dalmazia, che mescolava con quelli freschi del suo mare e dei cieli che amava, gli infiniti blu e verdi che miscelava in un gioco infinito di trame per creare tessuti e maglie inimitabili.
Lui, autentico patriarca, aveva tre figli e nove nipoti: la bellissima famiglia Missoni. Forse le grandi passioni si erano gi spente con quel figlio che non c’era più.
Giusi Galimberti