06/08/2011
Il presidente Usa Barack Obama.
Boston
Declassati.
E' una parola che gli americani non sono abituati a sentire, o almeno
non riferita a loro stessi. Loro che storicamente sono abituati ad
affermare pubblicamente – spesso senza reali termini di paragone – che i
loro sistemi (economico, politico, giuridico) sono, nonostante i tanti
difetti, i migliori del mondo, si sono svegliati stamattina con la
notizia che almeno da un punto di vista finanziario il mondo non li
considera più come tali.
Svegliati - è davvero la parola più adatta - da un sonno profondo e
inconsapevole durante il quale per anni hanno sperperato soldi che non
avevano per cose di cui non avevano alcun bisogno, sia da privati sia –
almeno secondo il rapporto dell'S&P 500 – come Nazione.
In realtà la sveglia stava già suonando da un po': il tasso di
disoccupazione che non riesce a scendere sotto il 9 per cento, il mercato
immobiliare che quando sembrava aver toccato il fondo ha invece
cominciato a scavare, un Parlamento che sull’orlo della bancarotta
nazionale non riesce a mettersi d’accordo su bilancio e sul tetto del
debito e che, appena lo fa, lo annuncia come una buona notizia e si
premia da solo mandando i suoi membri in vacanza per un mese: cosa
che ha irritato gli americani a tal punto da far impennare la
percentuale di scontenti verso l’operato dello Stato a uno storico
84 per cento.
Per ora comunque l'America è ancora in dormiveglia: le televisioni
continuano a mandare in onda, come tutti i sabati mattina, ricette e cartoni
animati, anche se nella parte bassa dello schermo la notizia del
passaggio dalla tripla alla doppia A, seguita dall’annuncio di speciali
della CNN e degli altri canali sull’argomento, ricorda a tutti che molto presto
gli occhi dell’America dovranno aprirsi del tutto.
Stefano Salimbeni