18/06/2012
Alexis Tsipras, leader di Syryza (Reuters).
Da Atene - Ti aspetti di trovare i suoi elettori delusi, e invece Natassa, che vende ciambelle in piazza Omonia, ha festeggiato fino all’una stanotte. Alexis Tsipras non guiderà il Paese. Syriza, la coalizione di sinistra radicale resuscitata dal giovane leader ateniese, si è fermata al 26% circa, contro il 30 del partito conservatore Nea Dimokratia di Antonis Samaras.
Eppure “siamo noi ad aver vinto", dice Marco,tassista di origini egiziane che per tutta la notte ha accompagnato gratis i sostenitoridi Syriza ai Propilei, di fronte all’università, la piazza della festa per Tsipras e per i suoi. Ora Samaras per fare un Governo dovrà chiedere i voti del Pasok, i socialisti che con i loro 33 seggi tornano l’ago della bilancia. Solo che Evangelos Venizelos, che guida il partito, già ieri guastava la festa di Nea Demokratia chiedendo un Governo di “corresponsabilità” insieme con Syriza e Dimar, la sinistra Democratica. “Escludiamo qualsiasi ipotesi di Governo con le forze che hanno ridotto la Grecia in queste condizioni”, ripeteva come un mantra Tsipras ieri aigiornalisti che gli chiedevano se si sarebbe fatto tirar dentro.
Insomma Nea Demokratia e Pasok insieme avrebbero 163 sui 300 deputati del Parlamento greco. Se i socialisti ci stanno il Governo si fa. Diversamente è lo stallo, come nella scorsa tornata elettorale. Di sicuro pesa la pressione dell’Europa che conta, della Troika(UE, BCE e FMI) che chiede il rispetto del memorandum in cambio dei 250 miliardi di euro arrivati in Grecia, persino degli Stati Uniti visto che Barak Obama chiede “subito un Governo per i greci”.
Venizelos però sa che il prezzo da pagare è alto: stare al governo con Samaras vuol dire applicare una politica di austerità, conquistare Angela Merkel ma inimicarsi i greci che già sono con l’acqua alla gola. Che i secondi in realtà siano i veri vincitori si intuiva già ieri sera nella sede del primo partito della coalizione di Syriza, non distante dal Parlamento. Sotto il palazzo di quattro piani che si affaccia su una grande piazza alberata centinaia di sostenitori seguono lo spoglio dai plasma montati all’aperto, la maggior parte delle televisioni si sono radunate lì, e i grandi vecchi del partito preparano l’arrivo del giovane leader.
Alexis Tsipras festeggia il risultato del voto con i suoi elettori (Reuters).
Manolis Glezos, ex partigiano che nel 1941 ha strappato la croce uncinata dall’Acropoli guadagnandosi una condanna a morte mai eseguita, agli exit poll di prima serata rilascia interviste persino ai giapponesi. “Vedete, siamo quasi appaiati con Nea Demokratia, comunque vada avremo vinto”. Vassili Primikiris, rifugiatosi in Italia dopo il colpo di Stato dei Colonnelli ed ex giornalista all’Unità, alle 10 di sera aspetta il colpo di scena: “La notte è ancora lunga, forse arriviamo primi”.
Dopo 10 minuti Tsipras avrà già chiamato Samaras per le congratulazioni di rito. Il leader arriva di lì a poco. E non si nega a nessuno: un militante gli porge un bambino di appena sei mesi. “Sei la sua speranza”, gli sussurra. C’è anche Paolo Ferrero, i due si abbracciano, il segretario di Rifondazione Comunista spera che il suo collega abbia aperto una breccia a sinistra e che l’onda lunga del successo di Syriza arrivi anche in Italia.
Tsipras si chiude in un ufficio con una decina di fedelissimi, studia parola per parola la dichiarazione ufficiale che farà di lì a poco. Quando esce sa che oltre a parlare al popolo greco anche l’Europa lo ascolta. E non tradisce le aspettative: “Abbiamo difeso l’orgoglio dei greci e aperto la strada della speranza per fermare in tutta Europa le politiche che la distruggono”. Poi tutti in piazza, festa sulle note di “People have the power”.
Giuseppe Ciulla