Clandestini e crimine. Il caso Moratti

Don Vittorio Nozza (Caritas) e don Vinicio Albanesi (Comunità di Capodarco) replicano al sindaco di Milano che ha detto: "Un clandestino normalmente delinque".

10/05/2010
Il sindaco di Milano Letizia Moratti.
Il sindaco di Milano Letizia Moratti.

«I clandestini che non hanno un lavoro regolare, normalmente delinquono». Lo ha detto il sindaco di Milano, Letizia Moratti, durante un convegno all'Università Cattolica di Milano dedicato all'immigrazione. L'affermazione pronunciata dal sindaco nell'Aula Magna dell'ateneo alla presenza del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha suscitato diversi brusii di disapprovazione da parte del pubblico in platea. Lasciando l'Università, il sindaco Moratti ha, poi, rinnovato il suo appello al Viminale a modificare il reato di clandestinità per rendere possibili espulsioni rapide nel caso lo straniero irregolare sia in attesa di un processo per altri reati.

     «Ero in sala e ho condiviso la reazione del pubblico», confida a famigliacristiana.it don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana. «L’affermazione della signora Letizia Moratti non può essere infatti accettata così com’è stata pronunciata.  Tanti stranieri sperimentano con dolore, e loro malgrado, la condizione di clandestinità. Ciò li consegna alla massima precarietà, che spesso scolora nello sfruttamento. Altro che delinquenti».

     «Il sindaco di Milano s’è evidentemente dimenticato delle 500 mila badanti a lungo clandestine o irregolari prima delle ultime norme. A detta delle famiglie, molte delle quali leghiste o di centrodestra, risulta che costoro abbiano solo fatto del bene», dichiara a famigliacristiana.it don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco. Commentando le affermazioni fatte questa mattina all’Università Cattolica di Milano da Letizia Moratti, don Albanesi prosegue: «La clandestinità è diventata un reato, cosa già di per sé odiosissima. Ma guai adesso a impostare l’equazione: clandestino senza lavoro uguale delinquente. Il problema è la violazione delle leggi, che – occorre ricordarlo per l’ennesima volta – può essere fatta da uno straniero clandestino come da un extracomunitario regolare, da un italiano come da un lombardo».

Alberto Chiara
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