04/10/2011
Raffaele Sollecito e Amanda Knox dopo la sentenza di appello che li ha assolti "per non aver commesso il fatto". In primo grado erano stati condannati a 26 e 25 anni di reclusione.
La sentenza non è definitiva, il ricorso in Cassazione è già stato annunciato. La vicenda è grave e ancora oscura. Non sono stati identificati tutti i colpevoli del delitto: questo è il compito che attende polizia giudiziaria e magistratura inquirente. Amanda Knox è stata assolta dall'accusa di omicidio e condannata per calunnia. Il suo rapporto con la scena del delitto e gli indizi raccolti dall'accusa hanno determinato il rinvio a giudizio e la carcerazione preventiva. Nessuno sembra sostenere che il processo non dovesse farsi; e lo stesso tormentato percorso finora svolto conferma che ci troviamo di fronte a una di quelle vicende che avvincono proprio per la loro difficoltà e drammaticità.
Raffaele Sollecito con l'avvocato Giulia Bongiorno dopo la lettura della sentenza.
La giustizia, intorno alla quale da noi si imbastiscono sciagurate polemiche e pretestuose commedie della politica, è faccenda seria e difficile, frequentata dalla tragedia nella realtà e nella grande letteratura. Vi avvengono errori, il cui rischio dev'essere ridotto al minimo tramite lo scrupolo, la competenza, la verifica del dubbio. Il nostro sistema giudiziario, più di altri che ci danno abitualmente lezioni ma poi mandano a morte decine di innocenti troppo tardi riconosciuti, si è imbattuto qui in un arduo impegno
Amanda Knox all'aeroporto di Roma in partenza per Londra, da dove ha fatto ritorno a Seattle, negli Stati Uniti.
Se l'innocenza sarà confermata in via definitiva, occorrerà risarcire gli innocenti del grave dolore sofferto in ogni misura possibile. Ed è certo positivo che ciascun grado di giudizio possa celebrarsi a opera di giudici indipendenti, che non ascoltano il rumore del fotoromanzo né gli inopportuni comunicati di biasimo o di elogio di soggetti e autorità italiani e stranieri. Sulla strada della ricerca dei colpevoli, che percorriamo per il bene comune, vi sono difficoltà drammatiche.
E c'è il rischio di far patire un innocente: la sola via possibile è quella della civiltà e della tempestività del processo, nei suoi diversi gradi. Bisogna quindi proseguire fino alla condanna dei colpevoli, meglio se evitando di trasformare in personaggi dello spettacolo i protagonisti di una storia comunque penosa e ancora in sospeso.
Adriano Sansa