04/10/2011
Meredith Kercher, uccisa il 1° novembre 2007.
Sappiamo di essere un Paese imperfetto, conosciamo i mali della nostra giustizia. Ma in occasione del processo d'appello all'americana Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher, terminato con l'assoluzione, non avremmo voluto sentir arrivare dagli Stati Uniti parole sulla "giustizia da Medioevo" dell'Italia. Nè ci lusinga che, assolta Amanda, addirittura la portavoce del Dipartimento di Stato, cioè di Hillary Clinton, abbia scritto: "Gli Stati Uniti apprezzano l'attenta considerazione della vicenda nell'ambito del sistema giudiziario italiano".
Le televisioni, i giornali, il popolo americano avevano già deciso da tempo che la loro concittadina era vittima del sistema italiano, che la sua innocenza nella barbara uccisione della povera Meredith Kercher, inglese di 21 anni, non era neppure da mettere in discussione. Per quattro anni i genitori di Amanda Knox sono apparsi continuamente sulle reti televisive nazionali, e l'opinione pubblica li ha ascoltati e creduti. I familiari di Meredith Kercher vivevano la discrezione del dolore, non si erano preparati un ufficio stampa come il signor Knox, e la loro voce non è arrivata Oltreoceano.
I giudici di Perugia hanno assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito, dopo che in prima istanza erano stati considerati colpevoli e condannati rispettivamente a 26 anni e 25 di reclusione. Molti osservatori ritengono che il processo d'appello abbia rivelato la fragilità delle prove, che da parte dell'accusa ci fossero molti indizi e nessuna "prova regina". Così per quel delitto tremendo del 1° novembre 2007 l'unico colpevole riconosciuto è l'ivoriano Rudy Guede, condannato a 16 anni per concorso in omicidio. Resta da stabilire in concorso con chi.
Ma ciò che ci indigna, sì, ci indigna, è il processo che l'America ha fatto al nostro Paese, speriamo più per ignoranza della realtà e per surriscaldamento delle platee televisive che per arroganza immotivata. Se noi abbiamo una "giustizia da Medioevo" secondo qualche commentatore improvvisato, la pena di morte che là vige è forse una conquista della civiltà? E trascinare fuori da un aereo in manette il francese presidente del Fondo Monetario internazionale Dominique Strauss Khan con l'accusa di stupro, per poi dover ammettere l'errore commesso, è una dimostrazione di garantismo americano?
Noi italiani, poi, abbiamo ancora una ferita aperta che si chiama Cermis. La funivia tirata giù nel febbraio 1998 a Cavalese, in Trentino, da un aereo militare americano della Nato. Morirono in 20. I quattro marines, che volavano a quota troppo bassa, che avevano spento l'altimetro, ignorato i limiti di velocità e il divieto di sorvolare da vicino centri abitati e non si erano procurati carte aggiornate, non furono processati in Italia, in base alla Convenzione sullo statuto dei militari Nato.
E in America? Due non furono neppure giudicati, altri due assolti per la strage e condannati soltanto per aver distrutto la videocassetta del volo. La condanna consistette nella radiazione dai marines e, per il pilota, in sei mesi di carcere.
L'America è un grande Paese, ma il tempo della guerra fredda è finito. L'Italia non è più un Paese appena uscito da una dittatura, non va tenuta sotto tutela, non è la provincia di nessun impero contrapposto a un altro.E' una nazione piena di luci e ombre, come molte altre, ma è una nazione sovrana con una civiltà antica, anche giuridica. Non merita di essere processata sulle tele-piazze americane. Anche perché ci bastano le nostre.
Rosanna Biffi