Festival, ma dov'erano gli autori?

In Tv ci sono alcuni professionisti, che di mestiere scrivono testi e battute, pagati anche per aiutare chi non ha la parola facile. Ma forse a Sanremo erano assenti.

20/02/2011
L'entrata di Roberto Benigni sul palcoscenico del Teatro Ariston, al Festival di Sanremo.
L'entrata di Roberto Benigni sul palcoscenico del Teatro Ariston, al Festival di Sanremo.

Resterà nella memoria come il Festival di Benigni, un comico che è riuscito dove falliscono i politici. Portate l’unità d’Italia a Palazzo Chigi e il governo si dividerà. Portatela a Sanremo e monteremo anche noi su un cavallo bianco, sbandierando il Tricolore. Non è poco. Però, svaniti gli echi delle canzonette, per questo 2011 è tutto qui. Da ricordare non c’è granché d’altro: magari il grottesco sul televoto, o la Bellucci che secondo Morandi si conserva bene, omaggio riservato in genere a casalinghe in età. E Robert De Niro, Andy Garcia? Ammesso che le abbiamo registrate, certo non andremo a rivedere le loro interviste.

Sa il cielo perché mai si continui a invitare l’illustre straniero, che viene quaggiù per soldi, non parla italiano e non vede l’ora di squagliarsi. Garcia, che nei film d’azione ha grinta e profondità, sembrava colto da paresi. Quanto al sommo De Niro, si è visto subito che era distante e scocciato. E’ sceso da noi per reclamizzare il suo film e da giorni gli chiedono le stesse banalità, se è bella l’Italia e quali brividi prova nei luoghi degli antenati. In tv ci sono degli autori, o cosiddetti tali, pagati anche per aiutare chi non ha la parola facile. Con Celentano hanno inventato i lunghi silenzi, che i laudatori contrabbandano come riflessione culturale. Con Morandi, si vede che non avevano voglia di faticare.

Morandi ha un dono che la sorte concede a pochi, una innata carica di simpatia. Ben meritata, d’altronde. Ha trionfato da ragazzo, è andato in crisi, è tornato a studiare, ha risalito la scala del successo. Come attore – ed è strano che non lo richiamino – aveva lo sguardo di chi ben conosce le cose di questo mondo. Insomma è un violino con molte corde. Unico neo, ma pesante a Sanremo, nell’intervista si perde. Esita, non trova né argomenti né fraseggio e tono, trasuda preoccupazione. Ci voleva una faccia di tolla stile Bongiorno, Baudo, Bonolis, Fazio. O un indottrinamento vero allo stesso Morandi, invece di lasciarlo solo.

Ultima annotazione. Se in futuro a Sanremo vorranno buttar via altri milioni per star esotiche, trovino almeno un intervistatore che sappia le lingue.

Giorgio Vecchiato
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Postato da vincenza masi il 20/02/2011 19:22

Per commemorare l'Unità d'Italia ci si deve affidare ad un comico di grande bravura e furbizia, ma per piacere non prendiamoci in giro: se dopo tutte queste parole vuote e retoriche non si riesce a fare di meglio, lasciamo perdere, io non sono una ammiratrice di Benigni, troppo astuto per me, pertanto se devo festeggiare per le sciocchezze dette e recitate al Festival di Sanremo, sono certa che lavorerò, almeno mi distrarrò e non penserò a quanto siamo caduti in basso. Ridurre l'Unità d'Italia ad un varietà pure brutto e noioso.

Postato da maria pia pastorino il 20/02/2011 18:57

Credo comunque sia stato un ottimo San Remo, un po' fuotri dalle righe, con un Morandi meno "ufficiale",un po' "imbranato" e per questo più simpatico dei vari Bonolis e/c. Bravi Luca e Paolo. Buona la musica Ottima la scelta finale (EVVIVA VECCHIONI)

Postato da Piunica il 20/02/2011 18:02

Ho visto e sentito poco di questo festival ma, forse, avrei potuto vederlo-sentirlo di più visto che l'ho pagato anch'io, col canone. Si potrebbe evitare di invitare gli stranieri così pure io, che non so l'nglese, potrei presentarlo come l'amico-collega Gianni. Un cantante o due tipo Avril non ti scoprir- dico io-può andare, ma dovrebbero sborsare loro per la promozione ai loro dischi; unico positivo che i giovani rimarranno coi genitori a casa: mia figlia tredicenne sabato s'è gustata la sua Avril con la mamma

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