11/03/2011
La fotografia scattata dagli uffici della redazione nella quale lavora la giornalista giapponese Satomi Ono. Uno degli ospiti in quel momento presenti negli uffici del giornale ha dichiarato: "È come l'11 settembre, dev'essere stato così l'attacco alle Torri Gemelle".
Tokyo, 11 marzo 2011, 0:00 ora locale
La scossa, subdola, lunga, sconvolgente, ha colpito il Giappone alle 14.46. Io ero nella sede del giornale, dove ancora mi trovo. Avevo appena accolto due ospiti alla reception. Li stavo portando al 14esimo piano dove c'è il mio ufficio. Sono stata molto fortunata: il terremoto ha colpito appena sono uscita e mi sono recata nella sala conferenze. Altrimenti sarei rimasta bloccata in ascensore per chissà quanto tempo.
Quando tutto è accaduto ero in piedi in una delle stanze della redazione. Stavo parlando ai due miei ospiti. Ho avvertito come un senso di nausea e non riuscivo a capire perché, come se avessi un capogiro. Poi ho realizzato che la terra si muoveva sotto i miei piedi. Mi sono ricordata dello Tsunami in Nuova Zelanda. Ho anche pensato a Miyagi, che era già stata colpita da un grave terremoto il 9 marzo dell'anno scorso. Abbiamo acceso la Tv per capire le prime notizie: un terremoto della magnitudo 8,8 ha colpito la costa Nord del Giappone, a circa 300 chilometri da Tokyo. In Giappone è la più alta mai registrata. Una cosa mai vista anche per noi giapponesi, che ai terremoti siamo abituati.
Ho cercato di mantenere la calma e di trasmetterla ai miei due ospiti. Ho pensato che sarebbe finito presto. Ma ha continuato. Le scosse sono diventate sempre più forti, non finivano mai. Così mi sono seduta su una poltrona, ma ho dovuto tenermi attaccata al tavolo. Le sedie a rotelle si muovevano su e giù in un tale modo che pareva di essere su una nave in tempesta. La paura mi assaliva ma continuavo a essere rassicurante spiegando che lo si sentiva così forte perchè eravamo al 14esimo piano. Volevo calmarli. Uno degli ospiti era seduto di fronte al muro, dove era appeso un quadro, che si muoveva fuorisoamente. Ho avuto paura che potesse cadere sulla sua testa. Il mio ospite ha detto: «È come l'11 settembre, deve essere stato così l'attacco alle Torri Gemelle».
La stanza si affaccia sulla baia di Tokyo. Dalla cima di uno dei grattacieli vicino alla baia, alto più o meno venti piani, si vedeva del fumo che usciva. Ho pensato al terremoto di Osaka che nel 1995 ha ucciso più di 5 mila persone. In quel momento ho soltanto sperato che l'edificio dell'Asahi reggesse. A quel punto è entrato il mio caporedattore, il quale con molta calma ha detto: è il caso di aggiornare l'incontro. Mentre vi scrivo questa breve corrispondenza sento ancora le scosse. Sono scesa per accompagnare i miei ospiti in strada ma mi sono reso conto che l'intera rete dei trasporti di Tokyo, che ha 12 milioni di abitanti, è rimasta bloccata.
Due ore dopo ho guardato ancora dalla finestra. C'era una nuvola che avvolgeva la città come se dovesse piovere. Tutto il cielo sopra la baia di Tokyo era avvolto da una nuvola nera. Ma non era una nuvola. Era il fumo della raffineria esplosa nella penisola Boso, a dieci chilometri dalla baia.
Il fuoco della raffineria è immenso, i pompieri tentano di spegnere le fiamme dal mare. Lo tsunami ha colpito la terra per cinque chilometri, dicono le prime notizie. Ecco, mi fermo, ecco un'altra scossa. E' passata, riprendo a scrivere. La Tv dice che dobbiamo aspettarci un nuovo tsunami che potrebbe essere addirittura più forte. E' terribile guardare le notizie. Adesso è notte fonda. Abbiamo visto una macchima trascinata via con le luci ancora accese. Vuol dire che c'era della gente nelle auto. L'elicottero del nostro giornale si è levato in volo. La Tv continua a trasmettere immagini dall'alto. Mostra una signora svenmtolare un lenzuolo dall'alto. I telegiornali NHK mostrani le strade di Tokyo: sembrano file di rifugiati che camminano, le auto impazzite riempiono i viali. Da noi si è deciso che i dipendenti rimarranno tutta la notte in ufficio.
La metropolitana ricomincia a funzionare. Un mio collega però è tornato indietro dicendo che non si può nemmeno entrare. Arriva la noizia che sulla costa di Myiagi sono stati ritrovati 300 corpi senza vita. Ma tutti hanno paura che il numero sia destinato ad aumentare.
Satomi Ono