I 150 anni dell'Esercito italiano

A Torino, cerimonia alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. La storia, i valori, i reparti, le missioni, i caduti.

04/05/2011
Il Capo di Stato maggiore dell'Esercito, generale Giuseppe Valotto (foto di Paolo Siccardi/Sync).
Il Capo di Stato maggiore dell'Esercito, generale Giuseppe Valotto (foto di Paolo Siccardi/Sync).

Ha l’età del Paese, né più né meno: anche l’Esercito italiano compie 150 anni. L’atto di nascita è stato rievocato giorni fa nell’attuale Prefettura di Torino. Alla presenza del capo di Stato maggiore, il generale Giuseppe Valotto, Adolfo Fenoglio, un attore del Teatro Stabile del capoluogo piemontese ha interpretato l’allora ministro della Guerra, Manfredo Fanti, nell’atto di firmare (accadde il 4 maggio 1861) il documento con cui l’Armata sarda divenne l’Esercito italiano. «Da quel momento», ha detto il generale Valotto, «i nostri reparti rappresentano tutto il Paese con giovani, motivati, che vengono da ogni sua parte».

Ma la storia del nostro Esercito ha alle spalle secoli. Tra le date più significative (e antiche) spicca quella del 18 aprile 1659, quando il duca Carlo Emanuele II di Savoia, volendo disporre di militari addestrati e pronti all'impiego, indice un bando per il reclutamento di 1.200 uomini da inquadrare in un reggimento detto "delle Guardie". Questo evento segna il passaggio dalle milizie di ventura alle unità permanenti, organismi propri dello Stato. Il reggimento "delle Guardie" è, dunque, il primo reparto permanente d'Europa, precursore dell'attuale esercito di professionisti.


Mezzi blindarti e corazzati a Torino, durante le celebrazioni dei 150 anni dell'Esercito, in piazza Castello, a Torino (foto di Paolo Siccardi/Sync).
Mezzi blindarti e corazzati a Torino, durante le celebrazioni dei 150 anni dell'Esercito, in piazza Castello, a Torino (foto di Paolo Siccardi/Sync).

Il Regio Esercito italiano combatte durante la Terza guerra d’indipendenza, la Prima e la Seconda guerra mondiale. A partire dal 1946, ricostituito secondo i dettami della Costituzione repubblicana, l'Esercito italiano  partecipa alle operazioni di soccorso delle popolazioni colpite da calamità naturali, come i terremoti del Friuli (1976), dell’Irpinia (1980) e dell’Abruzzo (2009).

Fornisce, inoltre, un notevole contributo alle forze di polizia per il controllo del territorio e per il presidio di obiettivi sensibili, specialmente dopo l’11 settembre 2011. Un numero crescente di militari italiani, infine, è impegnato in missioni all’estero sotto l’egida dell'Onu e della Nato, oppure inquadrati in  forze multinazionali, come in Libano (1982), Namibia (1989), Albania (1991), Kurdistan (1991), Somalia (1992), Mozambico (1993), Bosnia (dal 1995), Timor Est (1999), Kosovo (dal 1999), Congo (2001), Sudan (2003), Afghanistan (dal 2002), Irak (2003) e, nuovamente, in Libano, dal 2006.

Sospeso il servizio militare obbligatorio (la cosiddetta “leva”) a partire dal primo gennaio 2005, l’Esercito italiano è composto soltanto più da professionisti. Oggi conta circa 108.000 effettivi. Dieci le brigate maggiormente impiegate: la brigata paracadutisti Folgore, la brigata bersaglieri Garibaldi, le brigate alpine Taurinense e Julia, la brigata corazzata Ariete, la brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli, la brigata aeromobile Friuli, le brigata meccanizzate di fanteria Sassari, Aosta e Granatieri di Sardegna. Accanto ad esse, vanno ricordati altre unità di comando e di supporto. Discorso a parte merita l’aviazione dell’Esercito, con i suoi elicotteri da trasporto e da combattimento (i Mangusta A-129). 


Un reparto di Bersaglieri, a Torino, corre da Palazzo Reale verso il palco delle autorità, in Piazza Castello, durante la festa dei 150 anni dell'Esercito italiano (foto: Paolo Siccardi/Sync).
Un reparto di Bersaglieri, a Torino, corre da Palazzo Reale verso il palco delle autorità, in Piazza Castello, durante la festa dei 150 anni dell'Esercito italiano (foto: Paolo Siccardi/Sync).

La festa ufficiale dell'Esercito italiano è stata organizzata il 4 maggio, ancora a Torino, nella centralissima piazza Castello, tra Palazzo Reale e Palazzo Madama, presenti il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (applaudito da tutti), e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa (contestato da numerose persone).  E' stato anche un momento di cordoglio, per ricordare pubblicamente i caduti del 2010.  In occasione della cerimonia militare, infatti, il Capo dello Stato ha consegnato onorificenze ai familiari del capitano Alessandro Romani, del sottotenente Mauro Gigli, del sergente maggiore Massimiliano Ramadù, del caporal maggiore capo scelto Pierdavide De Cillis, del caporal maggiore scelto Gianmarco Manca, del caporal maggiore scelto Luigi Pascazio, del caporalmaggiore scelto Francesco Vannozzi, del caporal maggiore scelto Sebastiano Ville e del primo caporal maggiore Marco Pedone.

Alla bandiera di guerra dell'Esercito italiano, inserita nei ranghi della Brigata di formazione schierata in piazza Castello, è stata conferita inoltre la medaglia d'oro al merito civile per l'impegno dei militari in occasione del terremoto in Abruzzo, nel 2009. La bandiera del 9/o Reggimento paracadutisti d'assalto «Col Moschin» è stata insignita della decorazione di cavaliere dell'Ordine militare d'Italia.

Alberto Chiara
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