26/07/2010
Herat, 25 luglio: alcuni insorti afghani mentre stanno per abbandonare le armi, nell'ambito del progetto di riconciliazione e di reinserimento promosso dal presidente Hamid Karzai (foto Ansa). Ma le ostilità proseguono.
Si tratta di 92 mila documenti, per lo più rapporti redatti dai servizi segreti americani tra il 2004 e il 2009. Descrivono stragi di civili, militari stranieri della coalizione caduti per “fuoco amico” e il doppiogioco dell’intelligence pachistana, da sempre sospettata di appoggiare gli insorti, telebani in primo luogo. Il sostanziale fallimento delle operazioni militari in Afghanistan è raccontato da Wikileaks, il sito online dell’australiano Julian Assange, ripreso in prima pagina da tre giganti dell’informazione mondiale: il quotidiano americano New York Times, il settimanale tedesco Der Spiegel e il quotidiano inglese The Guardian.
Le note degli 007 ricostruiscono gli sforzi dei servizi segreti di Islamabad per gestire le reti di attentatori suicidi e puntano i riflettori sul ruolo dell’Iran che fornirebbe agli insorti afghani aiuti in denaro, armi e addestramento, ma gettano luce anche su altri aspetti, dalla guerra “coperta” delle forze speciali che hanno il compito di dar la caccia ai leader ostili per «ucciderli o catturarli» senza processo, all’insabbiamento delle prove che i talebani hanno acquisito letali missili terra-aria.
Un capitolo del dossier riguarda i civili colpiti dalle forze della coalizione: nei rapporti c’è traccia di 144 casi. Secondo le stime ufficiali, 195 persone inermi sono rimaste uccise e 174 ferite nel corso di incidenti di questo genere, ma la cifra, scrive The Guardian, è probabilmente sottostimata. Alcuni incidenti sono stati provocati dai controversi raid aerei contro cui ha protestato il Governo afghano di Hamid Karzai; altri sono il frutto del fuoco aperto contro automobilisti o motociclisti disarmati da soldati occidentali che avevano paura di trovarsi di fronte a potenziali attentatori suicidi.
Washington ha condannato con forza la pubblicazione del materiale riservato. Quanto reso noto, ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama, il generale James Jones, intervenendo in prima persona, «può mettere a rischio la vita degli americani e dei nostri alleati, minacciando la nostra sicurezza nazionale». Indispettito anche l’ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti, Husain Haqqani, che ha definito «irresponsabile» la pubblicazione del materiale riservato. La Casa Bianca ha fatto comunque notare che il materiale copre un arco di tempo che va dal gennaio 2004 al dicembre 2009, sottolineando come l'arco di tempo coperto dai documenti preceda la nuova strategia per l'Afghanistan annunciata dal presidente Barack Obama.
Diversi commentatori hanno osservato come la divulgazione delle carte riservate, dall'indubbio valore politico, ricordi quanto avvenuto nel giugno 1971, quando il New York Times pubblicò una serie di articoli basata sui cosiddetti Pentagon Papers, ovvero sui documenti segreti del Dipartimento della difesa statunitense relativi all'impegno americano nel Sudest asiatico, dal secondo dopoguerra alla fine degli anni sessanta. In quelle carte, gli esperti militari di Washington sollevavano tra l'altro seri dubbi sull'autenticità dello scontro avvenuto nel Golfo del Tonchino, alla base dell'autorizzazione data dal Congresso americano all'intervento militare Usa in Vietnam.
Alberto Chiara