09/10/2010
Quando, nel 1961, si festeggiò il centenario dell’Unità d’Italia, Gianni Morandi aveva vent’anni e già era un esempio per quelli che lo seguivano come cantante. In tutti questi anni ha presentato programmi televisivi e, col varietà “Grazie a tutti”, ha ha vinto l’Oscar TV 2010: la Rai dunque non poteva fare scelta migliore affidandogli la conduzione del Sanremo numero 61. Quindi, tutti d’accordo.
Quello che lascia qualche dubbio è il modo con cui questo Festival è andato in porto. Dunque, ricapitoliamo: con colpevole ritardo e budget all’osso, la Rai decide di affidare la gestione del Festival a Gianni Morandi e all’ormai direttore artistico a vita Gianmarco Mazzi che - come l’antiinfluenzale, rispunta alla vigilia di ogni Festival - è legato a Morandi perché figlio del suo dentista, e da Gianni è stato “lanciato” nel mondo della musica. Poi, la Rai, tanto per non correre rischi, richiama in servizio permanente effettivo Lucio Presta, che è stato praticamente responsabile degli ultimi due Festival, quello di Bonolis e quello della Clerici, due artisti che, non a caso, fanno parte della sua scuderia.
La scelta è motivata dal successo delle due edizioni, un successo di numeri, ma fatti salvi i conduttori, non certo di qualità. Dunque Presta, nato a Cosenza nel 1961, ex ballerino con Heather Parisi, torna a dominare sul festival che “osserva” dalla sua barca ancorata a Portosole e subito salta fuori il nome di Belen Rodriguez, un’altra sua assistita che, però, non è gradita alla Rai. Bisogna comunque precisare che Presta, oltre alla sua indubbia capacità di comunicare con le buone o con le cattive, ha nella sua scuderia mezza Tv italiana. Oltre a Bonolis e alla Clerici, infatti, gestisce Roberto Benigni, che all’occorrenza gli ha dato una mano a Sanremo; Paola Perego, la sua compagna, che ora conduce una trasmissione su Raidue; Mara Venier, risuscitata a “La vita in diretta”; la rediviva Lorella Cuccarini tornata in Rai a Domenica in; Maurizio Costanzo, che l’anno scorso ha condotto il question time quotidiano del Festival; e persino Sonia Brugarelli, moglie e preziosa collaboratrice di Paolo Bonolis. Più l’invisa Belen Rodriguez, che comunque non basta per condurre con Morandi tutto il Festival.
E allora che fa Presta-Richelieu? Si allea all’amato nemico Beppe Caschetto, (siciliano d’origine, classe 1957 ed ex funzionario della Regione Emilia Romagna) e “pokerizza” il cast con l’avvento di Elisabetta Canalis e di Luca Bizzarri e Luca Kessissogu, le due Jene di Italia 1. Fanno parte della scuderia di Caschetto Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Maurizio Crozza, Irene Bignardi, Enrico Bertolino, Fabio Volo, Neri Marcorè, Alessia Marcuzzi e Paola Cortellesi, nuovo acquisto di Zelig al posto della Incontrada.
Con questa potenza d’urto il gioco sembra fatto, ma c’è di mezzo sempre Belen, che la Rai preferirebbe non avere sul palco. Del resto se la Canalis è certo un’abile mossa per (cercare) di avere almeno in platea George Cloney, Belen Rodriguez fa correre il rischio di veder seduto in platea la mina vagante Fabrizio Corona, che è più “pericoloso” di Povia e del Trio con Pupo ed Emanuele Filiberto. La Rai traccheggia e allora entra in scena Gianmarco Mazzi che, sotto dettatura, manda una lettera al direttore di Raiuno dicendo che il gruppo abbandona il progetto. Neanche il tempo di riporre la busta che il TG1 la stessa sera proclama che tutto va bene nel migliore dei mondi. Ma non basta ancora, perchè il Consiglio di Amministrazione decide che la responsabilità di Sanremo è tutta del direttore di Raiuno e che quindi se la prenda lui. Cosa che accade puntalmente, e allora via ventre a terra.
Morale: il Sanremo numero sessantuno è presentato da Morandi ma è praticamente in mano a Caschetto e a Presta, che dovranno gestire il non pingue budget, magari chiedendo un sacrificio ai loro assistiti.
Tutto a posto? Apparentemente. Io sono un ammiratore delle Jene, ma se loro vanno al Festival per esser sé stessi allora la frittata è fatta, perché i cantanti, che poi sono i veri e sciagurati protagonisti al Festival, non amano frizzi e lazzi. Ne sa qualcosa Iva Zanicchi che, sbeffeggiata da Benigni due anni fa prima di cantare, fu praticamente buttata fuori da un pubblico influenzato dalla corrosiva filippica sulla sua canzone, tra l’altro assolutamente degna di miglior sorte.
In quanto a Belen, non credo che sia un pericolo tanto grande. Ha una copertura mediatica incredibile: da un anno è in video con i suoi spot per una compagnia telefonica, parteciperà a una delle nuove avventure del Commissario Montalbano, e sarà anche protagonista del cinepanettone Vacanze in Sudafrica. Un bel curriculum anche con l’ipotesi Corona. Insomma Il Festival è nato e se Mazzi non farà danni con la scelta delle canzoni, allora…viva il Festival!
Gigi Vesigna