25/02/2011
Il leader della Lega, Umberto Bossi, con il figlio Renzo indossano il berretto dei city angel's al termine dell' inaugurazione di una sede del Carroccio a Lonate Pozzolo, in provincia Varese,
Perfino in momenti come questi, con il mondo che fa acqua da tutte le parti, ogni tanto esce una notizia che mette in allegria. Non che conforti gli animi. Piuttosto, suona a conferma che in Italia la politica continua a oscillare fra il dramma e la farsa. Ma ci sono anche fatterelli che inducono a leggerezza di spirito, merce rara ai nostri tempi.
Si diceva giorni fa che la Lega ha problemi interni, tanto da farle disdire un accordo già preso con Lucia Annunziata. Lasciar sfogare i militanti su una rete nazionale come Raitre è parso un errore tecnico: in una fase “così delicata” per il governo, meglio limitarsi a Radio Padania Libera che gioca in casa e, fra le sue libertà, ha anche quella di tappare la bocca agli importuni. Senonché i giornali già parlavano di dissensi al vertice leghista, cui si doveva evidentemente mettere riparo. Ed ecco la deliziosa notiziola. A coordinare e controllare i tre maggiori organi della Lega, non solo la radio ma anche il quotidiano e Telepadania, sarà quel giovane pieno di esperienza, e soprattutto di autonomia, che si chiama Renzo Bossi. Non più Trota, come l’aveva definito papà, ma ormai Delfino a tutti gli effetti.
Beh: se si avesse il cattivo gusto di buttarla sul pesante, ci sarebbe anche da notare qualche incoerenza. La Lega, che si è sempre battuta contro il nepotismo, spazio ai meritevoli e non ai raccomandati, fa capire che scherzava. Per il figlio del Capo due tappe a velocità supersonica. Prima un posto da diecimila euro al mese in Consiglio regionale, dove però era uno fra i tanti. Ma champagne, subito dopo, con l’investitura a regista dell’informazione: un uomo solo al comando, come Fausto Coppi sul Ghisallo. D’ora in poi i ministri e parlamentari, i responsabili leghisti di Regioni e Comuni, i notabili in alto e in basso, i dissenzienti e consenzienti, se hanno qualcosa da dire devono scegliere. O si rassegnano a starsene zitti o telefonano al Delfino, che vede e provvede.
Renzo Bossi non è per niente antipatico. Non ha un’aria proterva, anzi è un ragazzo alla mano. Intervistato da Daria Bignardi se l’è cavata senza danni. Magari si può ricordare che, fino a ieri, il suo momento di maggiore fama era dipeso dalle bocciature alla maturità: ma neanche Einstein andava tanto bene a scuola. Unico rilievo, è figlio di papà. E papà adesso esige che la Lega parli con un’unica voce. La sua, di Bossi padre? Ma no, niente malignità. Sarà l’autorevole voce del figlio, forte di esperienza e autonomia.
Giorgio Vecchiato