04/02/2011
Il ritorno del barone. Andrea Lo Cicero, catanese, professione pilone. Non un pilone qualsiasi, il miglior numero 1 del campionato francese, secondo il Midi Olympique. Francia e Italia nel suo destino. Storie di alti e bassi. Otto anni fa, a Tolosa, un infortunio, le sofferenze, la depressione. E il ritorno in Italia, ripartendo dalla A2, prima di riprendere da Parigi (nel Racing) il discorso interrotto.
In Nazionale, dapprima protagonista, poi messo da parte da Nick Mallett, ora rientrato alla grande. Tanti traguardi già tagliati, nuovi obiettivi da perseguire, a 34 anni suonati.
Lo Cicero, se guarda dietro e vede i momenti bui che cosa pensa?
«Innanzitutto che era importante uscirne. E poi il modo in cui lo si può fare. In quei momenti sei solo, devi trovare la forza dentro te stesso. È come quando sei in mischia, in prima linea: fai parte di un gruppo, ma è come se fossi solo col tuo diretto avversario, a spingere, a lottare, a soffrire. C’ero abituato sui campi di rugby, mi è servito nella vita».
E se pensa al premio assegnato dai giornalisti francesi?
«Una gioia immensa, perché dimostra che valgo ancora tanto come giocatore. Un po’ come il ritorno in Nazionale, dopo alcuni problemi: un riconoscimento importante».
Sono le soddisfazioni più grandi?
«Forse in cima alle pur numerose soddisfazioni che la carriera mi ha regalato c’è la convocazione per la selezione dei Barbarians. Ricordo che per giorni mi guardavo attorno, senza vedere altro che fuoriclasse, australiani, sudafricani, neozelandesi, gente per cui nutrivo stima immensa. Se ero lì, insieme a loro, dovevo essermelo proprio meritato. Un invito coi Barbarians e pure una meta realizzata: esperienza incredibile».
Il massimo cui aspirare?
«In quel momento non vedevo di meglio: un sogno. Ma gli obiettivi non finiscono. Vorrei vincere qualcosa con la Nazionale e con il Racing, partecipare alla Coppa del mondo il prossimo anno. Poi si vedrà».
Ivo Romano