27/12/2011
Sta per iniziare la stagione dei saldi.
Eccoci di nuovo qui, passata la pausa natalizia, a fare i conti con lo spread: sale, risale, no, ecco che cala, sì sta calando, non che non cala, attenzione, adesso risale di nuovo. Lo spread, il differenziale tra il rendimento dei nostri titoli di Stato e i bund tedeschi, considerati la pietra di paragone (benchmark, per gli addetti ai lavori) della solididtà finanziaria, è diventato il barometro della nostra epoca. Gli italiani sanno che quando aumenta è foriero di tasse e di guai e vanno in depressione.
E a proposito di depressione, ci siamo in pieno, nel senso economico: l’Europa e l’Occidente non ne vogliono sapere di crescere, il Prodotto interno lordo continua a rimanere con tassi di prefisso telefonico. E’ chiaro che solo con le tasse non si va da nessuna parte. Il nuovo premier Monti lo sa. Finora però si è fatto punto o poco per sostenere la crescita dell'Azienda Italia. Incontrando i partiti prima della pausa natalizia, Monti aveva auspicato di poter chiudere la cosiddetta “fase due” in 90 giorni: con interventi «coraggiosi» sulle liberalizzazioni e interventi finanziari per far ripartire le opere pubbliche. E magari - secondo una voce circolata in questi giorni - anche un alleggerimento fiscale a favore dei redditi da lavoro. Solo facendo ripartire la crescita i mercati torneranno a considerare sostenibile anche il debito pubblico italiano.
E mentre i sindacati rimangono sul piede di guerra in nome di una manovra più equa, il ministro del Lavoro Elsa Fornero promette che non sarà la revisione dell'articolo 18 il punto dipartenza per le riforme in materia di occupazione. Sullo sfondo la gelata dei prezzi e dei consumi. Per Natale sono andati a picco: secondo l'Osservatorio nazionale Federconsumatori, si sono spesi 400 milioni in meno rispetto allo scorso anno. Ora si spera nei saldi, che stanno per partire in tutte le città d'Italia. Si comincia il due gennaio a Potenza e a Palermo. Roma, Milano e Firenze il cinque, alla vigilia dell'Epifania. Secondo le stime di Confcommercio ogni famiglia spenderà 403 euro in capi di abbigliamento e altri prodotti.
Francesco Anfossi