28/02/2012
In questa immagine (e nella copertina del servizio) l'intervento della polizia per sgomberare i manifestanti No Tav dall'autostrada della Val Susa (fotografie di Carlo Ravetto).
Sembra non finire mai la protesta dei No Tav valsusini dopo l’allargamento dei confini del cantiere della Maddalena a Chiomonte e il tragico volo da un traliccio di Luca Abbà, il trentasettenne di Exilles, scaraventato a terra da 15 metri da una violenta scarica elettrica e ricoverato in gravi condizioni al Cto di Torino.
Alcune centinaia di manifestanti hanno resistito tutta la notte sull’autostrada A32, all’ingresso di Chianocco, costringendo alla chiusura il tratto tra Avigliana e Susa. Conseguenza: code di Tir fermi lungo le statali e traffico intenso, pesante e leggero, in mezzo ai paesi e lungo le arterie alternative alla Torino-Bardonecchia. Disagi anche per i molti pendolari che ogni giorno si riversano in città, costretti a ritardi e disagi.
Ancora un'immagine della protesta dei No Tav valsusini (foto di Carlo Ravetto).
I manifestanti ieri sera apparivano determinati, nonostante la temperatura di qualche grado inferiore allo zero: “Andremo su, in alta valle, per bloccare l’autostrada anche lì, ed impedire il cambio turno degli agenti di polizia impegnati a presidiare il cantiere di Chiomonte e a tener d’occhio i blocchi stradali”, dicevano i manifestanti. Mentre su Facebook, Twitter e via Sms partiva a un intenso tam tam telematico: “C’è bisogno di gente in autostrada per continuare il blocco”. Così, in serata, non sono mancati momenti di tensione al momento del cambio di turno delle forze dell’ordine che presidiano la zona che, per per aprirsi una via, hanno dovuto ricorrere a lacrimogeni e idranti. Il blocco che i manifestanti avevano realizzato in alta valle, all’altezza di Salbertrand, veniva così rimosso, fortunatamente senza feriti
(Ansa).
All’alba di martedì 28 la situazione non cambiava. Ancora centinaia di persone bloccavano lo svincolo di a Chianocco. Ma, poco prima di mezzogiorno, sul posto giungevano almeno mille tra poliziotti, carabinieri e finanzieri in tenuta antisommossa con gli idranti per sgombrare i manifestanti e riaprire l’autostrada al transito. Per quasi tre ore No Tav e forze dell’ordine si sono fronteggiate: con getti d’acqua d’idrante i manifestanti venivano allontanati e il blocco sull’autostrada rimosso. I dimostranti arretravano abbandonando il presidio mentre una ruspa che ha rimosso la barricata. Ma subito dopo decine di No Tav, a braccia alzate, si sono riavvicinati all’autostrada. Poi sono state le forze dell’ordine ad abbandonare il campo e a consentire ai manifestanti di “riconquistare” il terreno, bloccando nuovamente lo svincolo di Chianocco.
(Ansa).
Al momento, quindi, continuano i blocchi sulla viabilità valsusina. La protesta non accenna a diminuire anche se è proprio di queste ore un commento del presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta che si dice preoccupato, “in termini umani sono preoccupato per le condizioni di salute di Luca Abbà. Ma credo che non possa essere considerato un eroe. Ha avuto un incidente, e mi impensierisce che questo incidente possa essere strumentalizzato per alzare la tensione”.
(Ansa).
Non vorrei - ha aggiunto Saitta - che l’episodio possa essere usato per sostenere che bisogna smilitarizzare la valle. Finora le forze dell’ordine si sono comportate con prudenza, dimostrando grande capacità di evitare lo scontro e anche di sopportare. E’ evidente che c’è una ricerca non troppo nascosta di un incidente da poter strumentalizzare. Ma viviamo in uno stato di diritto, in una democrazia, e non può prevalere una minoranza sulle decisioni della maggioranza”. Intanto sulle tensioni dovute alle proteste No Tav è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, secondo il quale «i lavori per la galleria dell'Alta Velocità in Val Susa sono in corso e devono continuare nel modo migliore, secondo i piani previsti».
(foto Di Carlo Ravetto).
Intanto, sui fatti di questi giorni, interviene anche don Ettore De Faveri, direttore del settimanale diocesano La Valsusa, che invoca “il dialogo ad ogni costo per evitare spirali di violenza.
Ancora una volta, nel volgere di poche ore in Val Susa – commenta don De Faveri - si è rivisto un film già a tutti noto. E tutti vuol dire proprio tutti, l’Italia e il mondo, perché oramai la Tav valsusina è una notizia da prima pagina. Apre tutti i telegiornali. Sabato pomeriggio una civilissima manifestazione, da Bussoleno a Susa, dunque nel cuore della Valle, aveva detto tutto il suo no all’opera. Che non è più un no superficiale, di pelle, ma profondo, radicale. La vecchia questione del “cortile” (non nel mio cortile, nimby) non è più la ragione di fondo. Almeno cinquantamila persone avevano “invaso” la piccola Susa senza creare problemi di ordine pubblico. Tanto per dire qual era il clima di rispetto, quelli che Piazza Italia già Savoia poteva raccogliere manifestavano in piena libertà e appena dietro il portone della cattedrale i fedeli pregavano in piena libertà nella messa prefestiva, per nulla disturbati. Non era dunque alle viste Barbarossa, che pur mise a ferro e fuoco la città”.
(Ansa).
Già in quel momento, però, si intuiva che qualcosa poteva cambiare nel
giro di poche ore. E nella stessa sera “correvano voci” che “nella notte
o all’alba di lunedì poteva iniziare “l’operazione Maddalena”, cioè
l’occupazione dei terreni per completare il cantiere di Chiomonte. E
così è stato ed è lì che è avvenuto un gravissimo incidente. Un giovane
valsusino, Luca Abbà del Cels, da sempre strenuo No Tav, arrampicatosi
su di un traliccio dell’alta tensione, cadeva da quindici metri. Subito
le sue condizioni sono apparse gravissime. Quello che tutti temevano,
era dunque successo. Luca era trasportato al Cto di Torino, mentre in
Valle si scatenava la rabbia, la protesta del popolo dei no tav. Strade
statali e autostrada occupate. E poi reazioni, proteste in tante città
italiane. Perché la lotta dei “No Tav” valsusini ha oramai la geografia
di tutta l’Italia e chi pensa ancora di “chiuderla” dentro la Valle, non
ha proprio capito nulla”.
(Ansa).
“Insomma – conclude il direttore de La Valsusa - siamo di nuovo dentro a
un clima pesante. Tira davvero una brutta aria. Il timore è che si sia
entrati in una spirale di violenza da cui sarà difficile uscirne.
Purtroppo ancora una volta abbiamo l’impressione che questo sia davvero
un dialogo tra sordi. Che i vecchi tavoli, vedi quello dell’Osservatorio
non bastano più. Certo si può lasciare tutto nelle mani della Polizia,
del prefetto. Come dire: fate le vostre marce, noi facciamo i nostri
sgombri. Ma è una strada sbagliata, senza una via di uscita. Se non
quella di un clima di militarizzazione, da una parte, e, dall’altra, di
una guerriglia permanente. Bene ha detto allora il ministro degli
Interni, Anna Maria Cancellieri: dopo questi fatti, bisogna riflettere e
cercare il dialogo. Non è solo una strada maestra. È l’unica strada
possibile. Percorrerla fino in fondo è un dovere di tutti”.
Bruno Andolfatto