10/03/2012
Venerdì 9 marzo: una manifestazione No Tav blocca il traffico ferroviario in entrata e in uscita dalla stazione Porta Nuova di Torino. Foto di Alessandro Di Marco/Ansa.
Quattordici domande e quattordici risposte per spiegare i motivi che hanno spinto il governo Monti a confermare la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità (e ad alta capacità merci) Torino-Lione. Palazzo Chigi sfida proteste e contestazioni con la forza degli argomenti mettendo on line un articolato dossier (http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/TAV/domande_risposte.pdf). Il tutto è stato realizzato per fare il «punto sull'opera, con informazioni e documenti sullo stato dei lavori, le questioni tecniche».
«La decisione di realizzare tempestivamente l'opera - si legge - è stata presa il 2 marzo. Il Governo ha riesaminato il progetto con "spirito aperto" e non tenendo conto degli impegni presi dai governi precedenti. Tutti gli 87 comuni francesi e la stragrande maggioranza di quelli italiani non si sono opposti all'opera», puntualizza, poi, il documento messo a punto dal Governo sulla Tav Torino-Lione. «I comuni italiani contrari sono circa una dozzina ma, se si considerano quelli direttamente interessati dalla realizzazione di tratte in superficie e/o cantieri - prosegue - sono solo due le amministrazioni esplicitamente contrarie (Chiusa San Michele e Sant'Ambrogio di Torino - 6.500 abitanti). C'è stata attenzione alle richieste del territorio. Lo dimostra il fatto che l'opera sia stata riprogettata ascoltando le esigenze di tutti i comuni interessati, tra cui alcuni direttamente coinvolti da cantieri o da opere in superficie (Chiomonte e Susa)».
«L'Osservatorio ha compiuto un lungo percorso, faticoso e complesso, alla ricerca di una soluzione concordata e condivisa, affrontando prioritariamente il tema dell'opportunità e delle modalità di realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione e raggiungendo un accordo tra i diversi rappresentanti», si legge ancora nel documento. «Il 28 giugno 2008 è stato sottoscritto l'Accordo di Pra Catinat, nel quale sono esplicitati gli impegni presi dai diversi attori del progetto, in corrispondenza dei quali si è deciso di avviare la progettazione preliminare dell'intera tratta in territorio italiano dell'opera. Il risultato è un progetto preliminare che rappresenta il primo esempio nella storia italiana di progettazione partecipata e discussa di una grande infrastruttura».
Un Tgv, un treno francese ad alta velocità. Foto di Francois Nascimbeni/AFP/Getty Images
«Si dimezzano i tempi di percorrenza per i passeggeri», esemplifica
il documentom del Governo: «da Torino a Chambery si passa da 152 minuti a
73; da Parigi a Milano da 7 a 4 ore, mentre si realizza un'importante
incremento della capacità nel trasporto merci (portata da 1.050 a 2.050
tonnellate e lunghezza fino a 750 metri per treno) con costi di
esercizio quasi dimezzati. Il miglioramento del servizio ferroviario
potrà consentire la sensibile riduzione del numero di camion su strada
(circa 600.000/anno) nel delicato ambiente alpino».
«Il progetto non genera danni ambientali diretti ed indiretti. L'impatto
sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori
sia per il rapporto della vita delle comunità locali e dei territori
attraversati è assolutamente sostenibile». Ampio spazio è inoltre
dedicato dal Governo al capitolo delle compensazioni
al territorio: «Come segno di attenzione nei confronti delle comunità
locali coinvolte dal progetto, il prossimo Cipe stanzierà 20 milioni di
euro, che rappresentano la prima tranche di 300 milioni di euro relativi
all'intesa quadro tra governo nazionale e Regione Piemonte, che dà
corpo all'accordo di Pra Catinat. Inoltre, sono previsti 135 milioni di
euro di opere compensative per il territorio».
Una delle obiezioni più diffuse (e sensate) è stata condensata
nell'ottava domanda: «C’era davvero bisogno della nuova linea Torino
Lione, visto il calo del traffico sulla direttrice storica del Frejus?».
«Allo stato attuale», replica il documento di Palazzo Chigi, «il
collegamento italo-francese è una linea di montagna, che costringe i
treni ad una salita di 1250 metri di quota con sovracosti esorbitanti,
che passa attraverso una galleria dove non entrano i containers oggi in
uso per il trasporto merci. E’ dunque una linea fuori mercato. I flussi
di interscambio Italia-Francia nel quadrante Ovest (da Ventimiglia al
Monte Bianco) sono stati negli ultimi dieci anni costanti in quantità
(fra 38 e 40 milioni di tonnellate) ed in valore (circa 70 miliardi
d’interscambio). Questi valori sono superiori (110%) a tutti quelli che
interessano la Svizzera. Ma mentre in questo quadrante (italo-elvetico)
la ferrovia intercetta il 63% del traffico, nel quadrante italo-francese
non arriva al 7%».
«La linea storica del Frejus - scrive il Governo italiano - è come una
macchina da scrivere nell’era del computer: un servizio che nessuno
richiede più. Bisogna dunque creare una nuova infrastruttura che
soddisfi la domanda di merci e persone. Le esigenze di un moderno ed
efficiente trasporto merci, nel quale la componente privata assume un
ruolo sempre crescente, non rendono possibile l’utilizzo della capacità
esistente sulla linea storica Torino-Modane; dato l’obiettivo di
favorire in ogni modo il riequilibrio modale tra gomma e ferro, è
necessario realizzare il nuovo valico ferroviario ed il nuovo tratto
ferroviario. In estrema sintesi, posto gli obiettivi del riequilibrio
modale sull’arco alpino, si rende necessario favorire l’utilizzo della
ferrovia ad una velocità e ad un costo che il mercato possa ritenere
soddisfacente, condizioni queste che l’attuale ferrovia tra Torino e
Modane non è in grado di assicurare».
A cura di Alberto Chiara