28/01/2012
Il cantiere della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione a Chiomonte. Foto: Paolo Siccardi/Sync.
Dopo le tensioni dell’estate, il clima sociale e politico in Valle di Susa sembrava essersi “raffreddato”, aiutato dal sopraggiungere dei rigori dell'inverno alpino. Gli scontri del 27 giugno, ma soprattutto quelli di domenica 3 luglio, nei
paraggi del cantiere Tav della Maddalena di Chiomonte parevano destinati agli archivi o, al massimo, a esere ricordati dai bilanci di fine anno redatti dai giornali. La valle era tornata alla vita di sempre, con qualche
sporadica scaramuccia del movimento No Tav, con gli abitanti di
Chiomonte per lo più indifferenti da una vicenda da cui paiono
appena sfiorati (il cantiere è ad alcuni chilometri dall’abitato,
sull’altro versante della valle).
Gli unici ad essere coinvolti, erano e sono gli agricoltori che coltivano le vigne dell’Avanà (pregiato vino
della zona), costretti ad esibire il documento di identità ai
poliziotti al passaggio, con i loro trattori, lungo la strada che
porta proprio al cantiere. Tra questi anche il sindaco del paese,
Renzo Pinard, schierato col centrodestra, che a suo tempo aveva
promesso di dimettersi in caso di militarizzazione del territorio
salvo poi ripensarci quando, a rinforzare la difesa del cantiere
della Maddalena, sono arrivati gli Alpini della Taurinense, con tanto
di tank e mezzi corazzati.
Un momento degli scontri dell'estate 2011. Foto Paolo Siccardi/Sync.
Stappato lo spumante di Capodanno, è però bastato attendere poco più di due settimane perché, in valle di Susa, si accendesse la miccia della protesta. A riscaldare animi e clima, i 26 arresti all’alba di giovedì 26 gennaio, in diverse città d’Italia: Torino, Asti, Milano, Trento, Palermo, Roma, Padova, Genova, Pistoia, Cremona, Macerata, Biella, Bergamo, Parma, Modena e anche in una località della Francia. Tra questi “soltanto” 3 valsusini: un consigliere comunale di Villar Focchiardo (Guido Fissore), un barbiere di Bussoleno (Mario Nucera), un leader del centro sociale di Askatasuna residente a Bussoleno (Giorgio Rossetto).
Fin dai primi minuti seguenti al blitz, giovedì, è partito il tam tam dei “movimentisti”: sms, social network, siti internet. Con un primo appuntamento proprio nel piccolo paese di Villar Focchiardo, davanti alla casa di Guido Fissore. Poi, nel pomeriggio del 26 gennaio, altro raduno in un piccolo centro, Vaie, dove diverse persone si sono ritrovate nel presidio No Tav battezzato “Picapera” (così vengono chiamati in dialetto piemontese, gli scalpellini). Di fronte a un nutrito gruppo di giornalisti e di militanti No Tav, non sono stati usati mezzi termini.Alberto Perino, uno dei leader della protesta ha parlato di “operazione di chiaro stampo fascista anche se a condurla è stato il Procuratore Gian Carlo Caselli. E mentre, in Italia, «Cosentino è libero, i No Tav vengono messi in galera. Ma» – ha concluso –la valle non si fa arrestare e giudicare».
Un'immagine scattata nell'estate 2011 del cantiere di Chiomonte, presidiato dalle Forze dell'ordine e dagli alpini della Taurinense. Foto: Paolo Siccardi/Sync.
E proprio “La valle non si arresta” era lo striscione che, la sera di giovedì 26 gennaio, ha aperto il corteo di 4 mila persone che hanno marciato lungo le vie di Bussoleno, partendo dalla bottega di Mario Nucera, il barbiere arrestato. Tante fiaccole accese, slogan, e parole forti nei confronti del Governo e della Magistratura. Sabato 28 gennaio, altro appuntamento: la manifestazione No Tav, nel centro di Torino, per solidarizzare con gli arrestati. Partenza alle 14,30, da piazza Carlo Felice, di fronte alla stazione ferroviaria di Porta Nuova. Arrivo in piazza Castello. La tensione è alta così come il rischio di episodi di guerriglia urbana.
Lunedì 30 gennaio, invece, a Roma il Ministro dei Trasporti della Francia e il viceministro italiano alle infrastrutture Mario Ciaccia, firmano il nuovo trattato internazionale per la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. La firma segue l'accordo dello scorso 20 dicembre con il quale i due Paesi hanno deciso di dar vita a una società italo-francese per la direzione strategica e operativa della Tav
e per la quale sono previsti 8,2 miliardi di euro d'investimenti.
Il fronte dei No Tav, infine, ha già annunciato per metà febbraio una manifestazione in Valle di Susa con la chiamata a raccolta, proclama Alberto Perino “di tutte le Resistenze” sparse in Italia.
Bruno Andolfatto
A cura di Alberto Chiara