28/01/2012
Il vescovo di Susa, monsignor Alfonso Badini Confalonieri. Foto di Paolo Siccardi/Sync.
«Sento di dover
esprimere il mio profondo rammarico per le violenze che si sono
verificate. Richiamo le persone di buona volontà a lasciare ogni
metodo violento e a ritrovare nel dialogo l’unico modo “umano”
di vita civile». Sono le parole con cui il vescovo di Susa, monsignor Alfonso Badini Confalonieri, nel mese di luglio, commentava sul settimanale diocesano La
Valsusa, gli scontri avvenuti intorno al cantiere per il cunicolo
esplorativo della Maddalena, a Chiomonte.
Intorno alla questione
Tav, in questi anni, si è acceso un vivace dibattito all’interno
del mondo cattolico. E, nel movimento che si oppone alla costruzione
della linea per il treno veloce, si è costituito un gruppo chiamato
“cattolici per la vita della valle” che, prima degli scontri,
proprio alla Maddalena aveva costruito un pilone votivo con i volti
dei santi e una raffigurazione della Madonna del Rocciamelone.
Un’iniziativa che già allora aveva fatto discutere e che aveva
sollevato alcune perplessità tra chi, nel popolo dei credenti
valsusini, aveva contestato l’utilizzo di simboli religiosi per
manifestazioni di taglio politico.
Ed era ancora il vescovo
di Susa a fine luglio a dichiarare a Famiglia Cristiana che «il
dialogo è un imperativo per un cristiano. La Chiesa non ha il
compito di dire se fare o non fare la ferrovia, se andare a cavallo o
a piedi. Ha il compito di annunciare la salvezza portata da Cristo
incarnata in alcuni valori intramontabili, tra cui la giustizia e la
difesa della dignità dell’uomo. Assolutizzare le ragioni del sì o
quelle del no ci porta fuori da una logica evangelica».
Don Ettore De Faveri. Foto di Paolo Siccardi/Sync.
Ma gli arresti di giovedì 26 gennaio che cosa cambiano nel panorama valsusino? Gli sviluppi per ora sono difficili da prevedere. Di certo, commenta il direttore de La Valsusa, don Ettore De Faveri, «l’azione della Magistratura non mette in discussione il movimento No Tav valsusino ma lo obbliga a una profonda riflessione sui suoi comportamenti di contestazione dell’opera».
A cura di Alberto Chiara