26/01/2012
Un'immagine della Questura di Torino. L'operazione contro i No Tav violenti che si sono distinti negli scontri del 27 giugno e del 3 luglio 2011 è frutto di indagini durate sei mesi. Foto: Giulio Lapone/Sync.
L'operazione è frutto di sei mesi di indagini condotte dalla Digos di Torino. All'alba di giovedì 26 gennaio sono state eseguite 41 misure cautelari
nei confronti di attivisti No Tav per gli scontri avvenuti il 27 giugno e il 3 luglio attorno a Chiomonte, in Val di Susa, in cui vennero feriti 200 agenti delle forze dell'ordine.
Le
ordinanze sono state emesse dalla Procura di Torino e coinvolgono
esponenti del movimento che si oppone alla costuzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità non solo a Torino ma molte città Italiane, da
Trento a Palermo: 25 sono provvedimenti di custodia cautelare in
carcere, 15 misure dell'obbligo di dimora, 1 provvedimento di custodia
cautelare ai domiciliari e 1 divieto di dimora nella provincia di
Torino, quest'ultimo a carico di una francese.
Alcuni degli arrestati nel corso dell'operazione contro le violenze No Tav. Foto: Giulio Lapone/Sync.
In Questura e a Palazzo di Giustizia hanno
sottolineato che le ordinanze di custodia (emesse dal Gip, Federica Bompieri,
su richiesta del Procuratore aggiunto di Torino, Andrea Beconi) sono «un'operazione chirurgica contro gli
autori delle violenze». Per questo, dopo la resistenza a pubblico ufficiale, le
lesioni e il danneggiamento in concorso, non sono stati contestati reati
associativi.
L'operazione è scattata nelle province di Torino, Asti, Milano,
Trento, Palermo, Roma, Padova, Genova, Pistoia, Cremona, Macerata, Biella,
Bergamo, Parma e Modena; nella rete, inoltre, sono finiti due personaggi (uno
di Torino, l'altro di Pistoia) con un passato di militanza in organizzazioni
terroristiche. Solo tre risiedono in Valle di Susa. Tra essi, uno è un consigliere
comunale di Villar Focchiardo (Torino), Guido Fissore, 67 anni, pensionato,
espressione di una lista civica No Tav, l'altro è un barbiere, Giorgio
Rossetto, esponente di un «comitato di lotta popolare» di Bussoleno.
Un'immagine della Questura di Torino. L'operazione contro i No Tav violenti che si sono distinti negli scontri del 27 giugno e del 3 luglio 2011 è frutto di indagini durate sei mesi. Foto: Giulio Lapone/Sync.
«Cosentino è libero, i No Tav in galera»: ha detto in una conferenza stampa indetta nel
pomeriggio del 26 gennaio a Vaie
(Torino), il leader del movimento No Tav, Alberto Perino, dando sfogo all’indignazione
sua e di molti attivisti che l’hanno applaudito. «Questa operazione poliziesca
di marchio fascista - ha aggiunto Perino - anche se porta la firma del
procuratore Caselli è stata fatta non tanto per il movimento No Tav ma per
l'Italia, per tutti quelli che in questo momento alzano la testa: per i
camionisti, per i tassisti, per i pescatori, per i sardi e per tutti gli
altri».
Secondo il leader dei No Tav, «si è trattato di un'operazione mediatica
nei nostri confronti per dividere il movimento in buoni e cattivi e per colpire
la protesta sociale che sta dilagando in tutta Italia. Il governo Monti - ha
concluso - ha voluto dare un messaggio contro chiunque voglia contestare questa
manovra».
Gli arresti non sono diretti contro la Valle di Susa o il movimento No Tav, ha detto il procuratore capo della Repubblica a Torino, Gian Carlo Caselli, spiegando che solo tre sono i valsusini destinatari di una misura restrittiva. «Sbaglia - ha affermato - chi vuole leggere in questa indagine qualcosa contro la Valle, il movimento No Tav e le legittime manifestazioni di dissenso che restano nei limiti della legge. I soggetti che abbiamo individuato sono autori, a nostro avviso, di specifici episodi di reato».
«Il terrorismo non ha niente a che vedere con i fatti pur gravi di cui ci
stiamo occupando», ha ancora aggiunto Gian
Carlo Caselli, illustrando l'inchiesta sugli incidenti della scorsa estate in
Val di Susa.
L'indagine si è concentrata - è stato spiegato - su diverse «aree», da
quella anarco-insurrezionalista a quella dei centri sociali, e la presenza di
«alcuni stranieri» nei giorni degli incidenti dimostra, a giudizio di Caselli,
che «si è formato in quel periodo un crocevia, un punto di coagulo di forze
diverse».
La Procura di Torino sta approfondendo anche le denunce presentate da alcuni esponenti del movimento No Tav per episodi di violenza che avrebbero subito da parte di esponenti delle forze dell'ordine. «Stiamo trattando tali denunce - ha spiegato Caselli - Per tutte dobbiamo vedere se esistono elementi di eventuale responsabilità riconducibili a fatti penalmente rilevanti. Se questi verranno accertati - ha concluso - perseguiremo i responsabili indipendentemente da chi essi siano».
Alberto Chiara