03/01/2011
Il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano.
Il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, è per noi l'italiano dell'anno perché è il volto della Chiesa che ci piace. Anzi, piace alla gente. Credenti e non credenti. Una "Chiesa col grembiule" e "maestra di umanità", che si fa carico delle sofferenze e speranze degli uomini d'oggi. Vicina a chi ha il "cuore ferito", ma anche scomoda, nel nome del Vangelo. Presenza "profetica" in una società indifferente. E, moralmente, narcotizzata.
Una Chiesa che non si arrocca nei sacri palazzi, nella cura di di propri "orticelli". Ma dialoga con tutti. Premurosa verso gli ultimi della società, per dare voce a chi non ha voce, discriminato per il colore della pelle o per un diverso credo religioso. Pazienza se la difesa della dignità umana ha un prezzo. E se rivendicare il diritto alla preghiera per i musulmani scatena grevi insulti: da "cattocomunista" a "imam di Kabul. Attacchi sopportati in silenzio e in solitudine. Con evangelica pazienza.
Una Chiesa che non teme gli "altri". Come gli immigrati. Persone come noi, con gli stessi diritti. Nostri fratelli. Culture e religioni differenti sono ricchezza, non pericolo. Gesù dice che saremo giudicati sulle opere di carità: "Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero carcerato e siete venuti a trovarmi, forestiero e mi avete accolto...". Un Paese, il nostro, senza più memoria: un tempo, gli "albanesi" e i "marocchini" eravamo noi.
Una Chiesa che rinnova la "primavera" del Concilio. Senza nostalgia per il passato. Nonostante le tempeste odierne. Una Chiesa che dà respiro ai laici. E li rende corresponsabili. Nel nome della "dignità battesimale", che ci accomuna come popolo di Dio, con diversità di ruoli e funzioni. Cristiani adulti e formati, protagonisti in politica e nella gestione della cosa pubblica. A tutto questo sono chiamati per "vocazione".
Una Chiesa povera, sobria in tutto. E con tutti, soprattutto con i potenti. Una Chiesa che si spoglia dei propri beni, in aiuto di chi ha fame o ha perso il lavoro. O per le famiglie numerose e povere, piccole "chiese domestiche", ma risorsa ignorata. E anche per i giovani, senza speranza. Nessuno più investe su di loro. E non solo nella formazione. Il palazzo della pollitica è lontano dai cittadini e dai loro problemi. E il futuro dell'Italia è a rischio. Una scommessa.
Una Chiesa che risveglia la coscienza morale di un Paese, senza più valori veri. Come la solidarietà. E che galleggia in un lassismo etico, che vuol fare a meno di Dio. E i dissesti si vedono.
Il volto di questa Chiesa, per noi di Famiglia Cristiana, è quello dell'arcivescovo di Milano, monsignor Dionigi Tettamanzi. Per questo l'abbiamo scelto come "l'italiano dell'anno". Scrive Aldo Maria Valli nel libro Voi mi sarete testimoni: "Il cardinale non si nega a nessuno, non affretta mai il passo. Ha un sorriso e una parola per tutti. Senza risparmi". Degno successore sulla cattedra che fu di sant'Ambrogio e san Carlo.
Antonio Sciortino