18/07/2012
Due cacciabombardieri F-35 (foto Reuters).
Coraggiosi, inflessibili. Quasi spietati
con pensionati, lavoratori, famiglie con
figli e malati. Remissivi, invece, e anche
pusillanimi con ammiragli, generali e
vertici dell’industria bellica. Così non va.
In
tempi di crisi non ci sono zone franche. O terreni
minati dove evitare di mettere piede. Se
si guarda fino al centesimo per le spese correnti,
si aprano gli occhi sui miliardi di euro
per riempire gli arsenali. Se siamo sull’orlo
del baratro, perché sperperare i soldi per
comprare armi? «Svuotiamo gli arsenali e
riempiamo i granai», si sarebbe detto un
tempo. Oggi potremmo dire: «Più lavoro e
meno bombe». È una questione di buonsenso.
Di saggia amministrazione.
C’è un’Italia che non ne può più e dice basta.
Mentre sulla vita delle persone cala pesantemente
la scure, sugli armamenti si dà
una leggera sforbiciata. Un po’ di fumo per
l’opinione pubblica. Così, 75 mila cittadini,
più di 600 associazioni, 85 enti locali hanno
firmato un appello per cancellare l’acquisto
dei cacciabombardieri F-35: 90 velivoli al costo
complessivo di 12 miliardi di euro.
«Tutti i dati dimostrano come i costi unitari
per aereo siano raddoppiati dall’inizio della
fase di sviluppo», ha affermato Francesco Vignarca,
della Rete italiana per il disarmo, uno
dei tre grandi soggetti che hanno promosso
questa campagna.
Giulio Marcon di Sbilanciamoci! ha aggiunto:
«Abbiamo un welfare che sta scomparendo.
Con una minima parte dei soldi risparmiati
si potrebbero salvare posti letto negli
ospedali, risolvere la questione degli esodati,
mettere in sicurezza oltre diecimila scuole,
creare migliaia di posti di lavoro».
Mentre
Flavio Lotti della Tavola per la pace ci tiene
a chiarire che «opporsi a queste armi non
è un affare da pacifisti, ma da gente responsabile.
Dobbiamo ridurre il debito pubblico e
anche la Difesa deve, finalmente, dare un
contributo significativo».
D’altronde, la spesa per questi cacciabombardieri
è inutile e indifendibile. Molti Paesi si
sono già sfilati. Nei giorni scorsi, il Parlamento
olandese ha votato una risoluzione per uscire
dal programma. L’Australia ha rimandato di
due anni la decisione di acquisto. In Canada e
Norvegia sono in corso roventi polemiche al riguardo.
E anche in Italia si comincia a reagire,
come ricorda ancora Flavio Lotti: «Dai problemi
tecnici evidenziati addirittura dal Pentagono
alle forti perplessità di tutti gli altri Paesi
partner e alle inesistenti “penali” sulla cancellazione
dell’acquisto, anche l’opinione pubblica
italiana ha avuto modo di capire meglio tutti
i risvolti del progetto F-35».
La politica, in cerca di consensi, ha battuto
un colpo. Con l’inedita alleanza tra sinistra pacifista
e parti della destra. «Non capiamo perché
sotto la scure non siano caduti anche i
miliardi da spendere per gli aerei F-35», ha
dichiarato Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla
Camera del Pdl. E Antonio Socci su Libero si
chiede: «Siamo certi che questi infernali aviogetti
sputabombe siano più importanti delle
medicine e degli ospedali?».
Attendiamo, con urgenza, una risposta. Soprattutto
dai cattolici in politica.