26/05/2013
Nei prossimi giorni, entro la fine della settimana e del mese di maggio, si cominceranno a celebrare in Francia i matrimoni tra persone del medesimo sesso. Il primo, programmato per mercoledì 29 maggio a Montpellier nella Francia meridionale, vedrà l’unione fra due uomini. I sindaci che rifiuteranno di unire persone del medesimo sesso rischieranno di vedersi infliggere multe salatissime, fino a 70.000 euro. La legge è stata votata e promulgata, il Consiglio Costituzionale ha respinto i ricorsi degli oppositori, ma gli avversari del “matrimonio per tutti”, detto più semplicemente “matrimonio gay”, non mollano, anche se le probabilità che riescano a spuntarla sono ormai nulle. Ancora domenica scorsa, 26 maggio, centinaia di migliaia di persone venute da ogni parte della Francia, hanno invaso le strade e le piazze di Parigi per reclamare l’abrogazione di quella che definiscono come una legge “scellerata”. Un milione di manifestanti secondo gli organizzatori, appena 150 mila secondo la polizia. Come sempre, la verità è probabilmente da cercarsi a metà fra le due cifre.
La manifestazione di domenica è stata impressionante, anzitutto per il numero dei partecipanti (molte famiglie intere, con bambini) e poi per la calma in cui si è svolta. A parte l’occupazione simbolica di una terrazza dell’edificio che ospita la sede del partito socialista in rue de Solferino, non ci sono stati incidenti degni di nota, almeno fino alla dispersione dei cortei. In serata, però, dopo lo scioglimento della manifestazione, si è assistito a scontri violenti tra gruppi di teppisti e di scalmanati (fra cui militanti del movimento d’estrema destra “primavera francese”) e forze di polizia. Bilancio: una quarantina di feriti leggeri e 300 fermi. Ora che il “matrimonio per tutti” ha dalla sua la forza della legge (“la loi de la République” come recita la prosopopea francese) le manifestazioni di protesta dovrebbero esaurirsi. Gli oppositori intendono proseguire la loro crociata non più con cortei di massa, ma con “sit in” e altre azioni simboliche. Gli avversari del matrimonio gay hanno dimostrato, ancora una volta, di rappresentare una forte, consistente corrente della società francese. Ma il movimento è lacerato da conflitti intestini: c’è chi, a destra, vorrebbe radicalizzarlo, chi cerca di recuperarlo, chi pensa di trasformarlo in movimento politico con un occhio ai prossimi appuntamenti elettorali, ossia le amministrative della primavera 2014, le europee del 2015 e più in là le presidenziali del 2017.
E’ in questa prospettiva che Jean-François Copé, presidente dell’Ump (il partito di Sarkozy) ha promesso che quando il centrodestra tornerà al potere, la legge “scellerata” verrà, se non abrogata, comunque riveduta e corretta. Ma si tratta di promesse alla quali ben pochi credono. L’umorista Frigide Barjot, egeria degli anti matrimonio gay, non è andata a sfilare domenica scorsa, e ha ammesso che la battaglia è stata perduta. “Il ritiro della legge non è più possibile”, ha dichiarato, “si tratta di diritti concessi a persone umane”. Da sottolineare anche la moderazione di cui ha dato prova la Chiesa di Francia che ha accuratamente evitato di gettare benzina sul fuoco. La marea umana di domenica scorsa ha dimostrato quanto sia forte l’opposizione al matrimonio gay; ma si tratta di una forza sterile che mai riuscirà a ottenere l’abrogazione della legge. Il movimento ha comunque coagulato, almeno in parte, il malcontento contro l’impopolare François Hollande. E’ vero che sulla carta il presidente socialista esce vincitore dal conflitto sul matrimonio omosessuale: la legge è votata, promulgata e non sarà ritirata. Ma è una vera vittoria? E a quale prezzo è stata ottenuta?
Un prezzo molto, troppo alto sottolineano i politologi i quali osservano che la società francese è spaccata, e le tracce della frattura saranno visibili per molto tempo ancora. La riconciliazione dei francesi era uno dei temi più forti della campagna elettorale di Hollande. Ma ora, un anno dopo la conquista dell’Eliseo, il presidente socialista si trova di fronte a una spaccatura profonda di quella stessa società che affermava di voler pacificare. Non solo: la battaglia sul matrimonio gay ha risuscitato una serie di antagonismi morali e confessionali che si credevano ormai scomparsi. François Hollande è impopolare e indebolito: la sua vittoria apparente nella battaglia del “matrimonio per tutti” è in realtà una mezza sconfitta.
Paolo Romani