Europa senza veli? Dopo il Belgio dove la camera dei deputati ha approvato la legge che proibisce il velo islamico integrale (burqa o niqab) in tutti i luoghi pubblici comprese le strade, e in attesa che il parlamento francese si pronunci su un analogo disegno di legge (l'Assemblea nazionale intanto ha votato una risoluzione che definisce il burqa contrario ai valori della Repubblica), anche la Svizzera - che recentemente ha vietato, per referendum, la costruzione dei minareti - medita di imitare l'esempio di Bruxelles e Parigi. Con una differenza importante: la proibizione del burqa sarebbe selettiva. "Bisognerebbe fare un'eccezione per le turiste", ha dichiarato Eveline Widmer-Schlumpf, ministro elvetico della Giustizia e della polizia. E' ovvio che la signora Widmer-Schlumpf ha in mente, prima di tutto, gli interessi economici della Confederazione, e pensa alle ricche viaggiatrici provenienti dall'Arabia Saudita e dagli Emirati del Golfo le quali comprano senza badare a spese nei negozi di lusso di Ginevra, Zurigo, Basilea o Lugano. Il velo integrale, dunque, non sarebbe integralmente proibito in Svizzera. Resta una domanda (incresciosa) alla quale nessuno è finora riuscito a rispondere: come distinguere una ricca turista di passaggio da una facoltosa musulmana residente nella Confederazione se entrambe sono coperte dalla testa ai piedi?
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Naturalmente c’è il solito contorno di sciocchezze, il solito spettro di “una città piena di burqa” che avrebbe un senso forse a Kabul mentre nel basso Piemonte fa ridere i polli. Ma il...
a cura di Giulia Cerqueti e Fulvio Scaglione