Secondo le prime indiscrezioni la quasi unanimità delle (per ora poche) schede scrutinate sarebbe per la secessione. È iniziato lo spoglio delle schede relative al referendum che si è svolto in Sud Sudan col quale la popolazione delle regioni meridionali si è espressa riguardo alla volontà di separarsi o di rimanere unita al Nord del Paese. In base a questi primissimi risultati – trapelate dalla commissione elettorale – si confermerebbero le previsioni della vigilia: vi sarebbe una larghissima maggioranza a favore dell’indipendenza. Quanto alla validità del referendum, condizionata dal raggiungimento del quorum del 60 per cento degli aventi diritto al voto (cioè di coloro che si sono registrati), sarebbe ampiamente confermata: ha votato oltre il 90 per cento. Se i risultati finali fossero in linea con questi primi indicatori (l’esito ufficiale del voto sarà proclamato il prossimo 14 febbraio), nel luglio prossimo dopo sei mesi di transizione nascerebbe il 54° Stato africano: il Sud Sudan. Intanto, è iniziato il previsto – e temuto – esodo di popolazione verso meridione: i sud sudanesi che si erano stabiliti nel Nord stanno rientrando a migliaia nelle loro terre d’origine. Secondo l’Hcr, Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, sono già 120 mila le persone che sono rientrate. Il fenomeno si è intensificato nei giorni del voto, tra il 9 e il 14 gennaio. Si registrano le prime dichiarazioni: il ministro degli Esteri dell’Unione Europea, Catherine Ashton, ha espresso «grande soddisfazione per lo svolgimento regolare e pacifico» della consultazione. La Ashton si è congratulata con i leader politici sudanesi di entrambe le parti e ha salutato con favore l'impegno assunto dal presidente del Sudan Omar Hassan El Bashir di rispettarne l’esito. Anche il Presidente del parlamento semiautonomo sud sudanese Salva Kiir ha fatto la sua prima dichiarazione del dopo-voto lanciando un appello di riconciliazione alla popolazione nei confronti del Nord, con il quale il Sud ha combattuto quasi mezzo secolo di guerre (l’ultima conclusasi nel 2005, dopo 22 anni di conflitto).
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