08/10/2010
Attivisti davant al poster del dissidente Liu Xiabo, Premio Nobel per la pace 2010,
Sembra ormai evidente che scopo fondamentale dell’assegnazione dei Nobel è quello di orientare la politica internazionale. Lo fu, un anno fa, quando il Nobel per la pace venne assegnato ad Obama. Lo è, oggi, che il prestigioso riconoscimento è stato attribuito al dissidente cinese Liu Xiaobo, l’uomo della protesta a Tiananmen nell’89 e firmatario del “Manifesto 08” sulla democrazia in Cina.
Che il comitato del Nobel fosse perfettamente cosciente delle reazioni che avrebbe scatenato, lo confermano le parole della motivazione: c’è «una connessione tra diritti civili e pace nel mondo. Durante gli ultimi decenni la Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo e molte persone sono state sollevate dalla povertà. Il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica maggiore responsabilità nella scena internazionale, che riguarda anche i diritti politici. L’articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica». Durissima la reazione del Governo cinese. «E’ un’oscenità». Mentre le associazioni internazionali festeggiavano, la casa della moglie di Liu Xiaobo - in carcere per una condanna di 11 anni per il reato di sovversione - è stata circondata da poliziotti, per impedirle di rilasciare dichiarazioni. Le trasmissioni di Ccn e Bbc sono state prontamente oscurate.
Chi è l’uomo che sta facendo tremare la Cina? Nato a Changchun, nella provincia di Jilin, nel 1955, si è laureato nel 1982 in Letteratura all’Università di Jilin. In seguito ha lavorato alla Columbia University, all’Università di Oslo, all’Università delle Hawaii e in altre ancora. Quando nel 1989 i carri armati del Governo di Pechino marciarono su Piazza Tiananmen, Xiaobo era tra i manifestanti e aveva partecipato agli scioperi della fame degli studenti. In quella occasione fu arrestato la prima volta con l’accusa di “tentativo controrivoluzionario”. Nel 1991 fu condannato per “propaganda e istigazione controrivoluzionarie”, senza tuttavia finire in carcere. Nel 1996, a causa delle sue critiche al Partito comunista cinese, fu condannato a tre anni in un campo di rieducazione per “disturbi alla quiete pubblica”. Ora si trova in carcere per essere stato uno dei 300 firmatari della “Carta 08”, che rivendicava il rispetto dei diritti civili e la democrazia in Cina.
Il Nobel al censore del regime cinese aiuterà la pace e la democrazia o inasprirà la repressione contro ogni forma di protesta?
Paolo Perazzolo