Unità d'Italia, che sia festa davvero

Anticipiamo il "Primopiano" del n. 9 di Famiglia Cristiana, in edicola dal 23 febbraio. La celebrazione dei 150 anni del Paese tra spinte, polemiche, e tentativi di affossarla.

22/02/2011
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Unità d’Italia. Hanno fatto di tutto per rovinare la festa. E, alla fine, quasi ci sono riusciti. La prima a cominciare è stata la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Ha chiesto di celebrarla, ma senza perdita di «preziose ore di lavoro». Quasi che il processo risorgimentale fosse una questione di bottega o di azienda. Calendario alla mano, però, quest’anno il 25 aprile cade di Pasquetta e il Primo maggio di domenica: un’eccezione per i 150 anni della storia del Paese, forse, si poteva fare.

All’assist della Marcegaglia è seguita la Lega. Ha preso la palla al balzo e ha introdotto tutta una serie di “se” e di “ma” (come il fatto che «la festa non ha copertura finanziaria»). Tutti pretesti, che hanno finito per sminuire il significato della festa dell’Unità d’Italia. Nonostante le strade delle nostre città siano lastricate di lapidi che ricordano il sacrificio di tanti giovani eroi e martiri che hanno perso la vita per essa. Ormai, la frittata è fatta. E qualunque sarà la soluzione, risentirà di tutte queste polemiche. Ancora non sopite.

È ammirevole l’opera tenace del capo dello Stato per salvaguardare il senso della nazione. Napolitano si è assunto una missione difficilissima. Senza precedenti. Più difficile di quella dei suoi predecessori saliti sul Colle: rappresentare il punto di equilibrio tra le istituzioni, in una fase di conflittualità e smarrimento. E, soprattutto, tenere alta la bandiera di quel patriottismo costituzionale, avviato da Ciampi nel settennato precedente. Non a caso l’ex presidente ha dichiarato, in un’intervista al Corriere della Sera, di sentirsi profondamente «avvilito».

Napolitano ha anche richiamato il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Luis Durnwalder, saltato come un furetto sul carro dell’antinazionalismo, in nome di una “pretesa minoranza austriaca”. E dimenticandosi di rappresentare anche la popolazione di origine italiana e ladina. Pretesa minoranza che rende la Provincia altoatesina uno degli enti locali più beneficiati dalle tasse degli italiani. Ma, forse, il prezzo delle incaute parole del presidente della Provincia sono le disdette dei turisti piovute da tutt’Italia. I cittadini altoatesini, che godono di leggi e statuti sull’integrazione che il mondo ci invidia, sono gente pragmatica. Se ne ricorderanno.

L’ossequio alla Costituzione, oggi, è una forma di rispetto per la patria. Nel momento in cui si discute di federalismo, il miglior modo per riconoscersi in esso è fare riferimento alla nostra Carta. Il federalismo unisce, non divide. È strumento di progresso civile e politico degli italiani. Ma se ben inteso e solidale. Altrimenti è bandiera disgregante di un partito di impronta localistica. Il presidente Napolitano, che oggi rappresenta valori nazionali condivisi dalla stragrande maggioranza di un Paese stanco di fratture e lacerazioni, questo lo sa bene.

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Postato da rocambole il 26/02/2011 16:17

per m_marangiolo.Non sia mai detto:Annozero e Ballarò sono fonte dei sacri valori della Costituzione. Non vanno eliminati. Diamo i numeri?

Postato da m_marangiolo il 23/02/2011 13:03

La scuola fa tanto, ma veramente tanto per insegnare ai ragazzi i valori della Costituzione... poi a casa, i nostri giovani abbandonati dinanzi alla TV sentono parlare di Istituzioni contro, di festa o non festa, ecc. Eliminiamo la TV quanto meno dalle nostre sale da pranzo e parliamo ai nostri figli di come costruire un Paese migliore!

Postato da Andrea Annibale il 23/02/2011 01:27

Sul tema dell’Unità d’Italia, vedo lo sforzo certamente tenace del Presidente Napolitano di arrivare ad una sintesi delle diverse anime del Paese. E’ uno sforzo ammirevole e sicuramente di buona fede. Il rischio è però quello di una certa ambiguità. Io penso che più che proporre una sintesi si debba proporre un dialogo rispettoso delle diverse identità, cioè a partire dal profilo ideologico e politico di ciascuno. Perciò, non mi identifico con la visione di Napolitano. L’Italia, come mostra anche la Costituzione, non è una sintesi di diverse anime ma è l’assemblaggio di diverse componenti etniche, politiche e culturali. Scordarsene è pericoloso e non aiuta a superare il berlusconismo nei suoi lati critici, per non dire deteriori, né a valorizzare ciò che c’è di buono nell’esperienza berlusconiana. Ciao.

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