09/02/2013
Dominik Paris (ansa).
Quando un oro possibile diventa un argento tangibile si può
sempre fare il gioco del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. E sono sempre
vere entrambe le cose. Dalla discesa libera del Mondiale di Schladmnig ci si
poteva aspettare una gara più autorevole da parte di Christof Innerhofer, nel
pieno della sua prestanza atletica anche se in forma imperfetta. Ma Christof
non era in giornata e questa è la parte mezza vuota del bicchiere.
Però c’è
Dominik Paris che arriva secondo dietro il norvegese Svindal oggi apparso
imbattibile. Dominik è un ragazzo di 24 anni, anche sportivamente parlando in
discesa libera ha una vita davanti, perché la velocità, in cui si tratta di
domare in picchiata le piste metro a metro senza subirle, è un lavoro per
sciatori esperti e infatti Svindal ha 31 anni e una lunghissima teoria di
discese sulle spalle.
Basterebbe questo per dire che dal punto di vista
dell’Italia il bicchiere di questa gara mondiale è definitivamente mezzo pieno.
Non solo perché Paris ha la medaglia al collo, e alla sua età ha tempo di
crescere, ma soprattutto per come ha gareggiato oggi, confermando il secondo
posto della prova di ieri a condizioni decisamente mutate.
Già perché, nello sci alpino, il bicchiere conta eccome. Se
il giorno delle prove è trasparente e il giorno della gara appannato, cambia
tutto. Stavolta è andata così: in prova sole terso, in gara nebbia e neve,
quando si tratta di spingere a oltre 100 km all’ora su un paio di sci, vedere
bene o vedere poco fa differenza. E infatti tanti che in prova avevano fatto sperare,
in gara hanno mostrato smalti meno brillanti.
Tanti più esperti di Paris, che però
non è stato tra questi: secondo era arrivato in prova al sole, con la pista
accorciata della parte finale impegnata per il tracciato delle donne e secondo
è rimasto oggi con il maltempo e con la parte finale provata appena stamattina
come tutti, una parte finale che con una sbandata a sinistra sulla penultima
porta ha tradito anche i migliori. La testa di Dominik che non si fa
condizionare dall’inesperienza e dalle
avversità climatiche, una testa che i risultati della stagione avevano già
confermato priva di timori reverenziali nei confronti di piste prestigiose,
gare importanti e avversari altolocato, è la buona notizia di questo mondiale.
Una buona notizia per il futuro dello sci alpino azzurro.
Elisa Chiari