La festa (amara) del volontariato

Il 5 dicembre si celebra la Giornata internazionale dedicata a chi si prodiga gratuitamente per gli altri nei più diversi settori, da quello socio-assistenziale a quello ambientale.

05/12/2010

In Australia, un Paese che, a causa dei fusi orari, il 5 dicembre festeggia tra i primi  la Giornata internazionale del volontariato, un sito specializzato suggerisce alle varie organizzazioni di celebrare la ricorrenza promuovendo, a metà pomeriggio, un party domenicale a base di buon tè destinato a coinvolgere in fraterna allegria tutti gli aderenti ai quali distribuire, poi, un apposito certificato che ricordi sia l'evento che il loro impegno. Non solo. Quello stesso sito (volunteeringaustralia.org) sprona gli enti di volontariato a contattare i mass media locali per far sapere agli australiani che ancor oggi esiste gente di buon cuore disposta a rimboccarsi gratuitamente le maniche investendo tempo ed energie a vantaggio del prossimo. 

Così agli antipodi. Ma anche da noi si fa festa, eccome, per questa Giornata voluta dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite attraverso una solenne risoluzione approvata il 17 dicembre 1985. Quest'anno, però, l'Italia che vive in prima persona il volontariato (o che dal volontariato trae benefici effetti) ha l'amaro in bocca.  E' accaduto, infatti, che a novembre, votando il Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 la Camera dei deputati ha sforbiciato senza pietà il tetto delle disponibilità economiche complessive da ripartire in base alle scelte fatte dagli italiani su come destinare il loro 5  per mille: da 400 milioni (questo il budget fissato per il 2010) a 100 milioni di euro (questo l'ammontare dell'apposita voce di spesa per il 2011). Briciole, insomma

«In questo modo», sono insorte le organizzazioni non profit, «quasi quindici milioni di cittadini contribuenti che hanno scelto di sostenere il volontariato e il terzo settore con il 5 per mille, vengono traditi nella loro libera scelta. Pur comprendendo le difficoltà economiche che il nostro Paese sta vivendo, riteniamo profondamente errato ridurre in maniera così drastica le risorse per i servizi sociali e per lo strumento del 5 per mille, forma di sussidiarietà fiscale che sostiene il ruolo fondamentale del volontariato e del terzo settore nella missione di risposta ai bisogni e di promozione della coesione sociale.

«E’ una beffa, è lo stravolgimento del 5 per mille; si tratta di un attacco al volontariato e al terzo settore, che si aggiunge alla cancellazione delle agevolazioni alle tariffe postali per il non profit, al taglio del 75% dei fondi per i servizi sociali e alla riduzione dei fondi per il servizio civile», hanno dichiarato in un documento congiunto Andrea Olivero, presidente delle Acli e portavoce nazionale del Forum del terzo settore,  Fausto Casini, responsabile della Consulta nazionale del volontariato presso il Forum, Emma Cavallaro, presidente della ConVol (Conferenza permanente dei presidenti delle associazioni e delle federazioni nazionali di volontariato) nonché Marco Granelli, presidente del CSVnet, il Coordinamento nazionale dei Centri di servizio per il volontariato (Csv). «Siamo indignati», hanno insistito alla vigilia della Giornata internazionale del 5 dicembre, «e chiediamo alle istituzioni di assumersi le proprie responsabilità, dando un segnale chiaro e immediato per aiutare il Paese ad uscire dalla crisi».

«Nonostante le belle parole e i buoni propositi sbandierati dal ministro Giulio Tremonti nei giorni scorsi, il Governo ha deciso di bocciare l'emendamento presentato dal gruppo Partito democratico al Senato per il reintegro da 100 a 400 milioni di euro del fondo del 5 per mille destinato alle organizzazioni non profit», ha detto l'onorevole Luigi Bobba, ex presidente nazionale delle Acli.  «Stando alle ultime dichiarazioni del ministro Tremonti, sembra anzi che sia intenzione del Governo rimandarne la discussione alla prossima primavera e perdere così l'ennesima occasione per essere coerente con i propri annunci». Bobba, che è vicepresidente della Commissione lavoro della Camera, ha poi aggiunto: «E' inaccettabile che il Governo continui ad ignorare la scelta fatta da oltre 15 milioni di cittadini nelle loro dichiarazioni dei redditi, mettendo così in ginocchio una risorsa fondamentale per il Paese come quella delle associazioni e delle organizzazioni di volontariato. Il reintegro del fondo del 5 per mille non può subire ulteriori ritardi e proprio per questo motivo il Gruppo Pd al Senato presenterà un nuovo ordine del giorno per chiedere che il provvedimento venga inserito all'interno del primo decreto legge che verrà discusso in aula».

Tra le tante voci alzatesi a favore del 5 per mille, va segnalata anche quella del presidente della Camera dei deputati, l'onorevole Gianfranco Fini, che ha auspicato un «ripensamento» del Governo sul taglio dei fondi al terzo settore. Fini ha sottolineato la necessità di «dare maggiore importanza alle associazioni che operano nel terzo settore». «Sarebbe un fuor d'opera», ha detto, «pensare che tutto possa ricadere sulle spalle della spesa pubblica: non ci possiamo permettere una spesa pubblica fuori controllo». Per questo, in direzione di una «valorizzazione delle realtà del terzo settore», Fini ha ribadito «l'auspicio di un ripensamento da parte di chi ha il potere di decidere» sull'opportunità di ricostituire i finanziamenti alle associazioni attraverso il 5 per mille, «volano di iniziative sociali». 

«La ricerca costa» e il taglio del 5 per mille «è una cosa molto sbagliata e molto negativa», ha affermato dal canto suo Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Telethon, sottolineando come la ricerca «molto spesso pesi sulle spalle dei privati». «Noi dobbiamo dare ai ricercatori la benzina per i motori», ha aggiunto, «e Telethon ha sempre contato su una tra le più belle caratteristiche degli italiani: la generosità. Bisogna insistere perché la lotta alle malattie rare è senza esclusione di colpi, e grazie a ricercatori straordinari, ci stiamo sempre più avvicinando alle terapie».

Alberto Chiara
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