27/04/2012
Un bambino-soldato congolese. Foto OReilly/Reuters. Anche la foto di copertina è dell'agenzia Reuters.
Nostro servizio
Goma, Congo
Emmanuel ha 17 anni, ora studia per diventare agronomo, ma solo 4 anni fa imbracciava un’arma e combatteva. Era un bambino soldato nel Kivu, in Repubblica Democratica del Congo. E’ strano sentirlo parlare di coltivazioni, di sviluppo agricolo e dell’importanza cha ha per lui la formazione agraria e al contempo ricordare di quando era il braccio destro di uno dei signori della guerra. Lo incontriamo nel cortile del Centro Don Bosco Ngangi a Goma, ai piedi del vulcano Niyagongo, lo stesso che con l’eruzione del 2002 invase la città e i suoi abitanti inermi. Ha dei progetti chiari per il suo futuro “Finito il corso di agraria qui a Goma, tornerò da mia madre, nel mio villaggio, e metterò a frutto tutto ciò che ho imparato e miglioreremo il Congo”.
Ragazzi per le strade di Kinshasa. Foto Reuters.
Questo giovane uomo è espressione della nuova generazione congolese che si rialza, si cura le ferite e va avanti, consapevole delle proprie responsabilità e alla ricerca di nessuna via di fuga, anche se il contesto nel quale è cresciuto e vive metterebbe a dura prova la tenacia di molti. Dal 1998 ad oggi, infatti, si stima che in Congo ci siano stati oltre 5 milioni di morti a causa di guerre e disastri naturali. Ancora oggi, anche se la guerra è cessata, la condizione degli uomini, delle donne e dei bambini resta drammatica e diventa ogni giorno più difficile: il 76 per cento della popolazione è afflitta da uno stato di fame cronica, più della metà vive con meno di un dollaro al giorno e nonostante l’abbondanza della terra solo il 2 per cento risulta utilizzata.
Su questo punto Emmanuel non transige: «Il Congo potrebbe essere un Paese migliore se solo investisse sulle risorse naturali che possiede in abbondanza e puntasse sull’agricoltura». Una lucida analisi che trova terreno fertile nel progetto “Dalla Terra, la Vita” promosso dall'organizzazione non governativa Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo) e dai Salesiani e che mira a promuovere educazione e sviluppo agricolo nei villaggi di Shasha e Nyangoma, nelle province del Nord e Sud Kivu.
In questa zona, infatti, i Salesiani gestiscono in collaborazione con i volontari del Vis due piantagioni, una di banane e una di caffè, acquistate dai coloni belgi nel 2003, con l’obiettivo dell’autosufficienza alimentare della popolazione locale e del Centro Don Bosco Ngangi di Goma che offre ogni giorno accoglienza, educazione, formazione, assistenza sanitaria, psicologica e sociale e un pasto caldio gratuito a oltre 3 mila bambini e ragazzi in difficoltà.
A partire dal miglioramento della gestione della terra, con questo progetto si intende raggiungere degli obiettivi puntali e definiti: la realizzazione e l’avvio di una scuola secondaria agraria per i giovani dei villaggi; il miglioramento della piccola scuola primaria del villaggio di Shasha; la promozione dello sviluppo agricolo delle piantagioni e la nascita di un centro servizi per i coltivatori diretti della zona. la realizzazione di attività ricreative e di partecipazione con e per i giovani.
Per farlo, il VIS lancia oggi una campagna di raccolta fondi che fa appello alla generosità degli italiani per promuovere il sostegno integrato alle comunità delle aree rurali dei villaggi di Shasha e Nyangoma: da un lato la creazione di opportunità economiche e lavorative nel settore agricolo per gli adulti, dall’altra l’educazione e la formazione per i bambini e le persone più vulnerabili della comunità. Durante questa settimana, dal 23 sino al 29 aprile, sarà possibile donare 2 euro al numero 45509 con sms da cellulari Tim, Vodafone, PosteMobile, CoopVoce, Tiscali e Nòverca o con chiamata da rete fissa con Telecom Italia, Fastweb, TeleTu e Tiscali. Per effettuare donazioni è possibile anche utilizzare il bonifico bancario, bollettino postale o attraverso l’applicazione per smartphone YouGive .
“In Repubblica Democratica del Congo la situazione è critica, ma i nostri 25 anni di esperienza ci insegnano che investendo nell’educazione e nella formazione è possibile costruire un presente e un futuro della comunità e cambiare il corso delle cose, far fiorire la vita dove si vede solo morte. In Congo lo facciamo accompagnando l’attività educativa con la promozione dello sviluppo agricolo, vere chiavi per migliorare il presente di queste donne e di questi uomini che non intendiamo lasciare da soli.”- sottolinea Carola Carazzone, presidente del VIS. Scorrendo l’ultima classifica dell’Indice dello Sviluppo Umano stilata da UNDP nel 2011 il Congo si attesta all’ultimo posto e alla nostra domanda sul senso di continuare ad investire in un Paese alla deriva come questo, Don Piero Gavioli, direttore del Centro Don Bosco Ngangi che dagli anni ’70 è in terra congolese, risponde cosi “La nostra opera non è basata sui criteri di rendimento, ma su quelli evangelici e il Vangelo ci indica la strada: stare a fianco degli ultimi e dei più vulnerabili che hanno diritto a una vita migliore.”
Per saperne di più e per partecipare: www.volint.it/vis/dalla-terra-la-vita
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Alessandra Tarquini