28/03/2012
Esecuzioni in Iran. Foto Reuters. In copertina: un oppositore iraniano protesta contro la repressione in atto nel suo Paese davanti alla sede dove si riuniscono i ministri degli Esteri dell'Unione europea , in Lussemburgo. Foto Reuters.
Buona notizia: nel mondo sempre meno Paesi applicano la pena di morte. Cattiva notizia: nei Paesi dove si pratica la pena capitale, le esecuzioni sono in aumento. Lo rivela Amnesty International nel suo Rapporto annuale sulla pena di morte. «Nel 2011 solo 20 Paesi hanno praticato delle esecuzioni, questo significa che gli altri 178 Stati non lo hanno fatto», dichiara Salil Shetty, segretario generale di Amnesty.
Ma le note consolatorie finiscono qui, perché il panorama è drammatico. Nel 2011 sono state giustiziate nel mondo 676 persone, mentre l'anno prima erano state 527 in 23 Paesi. I metodi d’esecuzione comprendono decapitazione, impiccagione, iniezione letale e fucilazione. L'aumento delle esecuzioni è stato più vistoso in Iraq, Iran e Arabia Saudita. In tutto il Medio Oriente il numero dei giustiziati è cresciuto in un anno di quasi il 50 per cento.
Gran parte delle esecuzioni (360) sono avvenute in Iran e l'aumento è anche dovuto all'entrata in vigore di una severissima legge contro il consumo e lo spaccio di stupefacenti. Per quanto riguarda l’Iran, Amnesty International ha ricevuto informazioni affidabili secondo le quali vi e’ stato un gran numero di esecuzioni non confermate o persino segrete, che raddoppierebbe il dato di quelle ufficialmente riconosciute. In violazione del diritto internazionale, in Iran sono stati messi a morte almeno tre prigionieri condannati per reati commessi quando avevano meno di 18 anni. Una quarta, non confermata, esecuzione di un minorenne al momento del reato sarebbe avvenuta sempre in Iran e ancora un’altra avrebbe avuto luogo in Arabia Saudita.
La stanza dove si eseguono le condanne a morte nello stato americano dell'Utah. Foto Reuters.
Sentenze capitali sono state emesse o eseguite per tutta una serie di
reati, tra cui adulterio e sodomia in Iran, blasfemia in Pakistan,
stregoneria in Arabia Saudita, traffico di resti umani nella Repubblica
del Congo e in oltre 10 Paesi per reati di droga. Migliaia di persone sono state messe a morte in Cina, più che nel resto del mondo. I dati sulla pena di morte sono un segreto di stato. Amnesty
International ha cessato di fornire dati basati su fonti pubbliche
cinesi, poiché è probabile che sottostimino enormemente il numero
effettivo delle esecuzioni. Amnesty International ha rinnovato la
richiesta alle autorità cinesi di pubblicare i dati relativi alle
condanne a morte e alle esecuzioni, per poter accertare se sia vero
quanto da esse affermato, e cioè che una serie di modifiche alle leggi e
alle procedure ha ridotto significativamente, negli ultimi quattro
anni, l’uso della pena di morte.
Negli Stati Uniti d’America, il numero delle esecuzioni e delle nuove
condanne a morte e’ notevolmente diminuito rispetto a 10 anni fa.
L’Illinois e’ diventato il 16° stato abolizionista e l’Oregon ha
annunciato una moratoria. Negli Stati Uniti le esecuzioni sono state 43,
in 13 dei 34 stati che mantengono la pena capitale. Rispetto al 2001,
le esecuzioni sono diminuite di un terzo e le nuove condanne a morte (78
nel 2011), della meta’.
La Bielorussia e’ stata l’unica nazione dell’Europa e dello
spazio ex sovietico e, a parte gli Stati Uniti d’America, l’unico paese
membro dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa,
a eseguire condanne a morte, due nel 2011.
Roberto Zichittella