10/02/2011
Si chiama Muma (Museo missionario sull'Amazzonia), si apre il 15 febbraio, ad Assisi, ed è il primo museo missionario permanente
multimediale. Allestito in occasione dei cent'anni di missione dei frati Cappuccini in quell'affascinante quanto tribolata area dell'America del Sud, lo spazio espositivo raccoglie i reperti restaurati
dell’antico museo che risaliva al 1973 e li riambienta aggiungendo filmati,
musica e nuovi oggetti. Un’esperienza sensoriale che proietta il visitatore nel
cuore della regione brasiliana dell’Alto Solimões, al confine con Perù e
Colombia, dove i Cappuccini giunsero oltre un secolo fa.
Era, infatti, il 30 giugno 1909 quando a Napoli quattro Cappuccini
della Provincia umbra s'imbarcarono alla volta di Manaus. Padre Domenico da Gualdo Tadino, padre
Ermenegildo da Foligno, padre Agatangelo da Spoleto e fratel Martino da
Ceglie Messapico arrivarono in Brasile il 26 luglio. L’Alto Solimões è un’immensa distesa di alberi e arbusti grande come
metà dell’Italia, attraversata da un fiume che a volte sembra un mare. È uno spettacolo di rara bellezza e imponenza. È la natura che si offre con tutto il proprio fascino. Per i Cappuccini l’Amazzonia rappresenta anche un forte richiamo alle
radici francescane. La difesa del creato, l’amore per la natura, il
rispetto verso ciò che ci è stato dato in dono, la tutela di un mondo
che è di tutti coloro che lo abitano e che hanno eguale diritto di
viverlo, sono elementi propri della vita di San Francesco.
Il mondo indigeno era del tutto sconosciuto ai primi missionari umbri. L’impatto fu sofferto. Ci sono voluti oltre vent’anni perché le due mentalità entrassero davvero in comunicazione e comunione. C’è
un’immagine simbolo che racconta la molteplicità dell’Amazzonia:
l’incontro del Rio Negro con il Rio Solimões che, a Manaus, dà vita al
Rio delle Amazzoni. I due fiumi, uno color argilla, l’altro nero,
corrono affiancati per venti chilometri prima di iniziare a fondersi
l’uno nell’altro. È la metafora dell’incontro tra due civiltà diverse in tutto, che pian piano imparano a conoscersi.
Il Museo racconta tutto questo. Grazie alla collaborazione
di Nova T, il centro televisivo e multimediale dei Cappuccini, il Muma riesce a
saldare la tradizione con la teconologia più avanzata. Quattro piani di
esposizioni «che diventano una vera catechesi»,
spiega il provinciale padre
Antonio Tofanelli, «perché sono stati pensati per far fare al visitatore tutto
il percorso, dal chi ti chiama alla missione alchi risponde e dove fino al
chi ti accoglie nei posti dove arrivi». L’audioguida, disponibile in
italiano, inglese e portoghese, si connette tramite
wireless con le diverse
installazioni portando il visitatore, in modo naturale, in mezzo alla foresta e
alla vita quotidiana dei villaggi.
Quattro workstatione, 25 teche disegnate
appositamente per l’esposizione dei reperti, musiche raccolte in occasione del
festival di musica indigena a Belém, i filmati che proiettano le scene di vita
quotidiana fondendole con gli oggetti reali, quattro anni di lavoro fanno del
Muma (Museo missionario sull’Amazzonia) un’esperienza unica. In attesa di andare
ad Assisi, un piccolo “assaggio” di emozione lo si può trovare sul sito www.mumamuseo.it.
Annachiara Valle