30/12/2010
Paolo Osiride Ferrero
Suo papà aveva visto giusto: «La musica sarà il tuo futuro», gli
disse quand’era ancora bambino. Così è stato. Quell’amato figliolo
colpito dalla poliomielite all’età di cinque mesi è diventato un
tenore nel coro Rai di Torino. Cantando, ha girato l’Italia e il
mondo, ospite apprezzato dei principali templi della lirica.
«Devo
tutto alla mia famiglia», riconosce Paolo Osiride Ferrero («Il
secondo nome mi è stato messo perché così si chiamava il mio padrino
di Battesimo»). «Nasco il 6 giugno 1938. Non finisce l’anno che sono
già ko. Di vaccini non c’è neppure l’ombra, all’epoca. Sono un
disabile, si direbbe con un vocabolo moderno, ma io non patisco più di
tanto: mamma, papà, i miei tre fratelli e le mie quattro sorelle mi
circondano di premure. La fede fa il resto. Imparo a suonare la
fisarmonica da un maestro cieco. A 12 anni mi cimento già con delle
sinfonie. Mi piacciono sin da subito alcuni autori del Settecento,
Beethoven e Verdi. Vado alle medie e alle superiori frequentando, come
privatista, il Conservatorio di Torino dove conseguo il diploma in canto
e pianoforte».
Paolo Osiride Ferrero dimostra comunque molta tenacia. «Mi
sono imposto il sorriso come divisa permanente, non per fuggire i
problemi, ma per relativizzarli e per impedire a me stesso di piangermi
addosso», spiega. «Nel 1960 partecipo a un concorso da impiegato
bandito dal Comune. Ci sono 200 posti da assegnare, i candidati sono
500, mi piazzo al 125° posto ed entro». Nel 1972, la svolta. La Rai pubblica un bando per trovare due tenori
da inserire nel suo coro di Torino; si presentano in 33, lui è l’unico
a risultare idoneo.
«Ringrazio il buon Dio. Ho avuto e ho una vita
piena. Incontro Franca, una bravissima ragazza. Ci sposiamo. Abbiamo due
figli. Cerco di non dimenticare gli altri, chi sta peggio di me: m’impegno
come volontario nella San Vincenzo, faccio il barelliere a Lourdes (dove
i francesi mi chiedono spesso di intonare inni spirituali nella
piscina), animo la Consulta per le persone in difficoltà di Torino, di
cui entro a far parte nel 1990 e della quale divento presidente qualche
anno dopo».
Con il tempo, la Consulta s’ingrandisce, diventa più incisiva e
aumenta le proprie attività, trasformandosi in un vero e proprio
coordinamento regionale delle associazioni e dei gruppi (oggi circa 70
in tutto il Piemonte) che operano a favore dei disabili e contro la
ghettizzazione. Paolo Osiride Ferrero è in prima fila a denunciare
quanto sia difficile, per persone con vari handicap, prendere un treno,
salire sul tram, prelevare soldi a un bancomat, gettare la spazzatura
nei cassonetti, entrare in una chiesa o in un ufficio, non importa se
pubblico o privato. Ci mette la faccia. Va in Tv e sui giornali. Stimola
le varie realtà del terzo settore a coniugare denunce e proposte.
«Non
mancano le soddisfazioni», conclude Paolo Osiride Ferrero, che ha al
suo attivo anche alcuni lanci con il parapendio. «Nel 2000, in occasione del Giubileo, facciamo presente che solo il
45 per cento delle parrocchie della diocesi di Torino è privo di
barriere architettoniche. Oggi sono l’85 per cento».
Alberto Chiara
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